A poco più di 80 anni dalla morte è doveroso ricordare, sulla scorta della biografia “scientifica” di Giorgio Vecchio e dell’ampio intervento di Paolo Trionfini su “Avvenire”, la figura di Odoardo Focherini.

Nato a Carpi nel 1907, lo troviamo presto nella Società della gioventù cattolica e poi segretario della Federazione giovanile con presidente Zeno Saltini (il fondatore di “Nomadelfia”). Quella da lui svolta nel sodalizio è una vita comune, fatta di “preghiera, azione, sacrificio” anche presso l’Oratorio cittadino, dove esercita un vero “apostolato di carità sociale”.

Nel 1928 lo vediamo correre per tutta la diocesi a salvare registri e bandiere (viene in mente Pier Giorgio Frassati), ossia i segni visibili dell’identità associativa che, per quanto rientrassero nella forma esteriore, “rappresentavano simbolicamente – osserva  Paolo Trionfini – la trama di relazioni su cui era stato costruito il rilancio” dell’associazionismo cattolico.

Nel 1934 Odoardo Focherini viene designato presidente diocesano dell’Unione uomini di Azione cattolica, incarico che terrà fino al 1936, quando il nuovo vescovo nominato da papa Pio XI - Carlo De Ferrari (figura poi lubichiana) - lo chiama alla presidenza dell’associazione. L’anno prima Odoardo aveva preso, per “necessità familiare”, la tessera del Partito nazionale fascista e lasciato la bottega paterna per essere assunto nell’agenzia di Modena della Società cattolica di assicurazioni.

Decisiva nella sua biografia l’esperienza dell’internamento. In quei drammatici mesi Focherini stringe rapporti intensi con altre figure esemplari di testimoni cristiani (come ad esempio Teresio Olivelli), con cui giunge a promuovere un gruppo del Vangelo. La morte per Odoardo giunge nel 1944, accompagnata dal testamento spirituale con cui egli, “nella più completa sottomissione alla volontà di Dio, offriva la sua vita in olocausto per la sua Diocesi, la sua Azione Cattolica, e per la ricostruzione della pace vera nel mondo”.  

Nel celebrarne l’anniversario “Avvenire”, che titola: “Odoardo Focherini: il giornalismo, la fede e l’impegno a salvare gli ebrei”, lo presenta e propone ai suoi lettori come “marito e padre, assicuratore e giornalista, laico attivo sul fronte di gruppi e associazioni giovanili, ma soprattutto cristiano convinto”.  

 

Ruggero Morghen