Nel clima che si sta creando di fortissimo scontro elettorale sulle scelte fondamentali della Repubblica, sarebbe stato utile poter disporre di un sistema elettorale proporzionale, unico misuratore autentico della complessa e articolata volontà popolare.  Un sistema da molti di noi sempre auspicato: proporzionale con sbarramento e le preferenze con l’introduzione dell’istituto della sfiducia costruttiva, come in Germania, per cui nessun governo può essere fatto cadere in assenza di una maggioranza  parlamentare alternativa.

E’ il sistema al quale, in queste ore, si è convertito anche Beppe Grillo, ma, ahinoi, credo che non ci sia più né il tempo né la volontà di un parlamento di “nominati”, di por fine al disgraziato sistema maggioritario che, con modifiche ricorrenti, ci ha consegnato, alla fine, le due Camere del maggior trasformismo di tutta la storia e una lunga stagione di maggioranze inter scambiali di corto respiro. Mai come stavolta la presenza di uno schieramento centrale, democarico, popolare, liberale, riformista, euro atlantico, avrebbe potuto ottenere il consenso maggioritario dagli italiani, come fu quello che la DC di De Gasperi seppe raccogliere il 18 aprile 1948.

Come direbbe, Aldo Moro, però: “Si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà” e, con queste regole, l’unica strada per assicurare al Paese stabilità politica, economica e finanziaria, e tranquillità sociale, è quella indicata di un’alleanza elettorale a sostegno dell’unità euro atlantica in politica estera e dell’agenda Draghi per il programma. A breve si saprà come s’intende organizzare quest’alleanza centrale, verso la quale anche il nostro partito, la DC guidata da Renato Grassi, ha espresso disponibilità.

Si conosceranno le proposte programmatiche indispensabili per affrontare i grandi temi, già identificati nelle scelte del PNRR e le modalità di presentazione della lista: con quale simbolo e con quanti e quali partiti essa si formerà.

Come sempre è accaduto nella storia politica italiana nei momenti in cui si decidono i destini della nazione, la sua posizione certa e non ondivaga a livello internazionale e la capacità di offrire risposte puntuali alle attese della povera gente e ai bisogni del terzo stato produttivo, composto dai piccoli e medi imprenditori, agricoltori, artigiani, commercianti, liberi professionisti, operatori delle partite IVA, sarebbe essenziale il contributo offerto dalla vasta e articolata realtà del mondo cattolico.

Mai come in questo momento sarebbe utile e opportuno che anche dal mondo cattolico giungessero segnali forti a sostegno dell’alleanza elettorale euro atlantica e dell’agenda Draghi. Tutto questo sarebbe facilitato, ovviamente, dal sistema elettorale proporzionale con la presentazione autonoma della lista del centro come da noi condivisa.

Col sistema maggioritario del rosatellum, però, vince chi elegge più parlamentari; la ragione per la quale è inevitabile la formazione dei due poli di destra e di sinistra.

Andare separati vorrebbe dire consegnare il Paese, senza nemmeno combattere, alla destra del duo Meloni-Salvini, col “Cavaliere dimezzato” ancora una volta pronto a offrire agli italiani le sue promesse da marinaio.

L’alleanza pertanto inevitabile con il PD dovrebbe, però, convincere quel partito a tener conto dei valori non negoziabili dei cattolici italiani, onde evitare di consegnare gratuitamente voti alla destra nazionalista e sovranista per inseguire minoritarie derive radicali. Certo ai cattolici compete riflettere seriamente sui rischi reali che corre l’Italia col voto settembrino.

Un voto nel quale, come nel 1948, sono messe in gioco le scelte decisive compiute dalla DC di De Gasperi nel 1948, con l’adesione alla NATO e nel 1954, con quella all’UEO. Scelte oggi messe in discussione dal tentativo di Putin di rompere l’unità europea e atlantica con la condiscendenza attiva o passiva di amici italiani di lungo o più recente corso.

A sinistra, dunque, si comprendano le ragioni per cui è necessario ricevere il consenso dei cattolici, e noi dell’area culturale e politica cattolico democratica e cristiano sociale, abbiamo il dovere di restare coerenti alla nostra migliore tradizione e alla nostra storia. Anche nella scelta dei candidati nelle liste, non si commetta l’errore di imporre dall’alto dei nominati, accoliti dei soliti noti, ma si favorisca la scelta delle migliori personalità presenti e rappresentative dei diversi territori.

Amici che, almeno per la nostra parte politica, si impegnino ad assumere il codice etico del decalogo sturziano, come stella polare dei loro comportamenti personali e politico amministrativi.

Ettore Bonalberti