Qui non si tratta di sapere se Salvini, reduce dai suoi disastri elettorali, si presenterà alle elezioni europee, e neppure se lo faranno la Meloni, o Conte, la Schlein o Renzi. Queste sono stupidaggini risultanti da rivalità personali e politiche interne.
Che i leader dei vari partiti italiani si presentino alle elezioni europee, quando si sa perfettamente che non andranno mai a Strasburgo perché troppo impegnati nelle parrocchie del Paese, è solo una questione di propaganda che lascia il tempo che trova. Non credo che la presenza di un Calenda o di un Conte possano segnare una svolta sulla politica europea dei prossimi anni.
La questione è un’altra: cosa votiamo, per quale idea d’Europa? Nessuno ci dice niente. Ognuno rema per sé e per il proprio partito, con l’occhio fisso sugli equilibri interni. Che fine farà la Lega? Il PD avrà finalmente più consensi di 5Stelle? E Forza Italia? La Meloni rafforzerà il suo consenso elettorale? Sul piano nazionale queste elezioni avranno un riscontro fors’anche importante, ma sul piano europeo?
Si vota con il proporzionale: niente giochetti. La realtà bruta dei consensi prevale, ma per fare che? Non votiamo per le teste, ma per le idee. Dove sono le idee?
Il punto è questo: se l’Europa deve vivere, e vivrà, cosa intendono portare alle assise di Strasburgo i nostri futuri parlamentari? Solo i loro corpi fisici (se poi saranno presenti)? È un po’ poco.
Queste elezioni sono politiche, non per i singoli Paesi membri, ma per tutta l’Europa. Quale politica europea auspicano gli Italiani? A giudicare dalle esternazioni, nulla: tirare avanti come se il mondo fosse sempre lo stesso. Ma non è così.
Il pianeta sta vivendo una convulsione politica, ambientale, alimentare e militare di primaria grandezza. Cosa pensano i nostri candidati di proporre per affrontare questi problemi? Solo un rimescolamento delle alleanze dei gruppi parlamentari europei?
In realtà, sovrastano le questioni belliche, in Ucraina e in Palestina. Fino ad ora, che ha fatto l’Europa? Fornire un po’ di armi a Kiev e fare molti piagnistei in Terrasanta. Tutti parlano di pace ma ci si guarda bene dall’intervenire, in un modo o in un altro. La guerra mondiale è latente, ma cerchiamo di rimuovere l’idea stessa di un conflitto allargato. Purtroppo, il fragore delle armi non si combatte con il chiacchiericcio diplomatico o dei giornalisti, i nuovi santoni della politica internazionale. La pace deve essere un obiettivo centrale. Se non c’è la pace tutto il resto non ha alcuna importanza.
Cosa pensano di proporre i nostri candidati al Parlamento europeo? Dovrebbe esserci un programma d’intenti comune: forzare l’Unione europea ad intervenire, con le buone o con le cattive, per fermare i massacri e impedire l’allargamento dei conflitti.
Non è possibile che un dittatore come Putin o uno squinternato come Netanyahu possano ricattare tutti e mettere a soqquadro il mondo nel silenzio ostile, ma complice, delle nazioni. Disquisire sulle ragioni storiche o morali dei conflitti, dove tutti, in fondo, hanno ragione, è compito degli studiosi, ma non è politica. È solo un modo elegante per evadere il problema.
Il mondo di oggi, come sempre, si basa sugli interessi, non sulle motivazioni morali o sui diritti umani. Questi vengono dopo. Quali sono gli interessi europei? Fondamentalmente il nostro interesse è che queste guerre alle frontiere europee finiscano, indipendentemente da ciò che possono pensare gli Stati Uniti. Alleati sì, ma con giudizio.
Dobbiamo aspettare l’esito delle elezioni americane per prendere una posizione decisa? Questi davvero sono fatti nostri. Il contadino romeno o l’operaio lituano o il marinaio olandese sono molto più coinvolti dei loro equivalenti americani. Tanto, se il meglio degli Stati Uniti sono Biden e Trump, non c’è da stare allegri.
Fino a ora è mancata una qualunque azione decisa. Financo gli Houti, di cui non avevamo mai sentito parlare prima, hanno da dire la loro e ricattano l’Europa perché l’Europa “sta con Israele” e loro stanno con i Palestinesi. Bloccano i traffici per Suez, e il danno è nostro (soprattutto italiano), non degli Stati Uniti. Sono lontani e le navi vanno direttamente al di là dell’Atlantico senza passare per il Mediterraneo.
L’Unione europea non c’è sulla scena internazionale. Anche l’Ungheria alza la voce (l’Europa ci ha fregato. Facciamo una marcia su Bruxelles). