Reduci da un anno fra i più travagliati della nostra storia, abbiamo la consapevolezza, seppur tra mille difficoltà, di avercela fatta, di essere ancora in piedi. Nel nuovo anno che è appena iniziato sarà importante esserci, consapevoli di avere ancora occasioni per far sentire la nostra voce. 

L’opinione pubblica, seppur brancolando, sta lentamente emergendo dal profondo letargo in cui era stata immersa per decenni. Un grande osservatore della natura umana, lo scrittore americano Mark Twain, una volta disse: “È più facile ingannare le persone che convincerle che sono state ingannate”. 

Le molteplici recenti manifestazioni messe in atto in tutta l’Europa, ma anche in altri Paesi del mondo, ci indicano che questa consapevolezza sta emergendo e che segnerà una svolta nella nostra storia. 

Tuttavia, la vittoria - intesa come presa di coscienza - è tutt’altro che raggiunta e la strada da percorrere sarà lunga. 

Chi occupa il ruolo centrale e soprassiede a questo sconvolgimento globale? Questa la domanda che molti si pongono ed a cui è giunto il tempo di trovare una risposta, che non è cosa semplice. 

Se si deve dar credito ai media “mainstream”, tutti gli eventi che da quasi 2 anni stiamo vivendo sono puramente accidentali e chiunque veda in essi un atto volutamente costruito, per non parlare di un piano concertato, non può che essere classificato come un terribile cospiratore, un fomentatore, un nemico. Tuttavia, la quasi unanimità degli argomenti trattati diventa tanto più sospetta in quanto si tratta sempre degli stessi fatti che ci vengono presentati, un po’ come se “tutta la merce che troviamo nei vari mercati fosse identica, fornita esclusivamente dallo stesso ed unico grossista”. 

I media, quelli della carta stampata o delle emittenti televisive, una volta considerati mezzi di informazione al servizio dei propri lettori o telespettatori, si sono progressivamente trasformati in veri e propri strumenti di propaganda. Certo, quanto avviene oggi non è del tutto nuovo, ma solleva comunque la domanda: “per conto di chi stanno agendo?” Nel tempo, abbiamo assistito alla graduale spersonalizzazione degli editorialisti. Sono rimasti in pochissimi (e questo a loro merito) quelli che osano ancora sfidare l'istituto Doxa del bel pensiero universalizzato. 

La prima operazione per prendere il controllo di un media da parte della finanza è probabilmente quando lo statista inglese Alfred Milner , fin dal 1905, usò il quotidiano britannico The Times per diffondere le proprie idee. Dopo averne preso la direzione della linea editoriale nel 1912, il suo gruppo lo acquistò nel 1922. 

Fu in quei primi anni del 1900 che i banchieri, dietro la creazione del Federal Reserve System, conosciuto anche come Federal Reserve ed informalmente come la FED, la Banca Centrale degli Stati Uniti d'America, iniziarono a prendere il controllo di un certo numero di giornali americani. Da allora in poi, molti media hanno dovuto, attraverso l’acquisizione di una quota di maggioranza nel loro capitale, alienare la loro libertà di comunicazione alla “pressione amichevole” dei loro direttori.

Questi, i banchieri, all'indomani della crisi del 1907, richiesero l’istituzione di una banca centrale, cosa che i cittadini americani non vollero. 

Più tardi, sempre gli stessi, dopo avere (solo parzialmente) convinto il popolo americano della necessità di una banca centrale, il 23 dicembre 1913, alle ore 23:30, (proprio prima di Natale quando la maggior parte del Congresso era in vacanza) riuscirono a creare la Banca Centrale degli Stati Uniti d'America, la Federal Reserve (FED), al termine di una seduta particolarmente movimentata, perché alcuni senatori e rappresentanti avevano ben percepito cosa si celava dietro l’apparenza. La FED, in realtà, era una banca privata il cui capitale, all'inizio, era detenuto da circa 300 azionisti, tra persone e banche (ugualmente private), che ne diventarono proprietari. Essi formarono un "cartello" bancario internazionale di ricchezza senza confronto. 

La Federal Reserve, avendo ottenuto, illegalmente, dal Congresso il potere di stampare dollari (attraverso il Tesoro) senza alcun onere per se stessa, anche se la Costituzione concedeva questo diritto esclusivo al popolo americano, aveva di fatto preso il controllo della valuta americana. La FED, quindi, da allora, crea denaro dal nulla, e lo presta attraverso le banche, caricando gli interessi sulla moneta. Inoltre, acquista anche i debiti del Governo (obbligazioni) con il denaro stampato con una semplice pressa tipografica (questo il costo dell'operazione) e carica gli interessi sui contribuenti degli Stati Uniti.  

