In epoca rinascimentale l’Alto Garda è stato al centro di una feconda rete di relazioni finora non esplorata in maniera globale. Il Cinquecento è stata un’epoca ricca di fermento e di trasformazioni sullo sfondo del lago, da sempre arteria di transito per persone, merci e influssi culturali. Il corso svoltosi in Rocca a Riva - legato alla mostra temporanea Rinascimento sul Garda, ospitata al MAG fino al 20 ottobre - si proponeva come una tavola rotonda per approfondire le dinamiche storiche e le interazioni artistiche del territorio gardesano tra Quattrocento e Cinquecento, con uno sguardo trasversale alle arti: dalla scultura alla pittura, dall’oreficeria all’arte tessile.

Con l’incontro su Echi di pittura e scultura del Rinascimento sul lago si è cercato di svelare i segreti del Rinascimento sul Garda. Insieme a Giuseppe Sava, storico dell'arte, e Luca Siracusano, professore associato di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli studi di Teramo, entrambi curatori della mostra, si sono considerate le opere d'arte, gli artisti e i luoghi che hanno fatto del nostro lago un crocevia di culture e di idee.

Siracusano ha condotto alla scoperta dell'evoluzione della scultura lignea nell’Alto Garda tra la metà del Quattrocento e la metà del secolo successivo, grazie agli influssi provenienti sia dall'area padana sia da quella alpina. Ha parlato dell’Alto Garda come di una frontiera assai permeabile: Sava invece ha approfondito aspetti riguardanti la pittura, con uno sguardo sulle esperienze artistiche gardesane di importanti pittori provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, tra cui Giovanni Demio e Francesco Guartieri, le cui opere erano messe a confronto nella mostra. “C’è un intreccio culturale, una convergenza, ci sono presenze settentrionali documentabili, ripercussioni e ricordi: di Dürer ad esempio, o del Morone. E c’è una vera e propria scuola pittorica, una compagine nell’Alto Garda rinascimentale”.

In precedenza il direttore del MAG Matteo Rapanà aveva parlato di una ricerca puntuale, di un percorso iniziato due anni fa che – grazie alla collaborazione di diocesi e sovrintendenze - ha portato a realizzare una piccola grande impresa, con dipinti che sono dei capolavori. Mentre Alessandro Paris riscontrava stili riversati da una valle all’altra, da una sponda all’altra del lago. “Nell’inferno bellico delle orrendissime guerre fiorisce la meraviglia documentata in pinacoteca e che evidenzia un Rinascimento sicuramente non periferico”. Dopo la “carrellata dell’amico” – come lei stessa definiva l’intervento di Paris – ha offerto il suo contributo anche Maria Luisa Crosina, accreditata storica locale.

 

 Ruggero Morghen