Concorrere al progetto di ricomposizione dell’area popolare significa impegnarsi per costruire l’unità politica dei cattolici democratici, cattolici liberali e cristiano sociali, premessa indispensabile per dar vita al centro nuovo della politica italiana. Un centro ampio e plurale nel quale possano trovare cittadinanza le culture politiche che hanno fatto grande l’Italia e concorsero in maniera decisiva a costruire le fondamenta costituzionali della Repubblica.

Tale progetto può svilupparsi dalla scomposizione di ciò che ha caratterizzato la lunga stagione della seconda repubblica, quella che coincide con la dolorosa diaspora democristiana tuttora in atto (1993-2023). Una scomposizione che, da un lato, scuote il Partito Democratico, specie dopo la nuova leadership della Schlein, che conferma la profezia del Prof Del Noce che già connotò il PCI come: “ il partito radicale di massa” e, dall’altra, mette in movimento gruppi e persone dai partiti che, con diversa legittimità e fortuna, si posero il problema della rinascita politica della Democrazia Cristiana.

Così dal PD sono usciti diversi amici Popolari che non si riconoscono più in quel partito, sino all’autorevole denuncia dell’On Fioroni, mentre il duo Bindi-Castagnetti, ultimi dei mohicani dossettian-prodiani già DC, confermano la loro permanenza nel PD, da “cattolici adulti”, aperti al relativismo etico prevalente di quel partito.

Con Fioroni, diversi amici che si rifanno al cattolicesimo democratico, come Sanza, Merlo, D’Ubaldo, Infante e altri, hanno avviato un serio processo di ricomposizione con l’incontro del Parco dei Principi e la sottoscrizione di un documento politico che indica una positiva strada di collaborazione. Un limite che, personalmente, mi sono permesso di evidenziare nella loro azione, è l’eccessiva apertura alla collaborazione col terzo polo di Calenza-Renzi, dato che da quei due partiti in via di unificazione, permane un’incomprensibile idiosincrasia anti DC da parte di Calenda, neo “azionista de noantri”.

Come ho più volte scritto, per costruire un centro politico nuovo ampio e plurale, che non si riduca a un soggetto laico radicale destinato a un ruolo minoritario ininfluente nel Paese, serve costruire la più ampia unità politica dell’area popolare, identificando, oltre ai valori ideali di riferimento comuni, proposte programmatiche coerenti e condivise. Anticipare, come frequentemente appare in alcune prese di posizione degli amici, la questione delle alleanze, come scelta prioritaria, a me pare, cosa sbagliata e assai inopportuna. Una decisione che non facilita il processo di aggregazione, a mio parere del tutto prioritario.

E’ questa la ragione per cui, denunciati i limiti dell’esperienza della DC, che dal 2011-12 ho contribuito al tentativo di rilanciare politicamente e che, oggi, sta vivendo un pericoloso sbandamento a destra, dopo le scelte operate alle recenti elezioni regionali in Sicilia, Lazio e Lombardia, con gli amici Fiori, Tassone, Tucciariello e Minisini, quest’ultimo direttore dell’Idea Popolare, la testata storica sturziana, abbiamo deciso di offrire un serio contributo al progetto di ricomposizione politica dell’area popolare, con Iniziativa Popolare e la sottoscrizione di un documento politico che, richiamandosi ai valori sturziani e degasperiani, indica alcune linee di programma che vorremmo discutere e approfondire con quanti sono interessati al progetto.

Iniziativa Popolare è uno strumenti di dialogo e di riflessione, aperto al contributo della vasta area cattolica e laico popolare. Uno strumento tanto più efficiente ed efficace, se sarà sostenuto dall’adesione dei tanti comitati civico popolari di partecipazione democratica che intendiamo sviluppare nelle diverse realtà locali per attivare, con metodo democratico, l’emergere di una nuova classe dirigente dotata di passione civile, disponibile a tradurre nella città dell’uomo, con gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa, i valori fondanti della Costituzione Repubblicana.

Ettore Bonalberti

 

 

PER L’UNITA’ POLITICA DELL’AEREA POPOLARE

In un momento delicato della vita italiana, a 103 anni dall”Appello di don Luigi Sturzo ai “  Liberi e Forti”, donne, uomini, anziani e giovani che credono nei principi e nei valori della dottrina sociale della Chiesa e che ritengono doveroso e necessario impegnarsi politicamente per ridare una speranza alla politica italiana, chiedono a tutte le persone impegnate sul piano sociale, culturale e politico di area cattolico-democratica e cristiano- sociale di superare definitivamente la lunga e dolorosa stagione delle divisioni e di ritrovarsi uniti nell’area popolare italiana.