Tutto quello che serviva per esercitare in maniera completa il potere monetario, avvenne, poi, nel 1971, quando il dollaro perse la sua convertibilità in oro. Il dollaro, così, divenuto moneta “fiat” (cioè non ancorata al prezzo di una materia prima come oro o argento e quindi privo di valore intrinseco), poteva così essere creato dal nulla e finanziare il debito pubblico americano senza limiti; cosa che fecero anche altre banche centrali, come la Banca Centrale Europea (BCE), costruite sullo stesso modello americano. 

Il dollaro, tuttavia, non era una valuta come le altre, poiché aveva un'ulteriore prerogativa: era anche, a partire dagli accordi di Bretton Woods del 1944, la cosiddetta valuta di “riserva internazionale” con la quale si effettuavano transazioni internazionali, particolarmente il commercio del petrolio. Ovviamente, questo doppio status “intorbidiva” le acque, consentendo alla finanza americana (e alle banche internazionali che controllavano la Borsa di New York) di arricchirsi senza alcun limite, perché per soddisfare la domanda era necessario creare sempre più dollari. E dato che questi dollari potevano essere creati solo su richiesta del Tesoro degli Stati Uniti, hanno anche generato interesse in proporzione… 

La finanziarizzazione dell'economia internazionale, strettamente collegata al processo di innovazione finanziaria avvenuto a partire dagli anni 1980, causa della rovina crescente delle attività produttive, si è affermata dal 1971 come conseguenza dell'abolizione delle parità fisse tra le monete e di altre norme di vigilanza monetaria che erano state istituite nel 1944 a Bretton Woods. In quella conferenza monetaria internazionale fu fondato il sistema che consentì "il miracolo economico" del dopoguerra, di cui ne resta solo un cumulo di cenere. 

L’intero pianeta, o quasi, è pertanto finito sotto il controllo della valuta americana. Se a questo si aggiungono gli altri due pilastri della finanza globale che sono il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’Istituzione internazionale, con sede a Washington, cui partecipano 188 Paesi, che ha la finalità di promuovere la stabilità economica e finanziaria, e la "Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo" con l'Agenzia

internazionale per lo sviluppo, ovvero la Banca Mondiale, sempre con sede a Washington, otteniamo il sistema finanziario che gestisce il mondo. 

La costante domanda per il biglietto verde nasce dal fatto che quasi tutte le risorse del mondo sono quotate in questa divisa, situazione che ha portato negli anni ’70 alla creazione del mercato dell’ “eurodollaro” (conti in dollari, aperti presso banche estere o filiali estere di banche americane); un nuovo tipo di contrattazione, come potrebbe essere l'euro, porterebbe alla fine del dollaro come valuta di riserva. 

È abbastanza curioso registrare che nell’agosto 2019 le principali banche centrali hanno previsto di “uccidere il dollaro”, progettando un cambiamento dell’attuale posizione dominante di cui gode la moneta americana nei mercati internazionali. Alcuni lo percepiscono come l’atto di avvio del cosiddetto “Grande Reset”: la proposta del World Economic Forum (WEF) per ricostruire l'economia in modo sostenibile dopo la pandemia di COVID-19, presentata nel maggio 2020 dal principe Carlo di Galles e dal direttore del WEF, Klaus Schwab. Si pone, quindi, l'obiettivo di migliorare il capitalismo rendendo gli investimenti maggiormente orientati al progresso sostenibile, finalizzato ad una crescita verde, più intelligente e più equa. 

Già duecento e passa anni fa, nel lontano 1815, al banchiere Nathan Rothschild fu attribuita la frase: “Se stampo i biglietti, non mi interessa chi fa le leggi!” Questa profezia, purtroppo, si è avverata giacché questo potere esorbitante è oggi concentrato nelle mani di una sparuta minoranza che può permettersi quasi tutto. 

Questi pochi, ma potenti, hanno capito subito che la debolezza delle democrazie stava nella facilità di convincere, nonché di fuorviare, l’opinione pubblica e che era determinante, per questo, controllare i vari mezzi di informazione. Infatti, quando si ha una tale "arma" nelle mani, le cose diventano più facili. 

