Sono passati 24 anni dalla morte di Bettino Craxi avvenuta ad Hammamet, in terra tunisina, il 19 gennaio 2000, lontano dal suo paese e dai suoi cari, a seguito di un intervento che non riuscì ad arrestare l’epilogo funesto della malattia che lo aveva afflitto negli ultimi anni della sua esistenza, quando inopinatamente, con la caduta del Muro di Berlino, si aprì, di lì a pochi anni, un inarrestabile percorso giudiziario, soprattutto ad opera della magistratura milanese, che mise sotto inchiesta le falle del sistema politico italiano, con particolare riferimento alla grande questione dei finanziamenti ai partiti, cui seguirono condanne anche di segretari di partito, ma anche tante assoluzioni, ed episodi tragici, giungendo come collaterale effetto a destrutturare il sistema dei partiti di quell’epoca.
Solo il Pci riuscì a salvarsi.
Tuttavia, mentre era giusto attendersi il responso della giustizia, lo Stato, ancora una volta, non seppe trovare uno spiraglio, per ragioni umanitarie, per consentirgli di sottoporsi alle più appropriate cure mediche che, probabilmente, lo avrebbero sottratto a morte prematura.
La sua morte improvvisa fu un momento di ulteriore sofferenza - dopo il tragico epilogo, nel 1978, del sequestro e l’uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse - per i tanti italiani e per le personalità politiche dei paesi con cui Craxi, da presidente del consiglio, si era fatto apprezzare per la sua lucida determinazione politica e la grande lungimiranza.
Tra i tanti episodi che lo videro protagonista nella scena politica interna ed internazionale non può non ricordarsi il braccio di ferro senza precedenti tra l'Italia e gli Stati Uniti, che lo vide artefice, nell’ottobre 1985, di uno scontro politico con il presidente degli Usa, Ronald Reagan - con il rischio di uno scontro armato tra i nostri Carabinieri e i militari della Delta force americana - quando un aereo egiziano, che aveva a bordo quattro dei dirottatori della nave Achille Lauro, avvenuto qualche giorno prima dove era stato colpito a morte un cittadino statunitense, fu intercettato dagli F14 americani e costretto ad atterrare a Sigonella.
In quell’occasione Craxi, che aveva già offerto i suoi buoni uffici per far processare i quattro presunti terroristi in Italia, essendo i fatti delittuosi avvenuti a bordo della nave Achille Lauro, battente bandiera italiana, fu irremovibile, dimostrando coraggio e senso dello stato, non cedendo alla temeraria pretesa americana, con cui si voleva prevaricare la sovranità del nostro Stato, di prelevare dall’aeromobile che - trovandosi all’aeroporto di Sigonella (Sicilia) era in territorio italiano - i quattro sospetti terroristi accusati di crimini contro cittadini americani, in occasione, appunto, del sequestro della nave Achille Lauro.
Eletto segretario del Psi nel 1976, nella previsione di una segreteria di breve transizione, Craxi intuì e colse l’occasione del disorientamento che il sequestro e l’uccisione di Moro aveva portato nel sistema delle alleanze, che la DC, ed in particolare il presidente ucciso dalle Brigate rosse, Aldo Moro, in previsione di un sistema di alternanze democratiche, stava costruendo con il Pci, nell’idea che avrebbe vivificato ulteriormente il sistema politico-istituzionale, rimasto senza una piena evoluzione democratica alla sua sinistra, a causa della divisione di Yalta.
Così incuneandosi nel dialogo che si volgeva a sinistra, riuscì a costruire un'alleanza, denominata Caf, per effetto del patto di governo stipulato con la DC di Andreotti e Forlani, che lo portò a guidare il paese, in qualità di presidente di due esecutivi, dal 4 agosto 1983 al 31 luglio 1986, ed il secondo, dal 1 agosto 1986 al 18 aprile del 1987.
Val la pena riportare le parole della figlia Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri del Senato, pronunciate ieri in occasione del suo ricordo: “Craxi.. fu il primo presidente del Consiglio italiano a dare avvio a quel processo d’integrazione europea con l’ Atto unico europeo che si concluse a Milano nel 1985..Ma fu anche il primo a intuire le sfide epocali che si sarebbe trovata davanti l’Europa. Un’Europa che voleva coesa, solidale, aperta al mondo. Capace di parlare con una voce sola in politica estera e di difesa e capace così di essere attore politico indispensabile e autorevole sullo scenario internazionale”.
Di poi, ha proseguito la Sen. Stefania Craxi: ” intuì.. per primo quanto fossero importanti le politiche euromediterranee..e molto si spese perché nel quadrante Mediterraneo ci fosse pace, sviluppo e condivisione: capì quanto fosse importante tutto ciò per il futuro dell’Europa, per gli equilibri mondiali. Capì quale poteva essere il ruolo dell’Italia nel quadrante mediterraneo”.
Secondo il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, Craxi fu: “un uomo politico di indubbio rilievo: la sua azione e le sue scelte hanno lasciato un’impronta indelebile nella scena pubblica del nostro Paese”. Fontana ricorda che ” Presidente del Consiglio di due governi, Craxi si fece interprete dei ceti più dinamici e produttivi, non dimenticando i più deboli. La sua vittoriosa battaglia sul costo del lavoro, con il taglio di tre punti di scala mobile, contribuì ad abbattere l’inflazione. L’Italia divenne la quinta potenza industriale del mondo.”.
Pur lasciando alla storia il più ampio giudizio sull’opera politica di Bettino Craxi, nel sottolinearne, quale presidente del Collegio dei Probiviri della Democrazia Cristiana, i tratti di vero statista e riconoscere, pur con tutti gli inevitabili errori che l’azione umana difficilmente può totalmente evitare, il tentativo di favorire, con le misure perseguite dal suo governo, la prima transizione post industriale del nostro paese, non posso non sottolineare la coscienza democratica, l’autorevolezza, il coraggio e la lungimiranza che animarono la sua azione politica.
Luigi Rapisarda
Presidente del Collegio dei Probiviri della Democrazia Cristiana