La recente Decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, sul presupposto che la Costituzione americana non conferisce il diritto all’aborto, ha rimesso sul tavolo la delicatissima questione dell'interruzione volontaria della gravidanza, abolendo la sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’interruzione di gravidanza in tutti gli Stati dell’Unione.
È un dato incontrovertibile che la protezione e la difesa della vita umana non è cosa che può essere trattata come semplice espressione di esercizio di diritti individuali, ma ha una curvatura assai più estesa, essendo una questione di ampio significato sociale ed ha confini profondi etici ed esistenziali.
Cosa che non può farci ignorare l’importanza di riaprire un dibattito, senza connotazioni ideologiche, sulla pregnanza che la tutela della vita ha in una società civile perché da come essa si indirizza dipende il tipo di convivenza e di società che si vuole costruire.
Ogni società ha il dovere di sviluppare scelte politiche che promuovano valide condizioni di esistenza a favore della vita, senza cedere a posizioni ideologiche preconcette: da un'adeguata educazione sessuale, al garantire un'assistenza sanitaria accessibile a tutti, predisponendo misure legislative a tutela della famiglia e della maternità, per superare la barriera delle disuguaglianze.
Le gravidanze indesiderate e tutte le altre ragioni che portano una donna ad abortire, sicuramente potrebbero indurre a maggiore riflessione se si varasse un adeguato e concreto sostegno attraverso misure che riconoscano una solida assistenza alle madri, alle coppie e al nascituro, coinvolgendo tutta la comunità e favorendo la possibilità per le madri in difficoltà di portare avanti la gravidanza e di affidare il bambino a chi può garantirne la crescita.
Per monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, "..di fronte a una società occidentale che sta perdendo la passione per la vita, questo atto è un forte invito a riflettere insieme sul tema serio e urgente della generatività umana e delle condizioni che la rendono possibile; scegliendo la vita, si gioca la nostra responsabilità per il futuro dell'umanità".
Anche la Democrazia Cristiana di Roma, in questo momento storico, caratterizzato dai tanti eventi di portata planetaria che si stanno succedendo, dal Covid, alla brutale guerra in Ucraina, non intende restare inerte, proponendosi promotrice di pace, che passa, in primo luogo da un Disarmo nucleare globale da parte di tutte le potenze detentrici di queste armi capaci di provocare l’ecatombe del genere umano, e in concomitanza da una valida e duratura ridefinizione dei rapporti internazionali improntati al rispetto reciproco e al leale riconoscimento dei confini di ciascun popolo, oltre che alla più ampia tutela della vita, sin dal concepimento.
Pertanto ritiene doveroso organizzare al più presto un dibattito su questo tema così cruciale, con rappresentanti della società civile e delle varie forze politiche, per approfondire quegli aspetti rilevanti, oggi oggettivamente sacrificati, nel bilanciamento tra due fondamentali diritti: l’uno individuale, il diritto a scegliere per il proprio corpo e la propria esistenza da parte della donna, e il precipuo ed universale diritto alla vita, anche del nascituro.
La Democrazia Cristiana di Roma
invita gli iscritti e i cittadini al dibattito, in presenza e via web,
sul tema
“NE' EUTANASIA NE' ATOMICHE”
che si terrà il 6 luglio 2022, ore 17.00,
a Roma in Largo Argentina 11, palazzo Besso, IV piano.
Moderatore
Pres. GIUSEPPE ROTUNNO Comitato per una Civiltà dell’Amore
Interverranno
Pres. DOMENICO MENORELLO “Osservatorio Parlamentare Veralex”
On. MARIO ADINOLFI “Popolo della Famiglia”
Gen. FRANCESCO LOMBARDI Alti Studi Strategici
Prof. AGOSTINO MATHIS Esperto di reattori nucleari nel mondo
Concluderà
Avv. LUIGI RAPISARDA
della DEMOCRAZIA CRISTIANA - ROMA
La Democrazia Cristiana di Roma e Lazio
Il responsabile
Luigi Rapisarda