Ormai tra Report e Piazzapulita si fa a gara tra chi fa più clamore.
Un clamore mediatico che spesso però deve ricorrere ad inferenze e sillogismi per tenere talvolta in piedi le proprie tesi.
Alludo in special modo al particolare focus dedicato, in queste settimane, da certo giornalismo d’inchiesta alla nuova DC di cui è segretario Totò Cuffaro.
Senza dubbio la crescita del partito rinato dalle ceneri mai spente della DC, su cui la Magistratura ha statuito che non si è mai sciolta, ha suscitato curiosità e attenzione a un certo giornalismo di approfondimento politico, orientato, anche se Report, il cui servizio andato in onda su Rai 3 il 4 febbraio scorso (Scudi incrociati) non è sembrato del tutto strumentale, sebbene nel chiedersi benevolmente quale sia, oggi la vera DC, abbia platealmente ignorato un dato fondamentale che da l’enorme differenza con tutte le altre sedicenti DC: ossia, che a oggi nessuna di queste vanta rappresentanti nelle istituzioni, mentre la nuova DC, oggi è l’unica che ha un consenso elettorale e conseguito rappresentanze, al momento nelle istituzioni locali della Sicilia (tra le più importanti: il Comune di Palermo) e all’Assemblea regionale siciliana, di cui ne sostiene la giunta Schifani.
Un quadro diverso è sembrato rappresentarsi con la trasmissione di Formigli, Piazza pulita del 15 febbraio scorso su La7.
Qui non è apparso del tutto estraneo un certo taglio strumentale.
Oggetto dell’inchiesta sono stati gli effetti distorti di una Delibera del Comune di Palermo finalizzata a sanare occupazioni abusive.
La Delibera, il cui testo - scritto probabilmente in modo poco avveduto, ha dato la stura a forti critiche fino a costruirvi, da parte di Formigli, un preciso intento politico teso ad agevolare e legittimare illegalità e malaffare.
Così, già all’esordio, il conduttore non ha lesinato affermazioni forti: “Certi voti puzzano di mafia”.
La vicenda si cala in una realtà sociale molto incandescente, ove si registrano sacche di povertà ed emarginazioni, oggi intollerabili: condizioni assai favorevoli per facili scivoloni o seducenti scorciatoie verso il malaffare e la criminalità organizzata.
Sta di fatto che Formigli, del quale in ogni caso abbiamo rispetto della sua alta professionalità di giornalista, non si è risparmiato nelle sue stilettate, regalandoci un vero e proprio processo mediatico.
Su questa performance è sembrata andare tutta l’impostazione giornalistica del Talk show e del dibattito che ne è conseguito in trasmissione, con la partecipazione di rappresentanti politici di altre forze.
Ovviamente l’affermazione, palesemente arbitraria, di Formigli, ha scatenato la vibrata protesta di Cuffaro che opportunamente gli ha fatto notare che tale rilievo non poteva rivolgere a un partito che ha preso centocinquantamila voti nell’intero territorio regionale, dai siciliani, che ovviamente non meritano e non possono essere etichettati, così gratuitamente, come mafiosi.
Insomma una illazione che ha offeso gli elettori, mentre non trova alcun fondamento, né reale, né giudiziale.
La querelle, pur nella sua sconcertante strumentalità mediatica, porta a considerare una ipotesi congetturale che mai questo partito - la cui base culturale trae ispirazione dalla Dottrina Sociale della Chiesa, dalla totale adesione ai principi della nostra Costituzione e da una compenetrata idea di Umanesimo sociale, di democrazia e dello stato dì diritto - avrebbe voluto sentirsi lanciare addosso.
Più verosimiglianza conoscitiva aveva invece la pacata richiesta di chiarimenti sugli effetti ambigui di quella scelta politica, ma il taglio delle illazioni è rimasto pressoché identico.
Va da sé, comunque, che la famigerata sanatoria del Comune di Palermo, al di là delle possibili speculazioni, appare poco difendibile politicamente.
Essa è stata un clamoroso errore di pratica politica e un tentativo, totalmente sbagliato, in una ingenua visione solidaristica, di voler dare attuazione a due precedenti provvedimenti, (come ha continuato a chiarire Cuffaro in trasmissione) uno a livello ministeriale e l'altro di natura regionale, che propiziavano un impiego di immobili del patrimonio pubblico a fini sociali e solidaristici per i meno abbienti.
Mentre la gratuità illazione rivolta al partito di agevolare con la citata Delibera il malaffare delle occupazioni, trova la sua netta smentita nel patrimonio di valori e di principi che, partendo dalle radici ideali dell’esperienza storica della Democrazia Cristiana, orientano il progetto politico istituzionale di questa nuova DC.
Tuttavia ragione e buon senso esigono che ai nobili intenti finalistici, che trovano identità nei precipui obiettivi di presidio di ogni legalità democratica e di difesa della Costituzione e dei suoi principi, devono sempre associarsi competenza, coerenza e lungimiranza politica.
Lo stesso Cuffaro ne ha riconosciuto, in trasmissione, l’esigenza di una revisione politica delle disposizioni di quella Delibera.
Mi auguro che si dia luogo alla sua rimozione, per poi, se del caso, affrontare la questione con più attenzione, non essendo compatibili in alcun modo ambiguità normative che possano legalizzare condotte criminali o mafiose.
Questo episodio, però, o meglio la percezione che di certe scelte, e degli effetti distorti che probabilmente hanno impressionato le coscienze di un’opinione pubblica attenta, unitamente a certe inerzie(in Regione Sicilia non si percepisce il segno tangibile di una forte politica meridionalista da parte della DC che sostiene la giunta Schifani: oggi, a ben ragione, andrebbe a controbilanciare un provvedimento legislativo: l’Autonomia differenziata, che produrrà forti divari territoriali e molte discriminazioni e diseguaglianze)pone il problema di quale classe dirigente e politica il partito abbia messo in campo e di quanta competenza e acume politico si possiede.
A questo punto, quali conclusioni vogliamo trarre?
Davvero il partito ritiene coerente, con il proprio progetto di Paese e di Europa, di andare a presentarsi con queste credenziali davanti agli elettori, proclamando di essere portatore di una nuovo modello di politica interna e di un nuovo modello di Europa, mentre, non proprio surrettiziamente, certa stampa, pur nelle palesi strumentalizzazioni mediatiche, ci dice oggi che la percezione delle politiche di questa nuova DC sa, talvolta, di altro?
Questo scenario pone con la massima urgenza al partito, e agli organi interni di ogni livello, una profonda riflessione, affinché non si inciampi in pratiche politico-amministrative ambigue, tali da far percepire all’opinione pubblica, sempre più sconcertata e distante da un sistema politico dominato da un bipolarismo asfissiante, un profilo non realistico del partito
Luigi Rapisarda