In un vibrante articolo di oggi, su Il Domani d’Italia, Mario Tassone lancia un grido d’allarme su quelli che lui definisce atteggiamenti “eversivi” che stanno emergendo in direzione della nostra Costituzione.

Ecco uno dei passaggi cruciali: “..Dopo tanti anni di sospensione della democrazia, iniziata con la riforma elettorale del 1994, si sta andando verso il superamento della Costituzione del 1948. Le grandi motivazioni ideali e morali,che sono le fondamenta della nostra repubblica sono “eliminate”nel disegno della maggioranza di governo.”  E ancora: ”..Non più una Repubblica Parlamentare ma un presidenzialismo “monarchico”. Una “democrazia” dei laeder, con vaste aree di extraterritorialità dove poteri senza controllo operano e decidono. Siamo all’eversione.”.

In effetti mentre cresce tra le fila degli esponenti del centrodestra, sempre più insofferenti ai contrappesi che la nostra Costituzione interpone nell’esercizio delle attribuzioni istituzionali, una voglia irrefrenabile di smantellamento della parte centrale della Carta dedicata agli assetti e alle funzioni delle varie istituzioni, appare sempre più flebile, da un po’ di tempo, la preoccupazione verso un sempre più chiaro disegno costituzionale teso ad una riscrittura della Carta in direzione di un diverso assetto e peso decisionale delle funzioni istituzionali con conseguente alterazione del virtuoso bilanciamento, come delineato dai nostri costituenti con cui riuscirono a realizzare una ineguagliabile sintesi nell’equilibrio dei poteri imperniata sul ruolo centrale delle Camere.

In realtà è un vecchio refrain del centrodestra, da quando il bipolarismo è entrato nelle nostre istituzioni con il maggioritario, l’idea di mettere mano ad un cantiere di riforme per spostare l’asse in direzione di una prevalenza dell’esecutivo sul parlamento con conseguente affievolimento dei poteri in capo al Presidente della Repubblica: idea che permea costantemente, sia pure con diverse sfumature, tutte e tre le forze di centrodestra.

Un relativismo culturale così disarmante di certa classe politica di oggi da portare M.Tassone all'amara conclusione che: “..I sacrifici di un popolo e di tanti militanti che hanno costruito un Paese nella democrazia e nella libertà sono considerati “passato”.

Il fatto è che quella suggestiva idea del “nuovo”, che spesso porta a voler dismettere vecchi assetti costituzionali, anche quando hanno dimostrato flessibilità e adattabilità alle nuove realtà senza cedimenti alle derive autocratiche, è purtroppo la conseguenza di un profondo mutamento, soprattutto culturale, avvenuto nel nostro sistema politico con la scomparsa dei partiti tradizionali e il sopravvento dei partiti personali o oligarchici, dove non c’è confronto dialettico ma solo la volontà del Capo e della sua ristretta élite (oggi si definisce cerchio magico) che sembrano aver perso di vista il bene comune a tutto vantaggio di un benessere non per tutti, nella insidiosa idea di una competizione tra ceti e blocchi sociali.

In questo quadro non con minore cura dovrà elaborarsi un progetto per l’Europa capace di agevolare una transizione verso una visione dell’Unione che recuperi gli ideali e i propositi dei padri fondatori,

De Gasperi, Adenauer e Schuman, in direzione di un percorso che abbia come nuova frontiera la formazione di una comunità politica europea, come da essi vagheggiata.

Non poco, in questa visione di una comunità continentale che riscatta la propria dignità facendosi protagonista di fratellanza, coesione e convivenza pacifica, deve aver pesato il fatto che proprio il vecchio continente era stato teatro di azioni abominevoli verso l’umanità.

Non di meno guardavano con speranza ad una Unione di popoli europei accomunati da radici cristiane le cui profondità e vitalità apparivano come la migliore linfa senza la quale ogni tentativo di ridefinire una nuova cornice di Europa finirebbe per cadere nel vuoto.

Una visione politica, nel comune intento di dare concretezza ai loro ideali, che trovava, nella quotidianità del loro infaticabile impegno politico - in quegli anni del secondo dopoguerra, svolto nel più sincero spirito di servizio e nel profondo senso di fratellanza universale - il migliore collante.

Oggi a nessun attento osservatore verrebbe in mente di identificare questa Europa con l’idea che di essa avevano in mente i tre padri fondatori.

Di certo non era nei loro obiettivi costruire un organismo comunitario che anteponesse, all’idea di un Umanesimo integrale, freddi, e talvolta cinici (emblematico il caso della Grecia), obiettivi turbo-finanziari e monetari, anche a costo di gravosi depauperamenti di interi ceti sociali, contando per converso poco il ricorso a forme di solidarismo, soprattutto perequativo, con il pernicioso effetto di un’Europa (soprattutto pre-Covid) sempre meno promotrice di reale miglioramento, di benessere delle comunità, di riduzione dei divari tra territori e del riconoscimento delle peculiari vulnerabilità (es.Italia: porta del mediterraneo, questione migranti e politiche di sostegno per uno sviluppo autonomo del continente africano,(plaudo all’amico Giuseppe Rotunno che instancabilmente persegue da tempo con la sua virtuosa associazione, Civiltà dell’Amore, autentici obiettivi di cooperazione e di pace)anche per evitare una nuova e più sottile colonizzazione da parte di paesi neo-imperialisti)in direzione di una partecipata solidarietà tra i popoli.

Ecco perché appare cruciale definire chiaramente con urgenza su questi assi un progetto di partito per le prossime elezioni europee In modo che nessuna ambiguità possa trarsi da “nominalismi senza sostrato culturale”(spesso le parole mascherano il nulla) e recuperare quell’autorevolezza politica che fece grande nei consessi europei e internazionali l’azione della Democrazia Cristiana nei cinquant’anni di esperienza politico-istituzionale.

Solo all’esito di questo lavoro di elaborazione, e non prima, andranno costruite le candidature, come è sempre avvenuto nella storia del partito.

Tanto basta per ribadire quanto sia tempo sprecato per la segreteria vagheggiare intese con chi, come Tajani, lavora in direzione di uno spostamento del baricentro politico europeo pensando ad una alleanza del Ppe con i conservatori, ignorando che neanche tanto velatamente c’è chi sta prepara il terreno(Salvini, Lega) per un ingresso in questa inedita eventuale maggioranza di Marine Le Pen e del partito di estrema destra tedesco Afd.

Una prospettiva che stride fortemente con gli obiettivi e gli ideali dei padri fondatori dell’Europa(ci basti citare la Dichiarazione-Manifesto del 9 maggio 1950 di R. Schuman, ove ne delineava un primo profilo dell’Europa)ancora attualissimi,che condividiamo in pieno.

 

Luigi Rapisarda