Avviato il progetto di conoscenza della storia degli uomini politici DC del Veneto che hanno contribuito allo sviluppo di questa realtà territoriale, dopo l’incontro su Mariano Rumor, illustre vicentino, si è tenuto venerdì 31 Gennaio, presso Palazzo Giustiniani Baggio della città del Palladio, un seminario di studio su un altro “cavallo di razza” della DC veneta: Antonio Bisaglia, figlio della sua amata terra polesana.

Il seminario, coordinato dal prof. Filiberto Agostini, dell’università di Padova, è stato introdotto da una relazione del prof. Leonardo Raito, professore di storia contemporanea dell’Università di Padova e di Ferrara, che ha tracciato le tappe del percorso politico organizzativo del leader rodigino; nel partito, a fianco di Rumor e nel governo del Paese: dal suo primo incarico di sottosegretario alla presidenza del consiglio, nel governo guidato dal leader vicentino, sino ai ruoli prestigiosi di ministro dell’agricoltura, delle partecipazioni statali e dell’Industria. Parallelamente e in rapida ascesa la sua carriera nel partito: dal MG della DC, all’elezione a Deputato, prima alla Camera e poi al Senato, assumendo ruoli prestigiosi di segretario organizzativo del partito, durante la segreteria Rumor, e, dopo la rottura con questi, la leadership dei dorotei. Una rottura, quella con Rumor, avvenuta dopo il XIV Congresso nazionale della DC del 1980, quello del “ preambolo Donat Cattin”, che portò all’elezione in consiglio nazionale di Flaminio Piccoli a segretario del partito, appoggiato da Bisaglia in alternativa a Rumor. Una scelta che porterà Bisaglia, ormai più forte, ad assumere con Gava la guida della corrente dorotea in Italia.

Sono, quindi, intervenute le testimonianze di alcuni amici, Renzo Marangon di Rovigo e l’On Lugi D’Agrò, bassanese, che, con Bisaglia hanno vissuto, in ruoli e posizioni politiche diverse, la loro personale esperienza politica nel partito e sino alla fine drammatica del leader polesano, nel 1984 nel mare di Santa Margherita Ligure, all’età di 55 anni.

Nel mio intervento ho ricordato di essere entrato nella DC nel 1961, a 16 anni, proprio perché fu Bisaglia a sollecitare il mio parroco per la mia iscrizione al partito, attento com’era ad avviare i più giovani alle attività della Democrazia Cristiana. Puntava a farmi eleggere delegato provinciale dei giovani DC polesani, presentandomi una sera in un convegno a Porto Tolle come il futuro candidato. Insieme a un vasto numero di iscritti della DC polesana, assistetti al mio primo congresso nazionale, svoltosi al Palazzo dei congressi a Roma nel 1964, restando folgorato dagli interventi di Carlo Donat Cattin e Riccardo Misasi con quello infuocato dell’amico Sergio Scarpino di Catanzaro.

E fu la mia scelta con Forze Nuove e per sempre. Eravamo giovani criticissimi, come potevano esserlo in quegli anni conciliari quelli delle nuove generazioni cattoliche che, quotidianamente, si formavano sull’Avvenire d’Italia di La Valle, Pratesi, padre Balducci e David Turoldo. Scelta che mi portò a svolgere il ruolo di oppositore alla linea politica dei dorotei, fortissimi nella mia provincia, come nell’intero collegio Ovest del Veneto ( RO-PD-VI-VR) guidati dal duo Rumor-Bisaglia e sostenuti dalla struttura diffusa dei Coldiretti presenti in tutti i comuni, con funzionari che, oltre a svolgere il loro ruolo associativo sindacale, curavano il controllo del tesseramento alla DC ( se avessi iscritto un amico, loro sarebbero stati pronti a scriverne almeno tre.

Era, così sosteneva il compianto amico Ezio Cartotto: “ come giocare a carte con l’Aga Khan”). Di fatto, svolsi il ruolo di oppositore politico interno nella DC di Rovigo e, dunque, alla leadership di Bisaglia. Alla struttura della Coldiretti, autentica corazzata Potemkin del potere doroteo, si accompagnava una struttura  del partito, con una leadership dai tratti più potenti che popolari carismatici, secondo la teoria di Max Weber, articolata tra vassalli regionali, valvassori provinciali, valvassini comunali, prona al controllo del tesseramento e all’orientamento delle preferenze alle elezioni politiche.

Una struttura efficientissima guidata, come ha ricordato l’On D’Agrò, da quell’autentico Richelieu, il fedelissimo bisagliano, Amedeo Zampieri. Il nostro confronto fu in alcuni momenti aspro e duro, ma sempre svolto sul piano di quella straordinaria libertà democratica presente nel nostro partito, così come  furono dure le nostre contrapposizioni in ordine a scelte decisive sulla politica del partito (centro-sinistra e sua gestione; doroteismo e Moro; governo Andreotti 2 - Malagodi; solidarietà nazionale). Tutto cambiò al XIV Congresso nazionale del partito, quello del preambolo Donat Cattin, quando per la prima volta ci trovammo, dorotei e Forze Nuove, uniti insieme.

Ricordo il giorno del consiglio nazionale, quando, sulla scaletta del consiglio nazionale a Piazzale Sturzo, Bisaglia che era davanti a me, in fila indiana e in ordine alfabetico, si volto e mi sussurrò: “stavolta lo voti anche tu un doroteo”; era Flaminio Piccoli, che eleggemmo a segretario politico nazionale. Nel Veneto, anno 1979, assunsi l’ufficio politico del programma e con il segretario regionale, Francesco Guidolin, organizzammo le elezioni regionali del 1980 con lo slogan: Veneto e DC Insieme. Bisaglia partecipò a tutti i sette incontri provinciali organizzati con le componenti sociali e produttive venete e con un programma innovativo e la guida di Carlo Bernini, ottenemmo quasi il 50% dei voti( con il 90 % dei votanti!) e la maggioranza assoluta dei seggi in consiglio regionale.

Alla fine, scoprimmo l’esigenza dell’incontro di quelle due anime storiche essenziali della DC veneta: quella moderata, che ebbe in Bisaglia, specie negli ultimi anni il suo massimo esponente (e come era orgoglioso di sentirsi chiamato “moderato” o “doroteo”, lui che, come spesso ripeteva, alla Domus Mariae non aveva partecipato) e quella cristiano-sociale di Forze Nuove, di derivazione sindacale ed aclista. E fu un incontro essenziale per le scelte successive e l’inizio di una stagione politica nel Veneto e a Roma fervidissima di iniziative politiche. Con la scomparsa di Giovanni Marcora (1983-61anni) Antonio Bisaglia (1984-55 anni), Carlo Donat Cattin (1991- 71 anni) la DC perdette tre colonne importanti della sua storia, uomini che hanno servito il Paese “ con disciplina e onore” e che vanno ricordati.

Iniziative come quelle assunte dagli amici vicentini andrebbero proposte in tutte le realtà italiane, anche utilizzando quanto hanno scritto molti amici nel recente libro: SCUOLA DI DEMOCRAZIA CRISTIANA, oggi disponibile per quanti sono interessati a conoscere le biografie politiche delle donne e degli uomini democratici cristiani dell’Italia.

Ettore Bonalberti