E tra i vari mezzi per controllare queste opinioni ce n’era uno che aveva enormi vantaggi: doveva essere in grado di suscitare grandi paure collettive. Questo clima di paura si è progressivamente affermato negli ultimi decenni. Trascuriamo le grandi paure che hanno terrorizzato l'umanità nei tempi passati e passiamo al XX secolo. Una vicenda ebbe luogo in Francia nel 1946 e aveva come tema la disgregazione incontrollata degli atomi, che generò anche un po’ di panico. In effetti, questi esperimenti hanno mostrato chiaramente il potere di persuasione su una folla che i “mass media” possedevano. 

Ma è soprattutto alla fine degli anni sessanta che si manifestano le grandi paure planetarie, quali, ad esempio, gli effetti nocivi derivanti dal "buco dell’ozono" e dalle "piogge acide", ampiamente posti in evidenza dai media. In generale, era necessario accreditare l’idea che l’Uomo stesse distruggendo il pianeta su cui vive, per costituire un principio che si trasforma gradualmente in un assioma immutabile. 

La grande forza di coloro che si servono di queste paure risiede nel dar loro un aspetto scientifico teso a stabilire la veridicità delle cause dei fenomeni in gioco, anche se poi, con gli approfondimenti, le varie teorie ad esse connesse vacillano dal punto di vista strettamente scientifico. L’importante è che la gente ci creda, almeno nella loro stragrande maggioranza. 

Per questo, l’aspetto scientifico, l'avallo di rinomate autorità nel campo della cultura, la diffusione resa dai media unanimi, costituiscono gli strumenti essenziali di persuasione delle masse. In passato, un evento riportato su un giornale non poteva che essere vero. E

questo accadeva spesso perché gli editori non volevano in alcun modo, per etica, divulgare false notizie, ora denominate "fake news". Erano consentite solo deviazioni che non modificassero il significato generale delle informazioni trasmesse. Attualmente non è più la realtà il criterio, ma ciò che la gente pensa è la realtà. Gradualmente, siamo entrati nell’era del “racconto di storie”. 

Oggi, soprattutto tre minacce ci dominano e si alternano nelle notizie: il terrorismo internazionale, il riscaldamento globale, la pandemia.  

Il primo è caratterizzato da un enorme shock nell’opinione pubblica per l’orrore dei metodi impiegati e lo stupore nel vedere persone innocenti perdere la vita senza alcun motivo, unicamente per incutere terrore ed esercitare gravi intimidazioni sulle popolazioni. Gli Stati, soprattutto quelli occidentali, sono stati costretti ad adottare varie misure per arginare queste follie. Tali provvedimenti hanno comportato una serie di ricadute finanziarie, non di poco conto, nel settore della sorveglianza e della sicurezza, in particolare nei trasporti aerei. Un ulteriore business per la finanza speculativa; ma questo è appena menzionato dai mezzi di comunicazione. 

Poi c’è il riscaldamento globale. Che cos’è esattamente? Si prevede - a causa dell'innalzamento generalizzato della temperatura terrestre - un riscaldamento catastrofico che sconvolgerà ogni cosa sulla superficie del pianeta. Il ghiaccio che via via si scioglie, sia quello dei monti che delle calotte polari, inghiottirà le terre emerse e alla fine spazzerà via tutta la vita sulla terra. Un cataclisma. 

La causa ? In pochi decenni, la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera è salita, da 3 particelle su diecimila, a 4. Ma su questo fenomeno, contrariamente a quanto viene ampiamente diffuso dai maggiori mass media e che desta viva apprensione nelle persone, molti scienziati sono di diverso avviso e non ne fanno un dramma. Costoro, infatti, dicono che anche se le molecole di questo gas possono riemettere parte dell’energia che catturano (effetto serra), tale quantità è ancora molto limitata ed è impossibile che questo singolo fenomeno, ad esclusione di tutti gli altri, sia all’origine di quello che viene chiamato “cambiamento climatico”. Tanto più che l’inferno prospettato sembra abbastanza moderato perché, secondo le letture satellitari, la temperatura media del pianeta è aumentata, in poco più di un secolo, soltanto di 1°C circa, e sembra addirittura non aver subito aumenti da una quindicina d’anni.  

