IL POPOLO

Politica

Antonio Bisaglia a noi giovani della DC polesana insegnò che la politica è lo strumento con cui, in una determinata epoca, si tenta di realizzare il miglior equilibrio tra interessi e valori. Altro insegnamento del mio catecumenato DC fu quello di rispondere, ogni qualvolta si esaminano fatti e documenti politici, alla domanda: a vantaggio di chi? Per che cosa? Sulla base di questi due criteri vorrei tentare di analizzare ciò che sta accadendo tra i diversi partiti, movimenti e gruppi dell’area politica di ispirazione cattolico democratica, liberale e cristiano sociale italiana.
Il voto in Europa dei giorni scorsi che vede la frammentazione della maggioranza e dell’opposizione, mette in chiaro il disagio costante che la politica interna Nazionale vive dopo la fine del sistema proporzionale e quindi della vera politica che si confronta, dialoga, scontra ma anche incontra per un vero e reale progetto di governo.
Con l’allegato comunicato all’ANSA, il sen. Lucio D’Ubaldo annuncia l’adesione dell’associazione dei DC alla manifestazione del 15 marzo prossimo per l’Europa. Plaudiamo a questa decisione degli amici ex parlamentari della DC,che corrisponde alla migliore tradizione politica e culturale delle Democrazia Cristiane europee, i cui esponenti ( Adenauer, De Gasperi, Monnet, Schuman) furono tra i padri fondatori dell’UE. Mi auguro che questa scelta faccia comprendere agli esponenti delle diverse frazioni che, a diverso titolo e legittimità, intendono collegarsi alla DC storica, la necessità di superare la lunga Demodissea dolorosa, che ha caratterizzato il lungo ventennio dopo la fine politica della DC. Esiste la necessità di costruire un centro nuovo della politica italiana: popolare, democratico, liberale, riformista, alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra senza identità.
I tempi che stiamo vivendo sono straordinari, fatti storici che ci pongono in una posizione di inesorabile responsabilità. Siamo sull’orlo del baratro, dell’autodistruzione, di una guerra mondiale, di una crisi economica e sociale, valoriale, umana, della persona. I nostri stessi valori più profondi a rischio. La democrazia, la libertà e la civiltà da proteggere e difendere. L’Italia e l’Europa da ricostruire e rafforzare sotto ogni aspetto. Tutto questo non è solo un grave pericolo, ma anche una prova dove i veri Popolari Democratici Cristiani...
Prendo spunto dal pregevole articolo pubblicato su questo giornale, di Ettore Bonalberti: ”La risposta alle destre è nella Costituzione”, per rilevare alcune cruciali considerazioni. Intanto per condividere la premessa di base che pone nella Costituzione il collante e la rotta per una politica coerente che contrasti l’avanzata delle destre.
Viviamo una triste condizione geopolitica con il mondo alla mercè di un dittatore, Putin, condannato” per crimini di guerra e deportazione” e un condannato e pluri inquisito di diversi reati, Trump, salvato dall’immunità presidenziale. Due “Dr Stranamore” pericolosi, ai quali auguriamoci che il buon senso non soccomba al prevalere degli istinti peggiori.
C’è grande interesse per quanto sta avvenendo nei dintorni degli ultimi partiti democristiani presenti in parlamento e nel Paese. Per la prima volta, dopo trent’anni, si percepisce la possibilità non velleitaria di un nuovo inizio, magari non eclatante, ma a suo modo suggestivo: il suggerimento di un magistrato avellinese costringe i partiti a varcare la soglia della eterna lite giudiziaria, confrontandosi con una ipotesi concreta di ritorno della Dc. La soluzione giuridica è semplice, limpida: ciascun partito che si sente titolare di diritti sul nome e il simbolo della Dc, conferisce questi diritti a un nuovo soggetto unitario
E’ in atto una deriva anticostituzionale senza precedenti da parte di un governo nazionalista e falsamente sovranista, la cui componente centrale, Forza Italia, appare succube della volontà dell’alleato egemone di destra. Dovrebbe partire da questa constatazione elementare la volontà di concorrere alla costruzione di un centro nuovo della politica italiana, incontro delle grandi culture politiche democratiche come quelle dei popolari, liberali, repubblicani e riformisti socialisti. Analogamente, per noi eredi della tradizione democratico cristiana e popolare, dovrebbe essere prioritario l’impegno per un progetto della nostra ricomposizione politica dopo la martoriata e suicida lunga stagione della diaspora democristiana.
si è tenuto venerdì 31 Gennaio, presso Palazzo Giustiniani Baggio della città del Palladio, un seminario di studio su un altro “cavallo di razza” della DC veneta: Antonio Bisaglia, figlio della sua amata terra polesana. Il seminario, coordinato dal prof. Filiberto Agostini, dell’università di Padova, è stato introdotto da una relazione del prof. Leonardo Raito, professore di storia contemporanea dell’Università di Padova e di Ferrara, che ha tracciato le tappe del percorso politico organizzativo del leader rodigino; nel partito, a fianco di Rumor e nel governo del Paese. Iniziative come quelle assunte dagli amici vicentini andrebbero proposte in tutte le realtà italiane, anche utilizzando quanto hanno scritto molti amici nel recente libro: SCUOLA DI DEMOCRAZIA CRISTIANA, oggi disponibile per quanti sono interessati a conoscere le biografie politiche delle donne e degli uomini democratici cristiani dell’Italia.
Nel 2011 su indicazione del compianto On Publio Fiori venni informato della sentenza della suprema Corte di Cassazione, n.25999 del 23.10.2010, secondo cui “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”, mettendo una parola ferma sulla disputa che si era aperta tra diversi presunti eredi. Nessun erede, perché il de cuius non si era mai giuridicamente estinto. Si aprì una seconda fase di battaglie giuridiche alle quali, con i compianti Silvio Lega e Clelio Darida, Ugo Grippo e Luciano Faraguti, tentammo di porre rimedio con la raccolta firme per l’autoconvocazione del consiglio nazionale storico della DC, al fine di ripristinare politicamente il partito “ mai giuridicamente sciolto”, di cui quel consiglio nazionale rappresentava, a parer nostro, la sola legittima continuità.