Moderna, rigorosa, appassionata sostenitrice dei diritti delle donne Angela Maria Guidi affrontò le difficoltà e le ostilità del suo tempo con generoso impegno lasciandoci un’eredità preziosa.

Sono anni difficili quelli in cui visse la sua giovinezza perché coincidono con lo scoppio della Grande Guerra la cui durata, più lunga del previsto, fece sentire da subito i suoi effetti, soprattutto in ambito socio-economico. Molti posti di lavoro negli uffici, nelle fabbriche, nelle industrie tessili, persino in quella bellica e nella produzione agricola rimasero scoperti. Le inderogabili necessità produttive posero tutti i governi di fronte a un dilemma: rinunciare a un gran numero di richiamati o utilizzare una forza lavoro, mai finora sperimentata, quella femminile. Si predilesse quest’ultima strada.

 Per scelta o per necessità, molte donne, dopo un periodo di addestramento fecero il loro ingresso nel mondo del lavoro. In ambito industriale furono assorbite nel settore tessile e militare; nei servizi, dal trasporto dei tram alla distribuzione della posta; nell’agricoltura dove assicurarono così la necessaria produzione per approvvigionare il Paese.

 Al termine del conflitto la situazione peggiorò. La riduzione del numero degli uomini abili, i numerosi morti che la guerra aveva provocato unito a quello causato dall’epidemia “La spagnola” e a quanti emigrarono all’estero, per evitare l’arruolamento, impoverì ancor di più il nostro Paese. Sul piano sociale altri due elementi pesarono notevolmente: l’elevato numero di reduci gravemente feriti e bisognosi di cure e, soprattutto, la presenza massiccia di famiglie monoparentali che impose al Governo la necessità di conferire alle donne il riconoscimento giuridico.

Iniziò così per loro un “nuovo cammino” fatto di parificazione dei diritti e di emancipazione. A partire da quella salariale. Enorme era la disparità a parità di lavoro! Il carovita e il peggioramento della situazione economica fece allargare la protesta nelle fabbriche tessili, manifatturiere e nelle risaie.

 Un elemento importante in questo scenario complesso fu la crescita del numero delle donne diplomate e laureate, l’analfabetismo dilagava. Ad investire sulla formazione delle giovani furono soprattutto le élite, dall’aristocrazia alla borghesia a cui Angela Maria Guidi apparteneva. I suoi genitori, Eugenio e Anna Casini, provenivano entrambi da famiglie borghesi romane di tradizione cattolica.

 Il XX secolo si era aperto con un confronto vivace all’interno del crescente movimento femminista connotato da forti spinte anticlericali alle quali si contrapponeva quello animato da una tradizionale visione cristiana della donna. Ad individuare un altro percorso fu proprio Lei con il suo attivismo che prese forma dopo l’incontro con Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile cattolica italiana, e la principessa Maria Cristina Giustiniani Bandini che la portò, appena uscita dal collegio nel 1915, ad iscriversi all’Udaci che promuoveva opere di assistenza per i soldati e in seguito per i reduci.

Dentro questo scenario Angela Maria maturò la scelta che Le consentì di sfuggire all’insidiosa contesa tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica che animava quel periodo storico creando per sé un’originale percorso. Da quel momento fu presente su ciascuna delle tre emergenze di quegli anni: la questione educativa, quella sociale e dei diritti.

Luigi Sturzo, che aveva apprezzato la qualità del suo impegno, nel 1919, La chiamò a lavorare sia nell’Opera nazionale per gli orfani di guerra, da Lui fondata, che nel Partito Popolare, prima donna tesserata, dove guidò la segreteria del gruppo femminile fino allo scioglimento nel 1926.

 Quello con Sturzo si rivelò subito un incontro importante che La portò a scoprire la politica intesa come spazio capace di dare risposte ai tanti problemi della società a partire da quello del lavoro fondando numerose scuole di lavoro femminili, dando vita a fondazioni e cooperative che potessero essere d’aiuto all’inserimento delle donne nel mondo del lavoro.

Gli anni venti e trenta furono per Lei particolarmente intensi. Nel 1921 fondò il Comitato nazionale per il lavoro e la cooperazione femminile legato all’Azione Cattolica di cui rimase segretaria fino al 1926, occupandosi in particolare delle scuole di lavoro per le orfane di guerra, della Federazione delle lavoratrici dell’ago e di quella dell’allevamento dei bachi da seta, delle piccole industrie agricole a Caserta e nel Veneto; fondò cooperative di produzione nel Friuli Venezia Giulia.

