La Democrazia Cristiana è un partito politicoitaliano di ispirazione democratico-cristiana e moderata, fondato nel 1943 e attivo per quasi 51 anni, sino al 1994. Con il suo XIX Congresso del ottobre 2018 riprende la sua attività e la consolida nell’attuale XX Congresso del 6-7 maggio 2023 a Roma.
La Storia
Dopo il forzato scioglimento del Partito Popolare Italiano da parte del regime fascista il 9 novembre 1926, i maggiori esponenti del PPI, costretti all'esilio o a ritirarsi dalla vita politica e sociale, mantennero la rete di rapporti e relazioni grazie al faticoso lavoro di collegamento di Don Luigi Sturzo che, dall'esilio londinese, mantenne viva la breve esperienza di impegno politico del disciolto partito. L'indicazione delle gerarchie ecclesiastiche di concentrare i ristretti spazi concessi dal regime fascista nell'opera educativa e nell'asilo concesso ai leader del partito consentirono a formazioni sociali come l'Azione Cattolica e la Federazione Universitaria Cattolica Italiana di sopravvivere e di operare anche sotto il regime.
Nel settembre del 1942, quando la sconfitta del regime era di là da venire, i fondatori del futuro partito cominciarono a incontrarsi clandestinamente nell'abitazione di Giorgio Enrico Falck, noto imprenditore cattolico milanese. Parteciparono agli incontri: Alcide De Gasperi, Mario Scelba, Attilio Piccioni, Camillo Corsanego e Giovanni Gronchi provenienti dal disciolto Partito Popolare Italiano di Don Sturzo; Piero Malvestiti e il suo Movimento Guelfo d'Azione; Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica; Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti e Paolo Emilio Taviani della FUCI e Giuseppe Alessi. Il 19 marzo 1943, il gruppo si riunì a Roma, in casa di Giuseppe Spataro, per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana", considerato l'atto di fondazione ufficiale del nuovo partito. Atualmente lo stemma del partito fu lo stesso scudo crociato a mo' di drappo che era stato adottato precedentemente dal PPI di Sturzo.
Un evento fondamentale da cui scaturì l'ossatura del pensiero economico del nascente partito fu la settimana di studio al Monastero di Camaldoli tra il 18 e il 23 luglio del 1943. Qui una cinquantina di giovani cattolici promettenti si confrontarono con tre grandi economisti: Sergio Paronetto, Pasquale Saraceno ed Ezio Vanoni. Frutto del convegno fu l'elaborazione di un vero e proprio programma in 76 punti conosciuto come Codice di Camaldoli e che nel dopoguerra guidò l'azione della DC in campo economico.
Il Partito così appena costituito visse una vita clandestina fino al 25 luglio 1943
Il partito ha avuto un ruolo cardine nel secondo dopoguerra italiano e nel processo di integrazione europea per tutta la seconda metà del dopoguerra sino al suo scioglimento nel 1994. Esponenti democristiani hanno fatto parte di tutti i governi italiani dal 1944 al 1994, esprimendo quasi ogni volta il presidente del Consiglio dei ministri; per cinque volte il Presidente della Repubblica: Giovanni Gronchi, Antonio Segni, Giovanni Leone, Francesco Cossiga ed Oscar Luigi Scalfaro.
La DC è sempre stata il primo partito alle consultazioni politiche per 48 anni, dal 1946 (per l'Assemblea Costituente) fino al 18 gennaio 1994 (quando è fallito lo scioglimento per errore di procedura), con la sola eccezione delle elezioni Europee del 1984[17] in cui prevalse il Partito Comunista Italiano.
Nel 1976 Aldo Moro si fece promotore del cosiddetto compromesso storico, cioè una collaborazione con il PCI di Enrico Berlinguer; questo disegno politico ebbe termine in seguito all'uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.
Gli anni ottanta furono caratterizzati dalla coalizione del Pentapartito e negli primi anni novanta, in seguito alla fine della Guerra Fredda e alle inchieste di Tangentopoli, la DC entrò in una forte crisi fino al mancato scioglimento per errore di procedura del partito da parte di Mino Martinazzoli il 18 gennaio del 1994.
Infatti la sentenza della Corte di Cassazione N. 25999 del 23 dicembre 2010 stabilì che la Democrazia Cristiana non era mai stata sciolta per un errore di procedura.
