Osvaldo Ravoni propone un’aggiunta all’inchiesta sul cattolicesimo fiorentino svolta dal suo collega e concittadino prof. Vinicio Catturelli (“Anch’io - rivela -, pur vivendo nella campagna casentinese, a un tiro di schioppo da Bibbiena, sono montecatinese puro”). Di Bargellini – ammette - ha già detto tutto Catturelli. E che dire allora di don Divo Barsotti, il mistico fondatore dei Figli di Dio, lucido nei giudizi e irremovibile sulla dottrina? Egli certo non faceva mistero delle sue idee, che esponeva anche pubblicamente su articoli di giornale o in interviste.
C’è – aggiunge - un libro illuminante in questo senso, ovvero “I cristiani vogliono essere cristiani” edito dalla San Paolo a cura di Paolo Canal e con la presentazione di Antonio Socci, che comprende interventi del padre dal 1950 fino al nuovo secolo. Sono 350 pagine che documentano “la lucidità eccezionale con cui don Barsotti a ogni svolta dei tempi, in ogni contingenza, ha illuminato il cammino confuso di tanti cristiani indicando sempre e solo Lui, la Verità fatta carne, il suo Santo Volto, la vita vera della Chiesa”. Centra bene il personaggio Antonio Socci allorché scrive: “Don Divo Barsotti – come Maria, la sorella di Lazzaro – non ha fatto che scegliere la parte migliore e non separarsene mai, non tradire mai quel Volto amato per i legnosi e menzogneri idoli dei tempi”.
Della preghiera Barsotti diceva: “I giovani ne riscoprono in pieno il bisogno. Molti si rivolgono a concezioni e tecniche che vengono dall’Oriente e che non sono conciliabili, malgrado certe apparenze, con l’autentica preghiera cristiana. Questa è sempre un dramma, perché è un rapporto di persone con Dio Trinitario, con il Dio di Persone. Il moderno pensiero occidentale e molta religiosità orientale, invece propongono l’uomo come termine ultimo, come dio a se stesso”.
E sul Concilio come la pensava Barsotti?
“Newman, l’anglicano passato al cattolicesimo e divenuto cardinale, lo storico dei concili, ripeteva spesso che ogni Concilio è sempre un grave pericolo per la fede. È uno strumento da manovrare con grande prudenza e fermezza, da convocare dopo aversi pensato bene e solo per gravi questioni”.
E il suo giudizio su Teilhard de Chardin? Eccolo, paro, paro:
“ È il pensatore che sta dietro a molti errori che inquinano la teologia (e la mentalità moderna). Stabilisce infatti una continuità tra progresso ideologico e progresso spirituale: è il concetto di evoluzione, insomma, applicato al cristianesimo. Con vari risultati inquietanti: il peccato diventa tutt’al più un incidente, una mancanza che sarà appianata dall’evoluzione; la libertà svanisce perché uomo e umanità sono coinvolti, lo vogliano o no, in un processo ascendente comunque verso l’alto; la verità e il dogma che cerca di esprimerla diventano relativi, destinati a essere sorpassati, ciò che conta è solo davanti, verso il punto finale dell’evoluzione. E, invece, il cristianesimo autentico impone di guardare contemporaneamente al futuro, al passato e al presente”.
Ruggero Morghen