LA GRANDE TRADIZIONE STURZIANA E DE GASPERIANA CON LE ENCICLICHE SOCIALI

Siamo eredi della grande tradizione sturziana e degasperiana che ha rappresentato nella politica italiana uno straordinario fattore di progresso, permettendo al nostro Paese di trasformarsi da “terra povera” e di “dolorosa emigrazione” in un’area tra le più industrializzate del mondo.

Facciamo riferimento a principi e valori che si basano sul primato della Persona e della Famiglia e sulle realtà associative che, operando in ambito sociale, economico, culturale e politico, intendono continuare la nostra tradizionale “voglia di fare insieme”, anche ricorrendo agli strumenti più avanzati delle moderne tecnologie.

Intendiamo costruire un movimento di ampie convergenze, capace di superare antiche e nuove divisioni per ritrovare, nei valori del popolarismo le ragioni del nostro impegno politico. Intendiamo tradurre nella “città dell’uomo” gli orientamenti pastorali espressi dalle encicliche sociali della Chiesa: dalla “Rerum Novarum” alle “Caritas in veritate”, “Laudato SI” e “Fratelli tutti”. Esse sono le più credibili e avanzate risposte ai limiti della globalizzazione, che ha determinato il primato della finanza sull’economia e la riduzione della politica a un ruolo subordinato ai poteri finanziari dominanti.

L’EUROPA DEI VALORI

Siamo impegnati per la costruzione di un’Europa dei valori, unita, aperta, diversa e più umana, che tragga linfa vitale dalle sue radici cristiane e dalle libertà civili, all’interno della quale le peculiarità e le particolarità regionali e locali possano lavorare insieme per il benessere di Tutti.  Un’Europa che riaffermi il contrasto con ogni forma di totalitarismo e di aggressione, come l’ inaccettabile e disumana invasione russa in Ucraina dove l’Europa deve far sentire la sua voce per chiedere l’avvio immediato di un processo di pace, nel rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale così pesantemente violati.

Crediamo nel libero mercato e nella libera concorrenza che sono alla base di un “welfare” che sappia, però, coniugare e integrare in modo equilibrato libertà e responsabilità personali, sviluppo economico e solidarietà sociale. Siamo consapevoli dei limiti di un sistema capitalistico incapace di garantire l’obiettivo per noi irrinunciabile di “disoccupazione zero”, raggiungibile solo con una profonda trasformazione dell’attuale sistema e livello interno, europeo e internazionale secondo i principi del solidarismo cristiano e dell’economia civile.

Siamo contrari alla ideologia gender, alla carriera alias nelle scuole, al cambio di sesso per minori e all’opposizione alla libertà educativa dei genitori; e a tutte le politiche che assecondano i desideri, gli istinti, le mode contro il diritto naturale, anziché guidare la società secondo valori condivisi.

LA POLITICA FISCALE E DEL LAVORO

Intendiamo proporre e sviluppare un programma di politica attiva del lavoro non slegato da riforme fiscali e del cuneo contributivo. Riteniamo utile, sia per il gettito fiscale che per un forte segnale di giustizia sociale l’introduzione di un Tributo straordinario sui grandi patrimoni.

Poi l’inserimento di una pensione autonoma integrativa legata a quella previdenziale pubblica; uguaglianza contrattuale uomini-donne, pubblica e privata con contratti regionali e specialistici; governare le differenze fra imprese piccole e grandi; regime fiscale sulle plusvalenze delle grandi imprese; modello scolastico inclusivo performante il lavoro con libertà d’insegnamento; per certi aspetti tributari il lavoro del politico equiparato agli altri; diritti e doveri hanno lo stesso peso sociale e civile;

Perequazione delle pensioni; reddito sociale minimo alle famiglie dopo severi controlli sullo stato di bisogno e limitato nel tempo; lavori di pubblica utilità e servizio assistenza a chi percepisce un reddito vitale; ripristinare una scuola inclusiva con “l’educazione civica”; tariffe e canoni in base al reddito; sanità, scuola e lavoro uniche voci dello Stato (non delle macroregioni) che possono essere in rosso o possono creare debito pubblico; più controlli preventivi e a valle con più forze dell’ordine per strada e  in luoghi pubblici per un effettivo controllo del territorio.

LA GIUSTIZIA

Chiediamo una Giustizia a misura del cittadino e non del magistrato; veloce, certa, equa; separazione drastica delle carriere; autogoverno dei magistrati composto da più laici e meno togati; eliminare il legame fra politico e magistrato. Nessun rientro di carriera per chi fa il politico; sanzioni esemplari per fuga di notizie e veline di atti processuali di chiunque; carriere certificate con parametri pubblici; nuovo processo penale, carceri più vivibili, più sanzioni amministrative e servizi sociali al posto delle pene lievi, certezza assoluta e nessuna discrezionalità della sentenza definitiva per i reati gravi.

