Dopo aver esposto i danni e i rischi che questo riscaldamento comporta per il pianeta, alcuni dei quali sono già irreversibili “almeno da centinaia di anni”, come l’aumento della temperatura degli oceani o lo scioglimento dei continenti, Papa Francesco passa al secondo capitolo dell’esortazione.
 
E parla del paradigma tecnocratico che «consiste nel pensare «come se la realtà, il bene e la verità scaturissero spontaneamente dalla stessa potenza tecnologica ed economica» (20) e «reagisce mostruosamente» (21) basandosi sull'idea di un essere umano senza limiti. «L'umanità non ha mai avuto così tanto potere su se stessa e nulla garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui lo sta facendo... È tremendamente rischioso che risieda in una piccola parte dell'umanità» (23).
 
Purtroppo, come insegna anche la bomba atomica, «l'immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell'essere umano nella responsabilità, nei valori, nella coscienza» (24). Il Papa ribadisce che «il mondo che ci circonda non è oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata» (25).
 
Nella Laudato si' Papa Francesco aveva già presentato il concetto di paradigma tecnocratico. Questo paradigma dice che il bene e la verità provengono dal modello tecnologico e vuole che la realtà della tecnologia cresca e controlli la realtà senza limiti.
 
Ora, nella Laudate Deum approfondisce ulteriormente questo concetto e afferma che "l'intelligenza artificiale e gli ultimi sviluppi tecnologici si basano sull'idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità potrebbero essere ampliate all'infinito grazie alla tecnologia".
 
La sfida che questo modello presenta sempre è che richiede molte risorse naturali rare come il litio o il silicio, che si trovano solo in pochi posti. Inoltre, c’è un’ideologia alla base di questa ossessione: far crescere il potere umano oltre ogni immaginazione.
Ciò che è veramente spaventoso è che le potenze economiche sono quelle che possiedono questa conoscenza e dominano il mondo intero.
 
Come si garantisce che così tanta energia venga utilizzata bene?
È tremendamente rischioso che così tanto potere risieda in una parte così piccola dell’umanità.
 
RIPENSARE IL NOSTRO USO DEL POTERE (24-28)
 
Non ogni aumento di potere è un progresso per l’umanità. Ricordiamoci delle nuove “meravigliose” tecnologie che ci hanno portato la bomba atomica o il genocidio dei popoli.
Questa è la conseguenza della crescita tecnologica quando non è accompagnata da uno sviluppo della responsabilità umana. Il potere cresce senza che niente e nessuno lo controlli.
 
Per rispondere al paradigma tecnologico dobbiamo insistere sul fatto che il mondo non esiste principalmente per trarre vantaggio dai suoi beni né per soddisfare ambizioni illimitate.
Né il mondo è una sorta di sfondo sul quale sviluppiamo le nostre vite e i nostri progetti. Ricordiamoci che siamo tutti inclusi nel mondo e siamo “interconnessi” con la natura perché ne facciamo parte.
 
Gli esseri umani non dovrebbero solo essere in grado di danneggiare l’ambiente. La vita umana deve arricchire il nostro pianeta ed essere parte della sua forza ed equilibrio.
 
Tra l’uomo e l’ambiente si verifica un’interazione sana e nella storia le persone sono state in grado di ricreare l’ambiente senza distruggerlo o metterlo in pericolo: hanno cioè “creato” un ambiente sano.
Il grande problema attuale è che il paradigma tecnocratico ha distrutto questa relazione sana e armoniosa. All’estremo opposto, alcuni propongono che la soluzione sia la scomparsa degli esseri umani. ma questo non ha senso.
 
Per sanare il rapporto tra le persone e la natura è necessaria l’interazione dei sistemi naturali con i sistemi sociali. Dobbiamo ripensare la questione del potere umano e scoprire qual è il suo significato e quali sono i suoi limiti.
Abbiamo fatto progressi tecnologici sorprendenti, ma non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati esseri altamente pericolosi che mettono a rischio la vita di molti esseri.
Il potere che generiamo si è rivolto contro noi stessi.
 
IL PUNGIGLIONETO ETICO (29-33)
 
Tuttavia, non ci rendiamo conto di questa crisi a causa del marketing e della falsa informazione. Di fronte a grandi interventi sulla natura, i meccanismi di propaganda cercano di entusiasmare gli abitanti di una zona presentando le possibilità economiche e occupazionali.
 
Ma la verità è che dietro questa impresa ci sarebbe una terra bruciata e una regione desolata. Oltre al danno fisico e biologico, colpisce anche l’economia e il modo in cui la concepiamo.
La logica del massimo beneficio al minor costo rende impossibile la preoccupazione per la casa comune o per i diritti dei poveri e dei vulnerabili.
 
Si parla di “pari opportunità” per tutti, ma questo diventa un paravento che consolida ulteriormente i privilegi di pochi dotati di maggior potere.
 
Ciò porta a porsi domande soprattutto esistenziali, di fronte ai figli e alle figlie che pagheranno i danni: che senso ha la mia vita? Qual è il significato del mio tempo su questa terra? Qual è il significato del mio lavoro e del mio impegno?
 
Teofilo