Maria Eletta Martini nasce a Lucca il 24 luglio del 1922 da una famiglia cattolica e antifascista. Suo padre Ferdinando, membro del Partito Popolare, fu il primo Sindaco della città dopo la liberazione.

Fu  proprio suo padre a darle il primo incarico politico durante l’occupazione tedesca: Maria Eletta, prima di sei figli, ebbe il compito di staffetta, di tenere i contatti fra i membri del Comitato di Liberazione Nazionale (Cln).

Si diplomò al liceo classico Machiavelli della sua città. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia conseguita all'Università di Pisa, fu insegnante di materie umanistiche nelle scuole medie lucchesi per poi diventare anche giornalista pubblicista.,

Tutto parte dalla famiglia

Maria Eletta Martini nasce a Lucca il 24 luglio del 1922 da una famiglia cattolica e antifascista. Suo padre Ferdinando, membro del Partito Popolare, fu il primo Sindaco della città dopo la liberazione.

Fu  proprio suo padre a darle il primo incarico politico durante l’occupazione tedesca: Maria Eletta, prima di sei figli, ebbe il compito di staffetta, di tenere i contatti fra i membri del Comitato di Liberazione Nazionale (Cln).

Si diplomò al liceo classico Machiavelli della sua città. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia conseguita all'Università di Pisa, fu insegnante di materie umanistiche nelle scuole medie lucchesi per poi diventare anche giornalista pubblicista,

Aderisce alla DC nel 1946. Nel 1954 è membro del Comitato centrale del Movimento femminile della Democrazia Cristiana e nel 1958 eletta vice delegata nazionale del movimento insieme a Franca Falcucci. Entra anche nel Consiglio nazionale del partito, mentre già dal 1951( fino al  1963) è consigliera comunale a Lucca. Dal 1963 al 1992 è stata parlamentare, prima deputata, poi senatrice e dal ‘78 all’‘83 diventa vicepresidente della Camera, sotto le presidenze Ingrao e Iotti.

Nel corso delle varie legislature è stata membro di diverse commissioni parlamentari e da presidente della Commissione Igiene e Sanità ha portato a termine la legge che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, mentre era ministra Tina Anselmi. È stata promotrice e relatrice unica del nuovo Diritto di Famiglia del 1975 e relatrice di minoranza per le leggi sul divorzio e sull’aborto. Nel 1992 decide di interrompere l’attività parlamentare rinunciando alla candidatura per tornare a dedicarsi, come consigliera, alla sua città di nascita.

Partecipa alla fondazione di Carta ’93, associazione dei cattolici democratici, nel 1994 è tra i fondatori del Partito Popolare Italiano (Ppi). Promuove la nascita dell’Ulivo e nel 2001 partecipa alla fondazione del partito Democrazia è Libertà-La Margherita. Contestualmente si dedica all’Associazione nazionale per il volontariato da lei fondata nel 1984.

Muore nella sua Lucca il 29 dicembre 2011.

L'ispirazione: resistenza, politica e volontariato

Maria Eletta Martini ha sempre detto che “in politica mi ci sono ritrovata”. Fu infatti grazie alla complicità paterna, e di nascosto dalla madre, che, già dirigente delle organizzazioni giovanili cattoliche, aveva preso parte alla Resistenza come staffetta partigiana in Lucchesia.

Spesso, soprattutto ai giovani, amava raccontare delle invasioni tedesche, del suo impegno partigiano, dell’occupazione della casa-madre nel quartiere San Marco.

Come sottolineerà lei stessa, con la Resistenza c’è un salto di qualità: l’assunzione in prima persona della responsabilità di agire per il cambiamento, per l’affermazione di un diverso sistema di valori. Altro insegnamento che aveva tratto dall’esperienza resistenziale era il ‘Sapere stare con tutti’, la capacità di dialogo, perché, secondo la sua esperienza, il CLN era stato un luogo composito, espressione di forze politiche diverse, che però si rispettavano. Nella Resistenza aveva imparato che il reciproco riconoscimento è importante nel confronto politico e che il pluralismo è una ricchezza per la politica e per la società.

Come staffetta partigiana Maria Eletta  si è sempre rifiuta di portare armi, ma solo aiuti alimentari o messaggi volti a tutelare la vita delle persone perseguitate. Esperienza, quella della Resistenza, che le ha insegnato a dedicarsi, con coraggio, all'aiuto dei più deboli e delle persone in difficoltà, dove è potuta entrare in contatto con altre correnti politiche e fedi religiose diverse da quella cattolica, che le ha fatto conoscere i vantaggi del confronto e della mediazione con posizioni anche distanti dalle sue, cercando di essere laica, distaccata, ma sempre interessata. Dopo la famiglia, prima grande scuola di vita e stile politico.

E fu sempre lo stesso padre che fece partecipare Maria Eletta, ancora ragazzina, alle prime esperienze politiche. Maria Eletta porterà avanti il suo impegno politico avendo sempre in mente le parole di Paolo VI, l'altro suo grande maestro insieme al padre, “che ci insegnò ad usare un termine impegnativo ‘carità politica’ e ci spiegò che la politica è una maniera esigente di vivere l'impegno cristiano al servizio degli uomini”.

Ma questa alta esigenza di coniugare politica e carità diventa itinerario pensoso e non puro integralismo. Maria Eletta Martini spiegherà più volte, anche ai tempi del divorzio e dell'aborto  "come sia difficile la sintesi tra l'interiore tensione verso un ‘cristianesimo esigente’ e l'efficacia storica delle azioni richieste per governare una realtà complessa come quella contemporanea”.