LE SFIDE DA AFFRONTARE: ECOLOGIA, POLITICA SOCIALE, RISANAMENTO TERRITORIALE, ACCOGLIENZA, FISCO.

La sfida che ci pone il nuovo scenario ambientale a livello planetario, richiede il nostro impegno per tradurre nella politica italiana ed europea gli orientamenti pastorali della “Laudato SI” partendo da una grande piano per sostenere la diffusione capillare delle nuove energie solari e fotovoltaiche e per la sistemazione idraulico forestale dell’Italia, “Paese di inaugurazioni e non di manutenzioni”.

Chiediamo al governo di predisporre un piano economico nazionale sociale-civile-vitale legato alla sussidiarietà attiva,  sociale, civile, sussidiaria ecologica ambientale; deve essere prioritaria in ogni esercizio e campo al posto di quella solo monetaria e  finanziaria; ritorno alla economia reale in certi settori, chiudere le delocalizzazioni d’imprese,  controllo e tassazione delle mega rendite finanziarie, dei titoli derivati e della gestione patrimoni e assicurazioni da reinvestire nel sociale con la transizione ecologica. 

 Serve predisporre un grande progetto integrato da più funzioni per i 2/3 del territorio italiano montano/collinare più vulnerabile, svantaggiato, difficile, abbandonato che può crollare a valle, ma anche premiato e autentico patrimonio culturale paesaggistico nazionale, che ha in se già milioni di posti di lavoro e fare in modo che ritornino gli occupati a fare impresa e servizi: dalle scuole ai pronto soccorsi, dalle regimazioni idrauliche all’antropologia di servizio.

Non ci sottraiamo all’esigenza di una politica dell’accoglienza che non si limiti a sollecitare l’Europa a fare la sua parte.

Perché siamo stati anche noi emigranti (negli anni tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 furono 20 milioni gli italiani che varcarono l’oceano per sfuggire alla fame e alla disoccupazione); e poi perché la nostra tradizione etica, religiosa e civile non ci consente di volgerci dall’altra parte.

QUALE PRIMATO DELLA POLITICA

Riconosciamo il primato della politica come momento di sintesi ideale e come luogo di rappresentanza reale dei bisogni diversi e diffusi; una politica che rifugga da inutili conflittualità personalistiche e di parte e che riassuma i valori del popolarismo inteso come diretta partecipazione della Persona-cittadino alla costituzione del suo futuro e dei suoi Figli

Siamo convinti assertori di un sistema elettorale proporzionale con preferenza unica, superando l’attuale sistema che ha sin qui prodotto frammentazione partitica e trasformismo parlamentare, riducendo il sistema a una contrapposizione forzata tra aggregazione elettorali incapaci di garantire efficace governabilità.

La politica non deve essere esclusivamente strumento per vincere le competizioni elettorali, ma deve agire per salvaguardare e costruire anche gli interessi delle generazioni future.

LA RICOMPOSIZIONE DELL’AREA POPOLARE: FINE DEL COMPROMESSO STORICO.

Viviamo l’autonomia locale come forma di massima libertà, esaltando la partecipazione responsabile nel rispetto del principio di sussidiarietà. Una sussidiarietà che deve riguardare non solo le istituzioni, ma anche il rapporto tra queste e la società civile: ciò che può fare meglio il cittadino, singolo o associato, non deve essere fatto dalle istituzioni pubbliche.

Senza alcuna nostalgia di un passato, pure carico di indiscutibili positività, crediamo sia giunto il momento di unire tutte le energie locali, provinciali, regionali e nazionali, affinché la nostra cultura politica torni ad essere rappresentata nelle istituzioni italiane e europee.

In una chiara posizione autonoma e di Centro, distinta sia dalla Destra che dalla Sinistra, per la diversità e l’inconciliabilità dei valori di riferimento.

Un’azione capillare di promozione del dibattito culturale e politico su tutto il territorio nazionale sarà attivata per favorire la più ampia partecipazione dei cittadini e delle associazioni che intendono dare il loro fattivo contributo per la ricomposizione politica dell’area popolare.

Ben consapevoli che la linea politica adottata dal PD con la nuova Segreteria, con l’esaltazione dei c.d. diritti civili  (espressione di permissivismo, relativismo ed egoismi) rompe definitivamente con la strategia di Gramsci, Togliatti e Berlinguer fondata sull’intesa con i cattolici nel rispetto dei nostri valori.

Firmato da: (ordine alfabetico dei sottoscrittori)

Bonalberti Ettore

Fiori Publio

Gemelli Vitaliano

Minisini Amedeo Massimo

Mario Tassone

Pasquale Tucciariello