IIl 20 Gennaio scorso avevo scritto una nota ( “ Se Rotondi e Cesa…vedi www. https://alefpopolaritaliani.it/2025/01/20/se-rotondi-e-cesa/) nel quale auspicavo una possibile evoluzione positiva di questo progetto, che, secondo un’informativa scritta dall’On Rotondi su facebook, sembra procedere, seppur con qualche difficoltà.

Scrive, infatti, Rotondi:” C’è grande interesse per quanto sta avvenendo nei dintorni degli ultimi partiti democristiani presenti in parlamento e nel Paese. Per la prima volta, dopo trent’anni, si percepisce la possibilità non velleitaria di un nuovo inizio, magari non eclatante, ma a suo modo suggestivo: il suggerimento di un magistrato avellinese costringe i partiti a varcare la soglia della eterna lite giudiziaria, confrontandosi con una ipotesi concreta di ritorno della Dc.

La soluzione giuridica è semplice, limpida: ciascun partito che si sente titolare di diritti sul nome e il simbolo della Dc, conferisce questi diritti a un nuovo soggetto unitario. Non importa se i diritti siano reali o presunti, velleitari o consolidati: importa il gesto comune, la rinuncia alla privativa e dunque alla convenienza.”

Da parte sua il primo passo è stato compiuto mettendo a disposizione il nome Democrazia Cristiana di sua appartenenza, mentre si attende analoga disponibilità da parte dell’On Cesa, CDU, cui apparterrebbe la disponibilità elettorale del simbolo, lo scudo crociato.

Uso il condizionale, valido anche per la titolarità del nome, atteso che la sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 aveva sentenziato che “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”, dunque, come abbiano potuto ereditare nome e simbolo i due autorevoli amici già democratici cristiani, in assenza del de cuius, mai defunto giuridicamente, è materia da lasciare ai giureconsulti di cui l’Italia non sembra soffrire.  Come scrive Rotondi: Non importa se i diritti siano reali o presunti, velleitari o consolidati: importa il gesto comune, la rinuncia alla privativa e dunque alla convenienza.

Come ha suggerito un magistrato avellinese, se questo accordo dovesse essere stipulato, dall’unificazione di nome e simbolo si potrebbe verificare, come sostiene Rotondi,” la possibilità di un nuovo inizio”. Anche questa volta, però, non mancano, dall’interno del CDU, voci critiche sul progetto, specie da parte di quanti hanno largamente usufruito della rendita di posizione derivante dall’utilizzo elettorale del simbolo, avendolo potuto utilizzare a proprio vantaggio nelle reiterate candidature nelle liste della destra alla quale rimangono ben avvinti…. come l’ereda.

Anche Rotondi la sua scelta a sostegno della Meloni l’ha fatta, per cui un ritorno all’unità dei DC non si potrà realisticamente realizzare permanendo questa scelta politica a priori a destra, quando la realtà della complessa e variegata area cattolica è suddivisa tra cattolici democratici, liberali e cristiano sociali, con una quota rilevante appartenente alla nutrita schiera maggioritaria dei renitenti al voto.

Come da tempo sostengo, prima di decidere le alleanze  si dovrebbe concordare un programma ispirato dai nostri valori democratico cristiani e popolari, aggiornati ai bisogni propri della società attuale, con particolare riguardo agli interessi dei ceti medi produttivi e delle classi popolari e dopo, soltanto dopo, si potrà democraticamente scegliere le alleanze compatibili con le nostre idee e al nostro programma.

Un programma che non potrà porsi che a difesa e con la volontà di attuare integralmente la nostra Costituzione, in collaborazione con le forze politiche espressione delle storiche culture: liberale, repubblicana e riformista socialista, che hanno, reso grande il nostro Paese.

Mi sono permesso di suggerire all’amico Rotondi che la nuova DC così riunita, potrebbe assumere, con gli opportuni aggiornamenti, lo Statuto del partito del 1992, l’ultimo della DC storica e come codice etico il decalogo sturziano, ancor oggi di assoluta validità.

Se questa sarà la modalità di procedere della riunificata DC, da componente sopravvissuto dell’ultimo consiglio nazionale del partito storico, come già feci nel 2012, sarò ben lieto di offrire il mio modesto contributo alla realizzazione di questo progetto.Un progetto che reclamerebbe, a mio avviso, un ruolo da protagonisti a una nuova classe dirigente da far emergere dalla base, con noi della quarta e ultima generazione DC in seconda e terza fila, in posizione di senior collaborativi, impegnati a offrire ai più giovani dei buoni consigli, senz’altra ambizione di quella di concorrere alla ricomposizione politica della nostra area culturale, sociale e politica.

Ettore Bonalberti