Il giorno 14.10.2018 la Democrazia Cristiana ha celebrato in Roma il suo XIX Congresso Nazionale convocato dal Presidente on. Gianni Fontana. Il Congresso ha eletto il Segretario Politico e il Consiglio Nazionale. Il dott. Renato Grassi è stato eletto Segretario Nazionale del Partito
Il principale Fondatore
De Gasperi fu un grande statista, nel senso che seppe dare la vita stessa allo Stato, mantenendo modestia e onestà personale. Anche il suo patriottismo ebbe il giusto equilibrio di attaccamento alla Nazione, nel segno della solidarietà e della cooperazione internazionale.
La visione politica di De Gasperi è stata tutta radicata su un principio fondamentale che è la fede; la fede religiosa e la fede nella democrazia. Questo credo ha attraversato tutta la vicenda dello Statista trentino nella sfera personale come in quella pubblica ed è stata talmente forte da non vacillare nemmeno nei momenti più critici. La fermezza con cui De Gasperi è rimasto fedele al compito, che egli ritenne essenziale, di guidare, dopo l’esperienza dei totalitarismi, l’evoluzione democratica del Paese, è testimoniata dalla costante consapevolezza di non doversi piegare a nessun tipo di pressioni.
Al riguardo un insegnamento è stato eclatante. De Gasperi espresse la sua contrarietà all’ipotesi di un apparentamento tra Dc e monarchici, sollecitata da alcuni ambienti della Santa Sede in vista delle elezioni del 1952. Non si trattò di una qualche «freddezza» nei confronti della fede, ma della preoccupazione che la paura cattolica del comunismo potesse capovolgersi in derive autoritarie o addirittura eversive. Nel progetto politico di De Gasperi la lotta al comunismo doveva mantenersi nell’alveo della democrazia.
Quale insegnamento! Nessun attacco frontale, ma atteggiamento democratico. Verso l’anticomunismo rispettoso e democratico dello Statista trentino, che ha garantito il processo di democratizzazione del Paese, tutti i partiti italiani, perfino lo stesso Partito Comunista Italiano, possono sottoscrivere un proprio debito di riconoscenza. Ciò ha infatti contribuito non solo all’evoluzione del Partito comunista e della sua azione politica entro i parametri della vita parlamentare e/o di governo, ma ha impedito altresì una deriva clericale della Democrazia Cristiana.
De Gasperi ha sempre considerato l’unità dei cattolici un fattore essenziale di stabilità democratica e, in quest’ottica, riuscì a conquistare il consenso della Chiesa alla democrazia. Nel perseguire questo disegno trovò un valido sostegno in Monsignor Montini. Con il futuro Paolo VI, De Gasperi scongiurò cedimenti a destra che avrebbero, probabilmente, provocato la rottura dell’unità della Dc e di una preoccupante reazione delle sinistre. In questa ottica egli collocò la politica centrista.
Dire centro per De Gasperi non era da intendere come svolta conservatrice, bensì come passaggio obbligato verso la democrazia. La scelta centrista non fu indolore e fu tenacemente difesa da De Gasperi, anche di fronte alle pressioni che venivano dagli ambienti vaticani per un ampliamento a destra della maggioranza di governo. Per realizzare una simile aspirazione divenne essenziale promuovere e ottenere l’unità dei cattolici e, con questa, la saldatura della Chiesa alla democrazia.
L’anima politica di Alcide De Gasperi seppe sostenersi mediante una vita spirituale intensissima. L’approccio di De Gasperi alla Bibbia non fu mai puramente devozionale o pietistico: egli interrogò il Libro Sacro e mise i suoi problemi esistenziali a confronto con il senso religioso che la Bibbia gli suggeriva. I disegni della Provvidenza non sono qualcosa che esoneri dalla responsabilità e dalla iniziativa umana. De Gasperi amava il libro di Giobbe – il libro della trascendenza del disegno di Dio rispetto ad ogni spiegazione umana del mistero del dolore.
La fede di De Gasperi fu profonda e intensa, ma segnata dal senso del mistero e al tempo stesso traversata dal dubbio. Il suo è stato sempre un “servire in piedi”. Il senso della laicità dello Stato e delle responsabilità del laico ha le sue radici in questa spiritualità. Anche oggi la politica avrebbe bisogno di Statisti di tal genere!
Lo Statuto vigente (1992)
Ha il Titolo di PARTITO DEMOCRATICO DI ISPIRAZIONE CRISTIANA e quindi:
- È di partecipazione democratica, cioè ascolta tutti i membri che ovviamente si ispirano al Vangelo nelle proposte e nelle proprie azioni sociali, e ogni Sezione costituita delibera a maggioranza
- L’ispirazione Cristiana è nelle loro proposte e nelle azioni dei Membri nella vita politica della DC che così serve alla soluzione dei problemi della vita sociale di tutta la gente, alla Luce del Vangelo.
