di Ettore Bonalberti

 

Antonio Bisaglia a noi giovani della DC polesana insegnò che la politica è lo strumento con cui, in una determinata epoca, si tenta di realizzare il miglior equilibrio tra interessi e valori. Altro insegnamento del mio catecumenato DC fu quello di rispondere, ogni qualvolta si esaminano fatti e documenti politici, alla domanda: a vantaggio di chi? Per che cosa? Sulla base di questi due criteri vorrei tentare di analizzare ciò che sta accadendo tra i diversi partiti, movimenti e gruppi dell’area politica di ispirazione cattolico democratica, liberale e cristiano sociale italiana.

Da un latto, abbiamo gli amici orientati a destra, come Rotondi, Cesa e Cuffaro, con la variante di Scelta Popolare dell’amico On Giorgio Merlo; dall’altra, quelli come Tempi Nuovi e l’On Bruno Tabacci, più aperti a sinistra, con Ernesto Maria Ruffini possibile federatore di quella che un tempo era la Margherita.

Su posizioni più autonome e centriste gli amici di Insieme (Infante) e di Iniziativa Popolare (IP- Tassone, Gemelli con i giovani coordinatori, Matteo Orioli e Roberta Ruga), dichiaratamente posizionati al centro, alternativi alla destra sovranista e alla sinistra egemonizzata dalle posizioni radicali della Schlein.

Confesso di condividere questa posizione centrale degli amici di Iniziativa Popolare, convinto come sono, che, solo restando autonomi al centro sarà possibile favorire la ricomposizione politica dell’area di ispirazione cattolica, democratico cristiana e popolare, anche se sono altrettanto consapevole che, per favorire tale linea, sarebbe indispensabile una legge elettorale di tipo proporzionale. Non a caso, Iniziativa Popolare ha avviato le procedure per la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare per il ritorno alla proporzionale e per un sistema di governo, sul modello del cancellierato alla tedesca, alternativo a quel premierato indicato dall’On Meloni e da Fratelli d’Italia, che non ha eguali nel mondo, se non nella versione politica realizzata in Ungheria da Orban.

Nel tentativo che l’amico Rotondi sta compiendo, anche per dare pratica attuazione alla sentenza del tribunale di Roma N.R.G 11704/2024 del 24 Febbraio 2025, con cui vengono considerate illegittime le pretese rivendicazioni di nome (Rotondi) e simbolo (UDC di Cesa) e all’invito del giudice di quella stessa sentenza a trovare un accordo politico tra i vari contendenti, a me pare che gli interessi prevalgano sui valori. Essendo già inserito a pieno titolo tra i sostenitori del partito dell’On Meloni, trovo assai improbabile che Rotondi possa coerentemente rifarsi alla storia e alla tradizione politica della DC.

Un partito sempre ancorato alla sua posizione di centro; centrista in tutta la fase di guida degasperiana e attuatore di una lunga e faticosa esperienza di apertura a sinistra, dal centro sinistra fanfaniano e moroteo, sino ai governi di solidarietà nazionale finiti dopo il “preambolo”. A me pare che nel disegno di Rotondi prevalga una valutazione estremamente pragmatica della contingenza elettorale, con l’intento di garantirsi, soprattutto, qualche possibilità di candidature di area. Insomma, un netto prevalere degli interessi sui valori a vantaggio dell’attuale maggioranza di destra e/o, al limite di qualche amico aspirante parlamentare.

Sulle posizioni di Rotondi, salvo sorprese assai improbabili, visti le alleanze a destra già in atto in Sicilia, sono quelle della DC di Cuffaro impegnato a rinsaldare il rapporto con Noi moderati dell’On Lupi, organicamente collegate alla destra lombarda. Cesa e De Poli sono da sempre posizionati a destra. Anche la posizione di Merlo e di Scelta popolare, per un’alleanza organica al centro con Forza Italia, sconta la realtà di un partito organicamente inserito nel centrodestra a guida meloniana e leghista.

Certo, sarebbe interessante favorire un centro riunito attorno al PPE, di cui oggi, Forza Italia è il legittimo rappresentante, ma rebus sic stantibus, non di questo si tratterebbe nella situazione attuale. Oggi il PPE della Von der Leyen e di Friedrich Merz, si reggono in Europa con la “maggioranza Ursula” (PPE-S&D e Renewn Europe) che la Meloni e FdI non hanno votato e con la Lega nettamente all’opposizione in Europa come in Italia,ossia il PPE non ha nulla da spartire con Fratelli d’Italia e Lega.

Gli amici che, invece,  tendono a sinistra, rifacendosi all’idea degasperiana della DC “ partito di centro che guarda a sinistra”, dovrebbero considerare, da un lato, il fallimento della loro precedente esperienza da Popolari della Margherita nel PD, dove, come ci ricordava Donat Cattin: “ è sempre il cane che muove la coda” e, dall’altro, l’errore tattico di tale impostazione, che porta, inevitabilmente, alla perdita del consenso di amici di area, distinti e distanti dalle posizioni di un PD “ partito radicale di massa”. Anche in questo caso, l’operazione di chi andrebbe a vantaggio e per che cosa?

Se l’obiettivo fosse quello di concorrere a organizzare un’alternativa all’attuale maggioranza di destra, credo che la strada più opportuna sarebbe quella di restare ben fermi al centro, alternativi alla destra e distinti e distanti dalla sinistra. Sulle posizioni orientate a destra, come a sinistra, a me pare che attualmente esistano forti limiti che ostacolano il progetto della nostra ricomposizione, e permangano i soliti interessi “particulari” di qualcuno.

Ecco perché penso che il processo vada avviato dalla base, mettendo insieme quanti credono al valore dell’unità di un centro nuovo della politica italiana: democratico, popolare, liberale e riformista socialista, nel quale la componente di matrice DC sia ben rappresentata, favorendo liste unitarie sin dalle prossime elezioni comunali e regionali.