Altro caposaldo della sua cultura politica  fu una convinzione che vale anche oggi, forse più di ieri: la necessità della partecipazione dei cittadini alla garanzia dei diritti. Maria Eletta era infatti ferma promotrice della cittadinanza attiva. Per questo amava ripetere: ‘La Costituzione dice: ‘La Repubblica garantisce’, non dice lo Stato garantisce’, la Repubblica siamo noi’”.

La sua storia personale è stata segnata infine dal connubio tra forte passione civile e sociale. Già organizzando i primi convegni nazionali aveva voluto fare di Lucca la capitale del volontariato italiano. Ma non è tutto. Se consideriamo le sue radici valoriali, possiamo riconoscere nel volontariato il centro e l’origine della sua cultura, che non ha trascurato neppure nelle sue attività parlamentari. Al volontariato si è sempre dedicata con grande impegno.

Ha sempre rifiutato il luogo comune che  giocava sulla contrapposizione fra volontariato-cosa buona e politica-cosa cattiva e marcia: anche la politica, se fatta seriamente, ha lo stesso motore che anima il volontariato. E nel volontariato non si sa chi dà o chi riceve di più: se il volontario o chi se ne giova, anche se c’è sempre, comunque, un rapporto personale, uno scambio immediato.

In una sua intervista affermava:«Io mi augurerei che tanti volontari si assumessero responsabilità politiche, perché si proiettano in avanti certe sensibilità che altri non hanno, perché il volontariato è una bella scuola».

Donna delle istituzioni e della società

Presente, come detto, su temi delicati quali il divorzio (fu relatrice di minoranza) e l'aborto (come presidente della Commissione Sanità della Camera), si è occupata della tutela dei diritti umani e della promozione delle fasce di emarginazione sociale e numerose, a testimoniarlo sono le leggi che ha seguito e di cui è stata relatrice. Fra le altre cose ha portato a conclusione la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale e si è impegnata in favore delle leggi sull'adozione, sui consultori familiari e sull'obiezione di coscienza. Ad una legge in particolare, però, è legato il suo nome: il nuovo Diritto di Famiglia, varato nel 1975.

Un “miracolo politico”, la legge n. 151, che ricorda quello realizzato durante i lavori alla Costituente, dove l'accordo tra le parti fu il risultato di un percorso faticoso ma benefico, poiché costrinse ciascuno e ciascuna al confronto con differenti ed opposte posizioni, a ripensamenti e autocritiche in vista di un superiore equilibrio. L'umiltà e l'intelligenza di saper modificare le proprie posizioni, la fatica ad accettare alcune norme, la perseveranza del dialogo, la volontà di ragionare in termini di praticabilità storica, la tenace ricerca degli elementi che potevano unire: c'è tutto questo nell'iter che ha portato al nuovo Diritto di famiglia.

Maria Eletta ha lavorato, inoltre, per le Commissioni Lavoro, Giustizia e Sanità (di cui è stata anche presidente), Servizi segreti, Esteri, Antimafia, Affari europei.  Come presidente della Commissione Sanità fece inserire nella legge sanitaria del 1978 la possibilità per le Associazioni di Volontariato di contribuire alle finalità del servizio sanitario nazionale. Nel 1984 fondò a Lucca il Centro Nazionale di Studi e Documentazione del Volontariato che presiedette sino al 2008.

Nel 1991 venne approvata, all'unanimità, la legge quadro sul Volontariato, a cui seguirono quella sulle cooperative di solidarietà sociale e sull'associazionismo sociale. Dal 1991 al 2001 fece parte dell'Osservatorio Nazionale sul Volontariato. Sempre a Lucca, nel 2008, istituì la Fondazione Volontariato e Partecipazione che si occupa di ricerca sociale.

Libri  - testamento

Maria Eletta, insieme alle sorelle, raccontò la sua storia perché i nipoti 'sapessero'. Un racconto pieno di fatti e sentimenti che nel 2003, a cinquant’anni dalla morte, prese forma nel libro edito dalla Maria Pacini Fazzi con il titolo di Nonno Nando . La stessa casa editrice, nel 1997, ha stampato anche l’ultimo libro della Martini, Anche in politica cristiani esigenti, che ritrae in copertina una giovanissima Maria Eletta durante una comizio tenuto a Camaiore nell’aprile 1948.

Più volte ha ben precisato cosa volesse davvero dire fare  politica in modo maiuscolo, coniugando ispirazione ed azione: "Fare politica non è essere soci di un circolo culturale. La politica è progettazione, richiede studio, competenze, conoscenza dei meccanismi del potere", che Maria Eletta sapeva padroneggiare con sobrietà, senso del limite e senza orpelli. Non bastano virtù e onestà dei singoli, premessa indispensabile ma non sufficiente, conta fare riforme necessarie per promuovere dignità e diritti."

“Con Maria Eletta Martini se ne va una parte pezzo della nostra storia”. Sono queste le  prime parole di cordoglio  con cui l' ex Ministro e padre della protezione civile moderna, Giuseppe Zamberletti ricordò Maria Eletta. Per poi proseguire: “ ...era una donna estremamente sensibile ai temi del volontariato. La sua storia è stata segnata dalla forte passione civile e sociale. Già organizzando i primi convegni nazionali aveva voluto fare di Lucca la capitale del volontariato italiano. Ma non è tutto. Perché se consideriamo le sue radici valoriali, possiamo riconoscere nel volontariato il centro e l’origine della sua cultura, che non ha trascurato neppure nelle sue attività parlamentari. Al volontariato si è sempre dedicata con grande impegno. Ed è grazie alla sua attenzione che si deve la nascita non solo del Cnv, ma anche di grandi progetti. A Maria Eletta va inoltre il merito di aver saputo cogliere le sfide della contemporaneità”.

 

 Franco Banchi