Papa Francesco attualizza la Politica dei Cristiani in “Fratelli Tutti”
La politica di cui c’è bisogno
177. Mi permetto di ribadire che «la politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia». Benché si debba respingere il cattivo uso del potere, la corruzione, la mancanza di rispetto delle leggi e l’inefficienza, «non si può giustificare un’economia senza politica, che sarebbe incapace di propiziare un’altra logica in grado di governare i vari aspetti della crisi attuale». Al contrario, «abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi».Penso a «una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose». Non si può chiedere ciò all’economia, né si può accettare che questa assuma il potere reale dello Stato.
178. Davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato, ricordo che «la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione» e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura. Pensare a quelli che verranno non serve ai fini elettorali, ma è ciò che esige una giustizia autentica, perché, come hanno insegnato i Vescovi del Portogallo, la terra «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva».
179. La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi. In tal modo, un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può «aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo».
L’amore politico
180. Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità. Infatti, un individuo può aiutare una persona bisognosa ma, quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel «campo della più vasta carità, della carità politica». Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ancora una volta invito a rivalutare la politica, che «è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune».
181. Tutti gli impegni che derivano dalla dottrina sociale della Chiesa «sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Mt 22,36-40)». Ciò richiede di riconoscere che «l’amore, pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore». Per questa ragione, l’amore si esprime non solo in relazioni intime e vicine, ma anche nelle «macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici».
182. Questa carità politica presuppone di aver maturato un senso sociale che supera ogni mentalità individualistica: «La carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale che le unisce». Ognuno è pienamente persona quando appartiene a un popolo, e al tempo stesso non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni persona. Popolo e persona sono termini correlativi. Tuttavia, oggi si pretende di ridurre le persone a individui, facilmente dominabili da poteri che mirano a interessi illeciti. La buona politica cerca vie di costruzione di comunità nei diversi livelli della vita sociale, in ordine a riequilibrare e riorientare la globalizzazione per evitare i suoi effetti disgreganti.
Amore efficace
183. A partire dall’«amore sociale» è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti. L’amore sociale è una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici».
La sfida politica della Civiltà dell’Amore
Quindi l’Identità della Democrazia Cristiana si esprime a maggior ragione oggi, in un società sempre più interconnessa e globalizzata, costruendo una Civiltà dell’Amore che partendo dalla disponibilità al bene delle persone, aggiornando il Codice di Camaldoli, cerca e scopre insieme agli altri Membri le soluzioni più effettive ai problemi comuni nella vita politica per il bene comune, con il dialogo interno e il metodo democratico.
Perciò, nella comune dignità della persona umana fatta a immagine di Dio, propone e delibera Leggi nuove e perfeziona, modifica o abolisce leggi preesistenti al fine del bene comune.
Ispirandosi al Vangelo la Democrazia Cristiana nel servizio al bene di tutti, crea così programmi, progetti, iniziative di reciproco benessere nella società e nel consesso delle nazioni, verso una reale Civiltà dell’Amore del Padre di tutti.
I Programmi di Civiltà dell’Amore proposti dalla DC per ora possono essere innanzitutto:
- La ripresa della DC Formazione Politica di espressa ispirazione cristiana, sia nella forma e sia nella sostanza dell’azione, tesa esclusivamente al servizio del bene comune di tutta la società, senza distinzioni alcune, e progredendo verso la Civiltà dell’Amore, che tutti auspicano come ci suggeriscono i nostri Pontefici, dal Concilio Vaticano II in poi, fino a Papa Francesco. Si ricostruirebbe la Nazione, e non solo, dalla rovina già in atto in Europa.
- La Pace, bene prioritario, a cominciare da quella Nucleare che i cristiani, a partire dall’Italia, costruiscono in Europa e nel mondo, che ora è a rischio di guerra nucleare. Infatti siamo noi popoli di antica tradizione cristiana (Russia, Usa e Europa) che deteniamo oltre 90% delle armi nucleari e che quindi per primi dobbiamo realizzare la Pace con la loro conversione in energia di Sviluppo sostenibile in un mondo libero dalla minaccia nucleare.
- La promozione della Vita dal concepimento alla morte naturale favorendo il Ruolo della Famiglia, della Donna e la Natalità nel Paese
- Lo sviluppo sostenibile con i miliardi di Poveri nel mondo ormai globalizzato, a cominciare dal rapporto di nuova cooperazione tra Europa ed Africa fra cui l’Italia è ponte principale, creando nuove economie sinergiche fra i Continenti ed eliminando l’emigrazione forzata.
Tali esempi di Programmi di Civiltà dell’Amore, già avviati con successo nel mondo, vanno fatti.
Giuseppe Rotunno