Stando alle misurazioni dell’Osservatorio situato a Mauna Loa, sull'isola di Hawaii (una struttura fondamentale per lo studio climatico mondiale), i livelli di anidride carbonica hanno raggiunto un picco stagionale di 417,1 parti per milione (ppm) a maggio 2020, e il 2 giugno quel valore è aumentato a 417,9 ppm. Si tratta della più alta lettura mensile mai registrata, come hanno tenuto a spiegare gli scienziati della NOAA e Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California di San Diego. Cosa significa questo dato? Che nonostante il blocco economico di quel periodo, a seguito della pandemia da Covid 19, le emissioni di ossido di carbonio hanno avuto comunque un incremento, anche in assenza di attività umane. Dovrebbe destare stupore considerare che in quel frangente, con l’economia mondiale ad un punto morto e i nostri spostamenti ridotti al minimo, le emissioni di anidride carbonica non siano diminuite, bensì cresciute. Sarebbe interessante conoscere cosa ne abbia dedotto la diciannovenne attivista svedese Greta Thunberg. La salute del Globo è anch'essa affidata alle nuove cure che la Finanza globale sta approntando.

Infine, c’è la pandemia in corso del virus SARS CoV-2. Cosa ricorderà la storia? Probabilmente il numero dei morti ad essa attribuibili, come è stato sempre fatto con le grandi epidemie. Lascio a chi legge il compito di ottenerne i numeri, e sarà d’accordo che, rispetto all’attuale popolazione della Terra, poco meno di otto miliardi, questa epidemia, assolutamente da non sottovalutare, sebbene abbia abbondantemente mietuto le sue vittime è, almeno finora, una delle meno letali. 

Tuttavia, l‘estrema drammatizzazione esaltata dall'assillante comunicazione a livello planetario, dimostra che la paura che viene trasmessa è tale che le persone sono pronte ad accettare qualsiasi privazione delle loro libertà in nome della loro sopravvivenza, anche se, con le ampie misure messe in atto ed i dispositivi sanitari di cui si dispone, non sembra essere realmente minacciata.  

Anche la pandemia rappresenta una risorsa enorme per gli avvoltoi della Finanza. Mentre il Covid-19 mette in ginocchio l'economia mondiale, i profitti miliardari delle Big Pharma crescono a dismisura. 

Abbiamo assistito, inermi, alle manovre speculative sulle merci, al crollo delle Borse europee. Addirittura il fondo Bridgewater, ad esempio, sicuramente il più grande fondo speculativo del mondo, tempo addietro, mentre tutti erano impegnati a combattere contro la pandemia, ha pensato di guadagnarci sopra. E lo ha fatto alla grande, puntando miliardi di dollari sul crollo delle borse europee e delle aziende quotate, ricorrendo alla tecnica delle vendite allo scoperto, ossia vendendo titoli senza possederli, con l’impegno ad acquistarli e consegnarli in una data futura prestabilita. Una speculazione che possiamo definire "la festa delle borse". Di fronte all’insostenibilità del divario tra bolla speculativa ed economia reale, è giunto il tempo per una riorganizzazione finanziaria mondiale. 

Partita da una semplice furfantesca idea che consisteva nel creare moneta contraffatta, alla quale è stata data la parvenza di quella vera, l’oligarchia finanziaria che si proponeva di governare il mondo circa 150 anni fa, è quasi arrivata a destinazione. 

Le tappe successive si sono avvicendate sotto i nostri occhi e chiunque si interrogasse su queste vicende viene ostracizzato e gli viene impedito non solo di parlarne, ma anche di pensare. Io per primo, spero di non apparire un matto sovversivo. 

Non sono mancati negli anni, tuttavia, molti avvertimenti, provenienti anche da parte di personalità della politica, che hanno influenzato il corso degli avvenimenti nel mondo, e tanti altri, compresi giornalisti e redattori non assoggettati al potere. Ma non è servito a nulla. La gente, stranamente, si è rifiutata di vedere ciò che realmente aveva davanti agli occhi. 

A tal riguardo Nathan Rothschild, nel suo libro “La storia delle banche centrali”, così scriveva: “La minoranza che comprende il sistema sarà così interessata ai suoi profitti o così dipendente dai suoi favori che non ci sarà mai opposizione da questa classe sociale”. 

Resta adesso da vedere se il “Grande Reset”, che sembra giunto in una fase attiva, segnerà la vittoria definitiva di questa "élite globalista", o se i popoli, in uno slancio salvifico, sapranno spezzare le catene della sottomissione e ritrovare la via della libertà che questa sparuta minoranza di squali della finanza e della speculazione intende confiscare loro.

 

Guglielmo di Burra