Nel 1922 venne nominata dal Ministero dell’Industria e Commercio membro del Comitato delle piccole industrie e dell’artigianato. Nel 1924 partecipò e vinse il concorso presso l’Ispettorato del lavoro. In questa posizione si occupò di assistenza alle mondine e della condizione dei lavoratori stagionali proseguendo l’attività sindacale di orientamento cattolico. Quando poi si consolidò la dittatura fascista non esitò a lasciare tutto come nel 1929 quando, pur contribuendo alla nascita della Federazione nazionale donne professioniste e artiste, se ne allontanò dopo che la stessa fu assorbita dalle organizzazioni fasciste.

Anche di fronte alle tante difficoltà, la sua passione politica non vacillò mai, anzi tutt’altro, partecipò alle riunioni clandestine di partito e qui conobbe l’ex parlamentare del PPI Mario Cingolani, che sposò nel 1935. Divenne mamma ad un’età matura, quarantadue anni, soprattutto per quei tempi, era nata a Roma, il 31 ottobre 1896, e durante la gravidanza riprese gli studi universitari all’Orientale di Napoli, interrotti a causa dell’ostilità del padre, e conseguì la laurea in Lingue e letterature slave.

E’ una donna colta e attenta a sviluppare sempre una lettura più ampia, sopranazionale, degli avvenimenti politici e sociali, resa possibile anche grazie ai suoi numerosi soggiorni – studio fatti in Europa e negli Stati Uniti e per questo fu inserita nella Commissione Esteri della Democrazia Cristiana.

A liberazione avvenuta fu nominata membro del Comitato per la divulgazione del Piano Marshall e componente della Commissione del lavoro femminile dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) a Ginevra. Nel 1945 fu inserita nella Consulta Nazionale Italiana insieme ad altre dodici donne. E qui fece, a Montecitorio, il suo primo intervento. Il primo di una donna in un’aula parlamentare. Già combattiva assertrice del suffragio femminile, la Guidi espresse in quel discorso, intenso e appassionato, tutta l’insoddisfazione per la limitatezza degli spazi politici riservati alle donne, delle quali con orgoglio ribadì la raggiunta maturità a rivestire ruoli determinanti nella politica e nel sociale.

 Alle elezioni del 2 giugno del 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente, una delle ventuno, e partecipò ai lavori della Commissione lavoro e previdenza.

Nella seduta del 3 maggio 1947 intervenne in aula riproponendo brani di un discorso fatto su La dichiarazione di Filadelfia e la Costituzione italiana, e definisce l’Italia paese di emigrazione e richiama i principi che sarebbero dovuti entrare nella Costituzione del nostro Paese, primo fra tutti: “il lavoro, che non deve essere una merce”; poi…“la libertà, di espressione e di associazione, come condizione indispensabile per il progresso”; infine.. “la miseria, ovunque si annidi, deve essere combattuta poiché costituisce un pericolo per la prosperità di tutti”.

Alle elezioni del 18 aprile 1948 venne riconfermata alla Camera dei Deputati. Durante il suo mandato dedicò particolare attenzione alla discussione della legge, ratificata nel 1950, sulla tutela della madri lavoratrici; nello stesso anno fondò il Comitato di difesa morale e sociale della donna, che operò a sostegno della legge Merlin (approvata nel ’58) per l’abolizione delle “case chiuse” offrendo assistenza a tutte quelle donne che intendevano uscire dalla condizione di prostitute.

La Guidi Cingolani entra, nel luglio del 1951, nel VII governo De Gasperi, ed è la prima donna a ricoprire la carica Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato e Commercio con delega all’Artigianato.

Quando nelle elezioni del 1953 Angela Maria Guidi Cingolani non venne rieletta in Parlamento si dedicò per un decennio all’attività amministrativa, in qualità di sindaco di Palestrina. Guidò la ricostruzione della città essendo stata pesantemente distrutta dai bombardamenti alleati e lavorò per la valorizzazione del patrimonio artistico e del prestigioso sito del Tempio della Dea Fortuna Primigenia, realizzato verso la fine del II sec. a. C., uno dei più maestosi monumenti dell’antichità, rinvenuto a seguito dei bombardamenti.  

Colse e legò la ricostruzione e la ripartenza della Città alla sua valorizzazione culturale. Nel 1958 fondò l’Accademia internazionale Giovanni Pierluigi da Palestrina, che presiedette fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1991. A lei si ispirò il film, l’On. Angelina, diretto dal regista Luigi Zampa, il cui ruolo venne magicamente interpretato da Anna Magnani. Oggi, nel 70esimo della prima donna al governo, possiamo dire che Angela Maria Guidi Cingolani è certamente una donna che ha ancora molto da insegnarci, vissuta nel suo tempo senza però rimanerne prigioniera.

 

Rita Padovano