Grazie alla mediazione del Segretario Nazionale Renato Grassi nella Direzione dell'8 agosto scorso avevamo unanimemente concordato: “l'impegno del Partito a recuperare e a valorizzare, per quanto possibile, l'area politico culturale espressione del cattolicesimo democratico e cristiano sociale, ancora largamente presente nella società italiana e a favorirne l'aggregazione con le forze liberal democratiche presenti al centro dello schieramento politico e parlamentare italiano.

Il "Terzo Polo" promosso da Renzi e Calenda sembra il contenitore idoneo a rappresentate la pluralità delle componenti partitiche ed associative che vi aderiscono favorendone la sintesi in un unico progetto politico e programmatico in grado di evitare la scelta tra la destra sovranista e populista e una sinistra dalla identità indefinita tra radicalismo e estremismo.

L’attenzione pregressa della D.C. su "Italia Viva", determinata da una ampia convergenza politica e programmatica, consente di ribadire la validità di un comune impegno che riproponga nella competizione elettorale i temi che hanno caratterizzato l'attività del Governo Draghi. In particolare va ribadita la linea rigorosa di adesione alla scelta euro atlantica nella quale la D.C., in coerenza con la sua migliore storia si riconosce pienamente”.

Il netto rifiuto di Calenda a riconoscere col nostro simbolo anche solo la presenza di nostri candidati nelle liste del terzo polo nei diversi collegi elettorali, rende oggettivamente difficile, se non impossibile, chiedere ai nostri iscritti e simpatizzanti di votare chi ci ha respinto. Grazie alla nostra dirigenza e, in particolare al segretario amministrativo, Mauro Carmagnola, questa volta siamo riusciti a depositare il nostro simbolo al ministero degli interni, con esito positivo.

Qualche chiarezza, al riguardo, è stata fatta nei confronti di alcuni sedicenti movimenti che si auto proclamavano senza alcun fondamento, eredi della DC.

L’amico Gubert ha sollecitato più volte la riconvocazione della direzione nazionale per valutare altre opzioni rispetto a quella che avevamo unitariamente condiviso l’8 agosto scorso. L’intervenuta indisposizione, per motivi gravi di salute del segretario nazionale, hanno impedito tale riconvocazione che, se fosse stata fatta, avrebbe reso evidente la spaccatura al nostro interno tra un gruppo orientato a sostenere il centro destra e un gruppo fermo nella difesa della posizione centrale della DC, alternativa alla destra nazionalista e sovranista e alla sinistra senza identità.

La scelta del terzo polo, in effetti, era e rimane quella che ci permette di conservare la nostra unità, anche se nel voto del prossimo 25 settembre, il rosatellum, ci costringerà a una scelta rispetto al trilemma: voto a destra o a sinistra, oppure astensione. Comunque la si voglia esaminare continuiamo nella lunga strada della difficoltà a esprimere sul campo la nostra presenza qualificata.

Credo che, in linea con quanto la direzione ha deciso l’8 agosto scorso, il nostro dovere sarà quello di orientarci a sostenere liste con candidati vicini alle nostre posizioni etico culturali, impegnati nella difesa del PNRR dell’agenda Draghi e fermi nelle scelte di politica internazionale, quali l’adesione all’UE e alla nostra tradizionale alleanza atlantica.

Dopo il voto si dovrà esaminare con molto coraggio lo stato dell’arte e, a mio parere, servirà tornare ai fondamentali della nostra storia politica, derivando dal popolarismo sturziano e dall’esperienza degasperiana e della DC storica, le linee guida per la nostra ripresa politica.

Credo che dovremo batterci, innanzi tutto, a difesa della Repubblica parlamentare contro le insorgenti tentazioni presidenzialistiche avanzate dalla destra italiana; per il ritorno alla legge elettorale proporzionale con le preferenze, per superare l’attuale andazzo dei “nominati” dalle ristrette cerchie dei fedelissimi ai capi di turno dei partiti e richiedere che in tutti i partiti italiani sia rispettato quel “metodo democratico” interno fissato dall’art. 49 della Costituzione.

Anche sul piano organizzativo dovremo rivedere la nostra impostazione, ancora ferma allo statuto DC del 1992, avviando su tutto il territorio nazionale la costituzione di comitati civico popolari per la partecipazione democratica dei cittadini che, condividendo inostri valori, intendono concorrere alla vita politica locale, regionale e nazionale.

Ampio spazio si dovrà prevedere all’utilizzo della formazione di reti locali, regionali e interregionali, con regole concordate e controllate/bili per la partecipazione e l’adempimento dell’elettorato attivo e passivo ai nostri soci anche da remoto. Una scuola di formazione politica on line si dovrà attivare, al fine di favorire la selezione di una nuova classe dirigente che, dotata di passione civile, sappia interpretare al meglio i valori e gli interessi della nostra gente, garantendo il punto di mediazione tra quelli del terzo stato produttivo e delle classi più bisognose.

Il Congresso Nazionale, da celebrarsi dopo il voto di settembre, sia l’occasione per ritrovarci tutti insieme a discutere e a confrontarci con spirito costruttivo nella comune volontà di favorire, finalmente, con il superamento della trentennale suicida diaspora democristiana, la ricomposizione culturale e politica della nostra area cattolico democratica e cristiano sociale.

Ettore Bonalberti