Questo libro parla di sessant’anni di storia del nostro Paese, vissuti e visti attraverso gli occhi di un ragazzo che incontra molto presto una proposta cristiana che lui definisce affascinante, quella di Comunione e Liberazione, e poi diventa uomo sempre seguen-do le tracce di quell’incontro, ma anche trovandosi ad assumere responsabilità in campo civile e politico via via più importanti.
Non è la storia di un uomo solo, ma è anche la storia di un popolo fortemente coeso, che cammina con lui. E insieme affron-tano battaglie culturali e politiche, ora vincendo ora perdendo, ma sempre tenendo la rotta e riprendendo il cammino. E sempre lavorando perché l’intelligenza della fede che hanno ricevuto diventi anche intelligenza della realtà.
L’impegno politico, che ben presto diventa preponderante, viene vissuto come occasione per incontrare e condividere i bisogni delle persone. E per cercare e costruire soluzioni, nell’ottica, dice il protagonista, di rendere esperienza la dottrina sociale cristia-na.
Soprattutto il principio di sussidiarietà è proclamato e vissuto come la stella polare che orienta le diverse scelte, e questo anche alla guida di una delle regioni più moderne e avanzate d’Europa, la Lombardia, alle prese con problemi tipici di una società complessa, che guarda con ansia al futuro.
Incalzato da un intervistatore che è sì un amico ma non risparmia le domande più scomode, il protagonista parla anche di sé, degli aspetti più intimi, meno noti e più sofferti della sua vita.
Dunque è a tutto tondo una “Storia popolare”, la storia di un cristiano e di un pezzo di popolo cristiano. Nell’accadere di una società sempre più secolarizzata, nel susseguirsi di battaglie unitarie dei cattolici e di episodi laceranti, dalle divisioni e dalla sconfitta nel referendum sul divorzio al ricomporsi dell’unità ma sempre sconfitti nel referendum sull’aborto, fino all’unità e alla vittoria nel referendum sulla fecondazione assistita.
Mentre emerge prepo-tentemente una questione antropologica che è questione centrale già oggi e ancor più per il futuro e che deciderà che cosa ne sarà dell’uomo e della sua identità.
È la storia di un politico cristiano insieme ad altri politici cristiani e non cristiani, dalla forza alla decadenza e alla morte della Dc, al tentativo di innervare di una visione cristiana alcuni dei nuovi partiti nati dal disfacimento della prima Repubblica. Sempre con l’obiettivo di preservare quei valori fondamentali, irrinunciabili, che appartengono all’essenza dell’uomo e di una società realmente umana, messi a forte rischio dal mainstream odierno.
D’altra parte, per chiunque faccia politica seriamente, questa è fortemente legata a una visione culturale, e per il cristiano la cultura è indissolubilmente legata alla fede.
Il libro si colloca sul confine tra un’epoca in cui tutto questo era evidente e la situazione odierna, dove cultura e politica sono troppo condizionate dalla pura immagine e dall’istinto immediato: una situazione che dobbiamo cercare di correggere.
Rievocando ampi e significativi brani della storia del Movimento popolare e di Comunione e Liberazione, questo testo offre un esempio e indica implicitamente percorsi possibili per la ripresa di una forte presenza dei cattolici nella vita pubblica. Dal racconto si evince che per CL la decisione per una presenza unitaria dei cristiani nelle questioni sociali e nell’azione politica non è nata da un’interpretazione integralista della fede o dalla sua riduzione a ideologia.
Al contrario, CL non metteva in discussione il principio del pluralismo legittimo, che in quegli anni era stato esplicitato dalla lettera apostolica Octogesima adveniens di Paolo VI; CL cercava di vivere fino in fondo il suo carisma, che si può riassumere nel fare dell’unità dei cristiani in Cristo un’esperienza esistenziale.
Chi fa l’esperienza dell’unità con gli altri cristiani in Cristo e dei nuovi rapporti umani che gradualmente ne nascono desidera vivere quell’esperienza di unità in ogni ambito della vita: nella politica, nell’impegno sociale, nella cultura, ecc. Non si trattava dunque di imporre alla società “leggi cristiane”, ma di agire nella vita pubblica a partire da quel cambiamento della personalità che avviene prendendo parte all’esperienza di comunione che si fa nella comu-nità cristiana. In mezzo ad errori e difetti tipici di ogni esperienza umana questo approccio ha prodotto nel medio termine risultati positivi per il bene di tutti. Negli anni Settanta ha contribuito ad evitare l’avvento al potere di un Partito comunista ancora troppo subalterno a Mosca; negli anni a cavallo fra i due millenni ha dato vita a esperienze benemerite di buongoverno, di cui la Lombardia rappresenta il caso più avanzato. Esperienze che hanno saputo coniugare libertà e responsabilità, solidarietà e principio di sussidiarietà.
Pur non essendo l’unico esponente politico italiano proveniente dalle file di CL, Roberto Formigoni è stato l’uomo politico che più ha sintetizzato ed espresso il patrimonio di impegno unitario, iniziative sociali e culturali, sollecitudine per la cosa pubblica che, a partire dagli anni Settanta, era andato accumulandosi attraverso revisioni e correzioni che non sono mancate.
Oggi i cattolici, al di là della questione di un loro partito, devono puntare sui contenuti dell’azione politica e sviluppare un’azione il più possibile unitaria, aperti al contributo e alla collaborazione di quanti, anche non credenti, condividono tali contenuti.
È un compito essenziale, che ha valore per l’Italia e per l’Europa. Spetta ai cattolici operare affinché l’una e l’altra accettino di riconoscere le loro radici cristiane, oggi sempre più minacciate da un violento attacco esterno di radice in particolare islamista, ma soprattutto dall’indifferenza e spesso dall’ostilità aperta di tanta intellighenzia occidentale. Questo libro mostra che tutto ciò è possibile e indica una strada.
Termino con una brevissima riflessione personale: Roberto Formigoni è stato costretto a una conclusione traumatica e immeritata della sua esperienza politica. È stato un danno non solo per lui ma per quanti condividono con lui una certa visione dell’Italia e del suo futuro.
Camillo card. Ruini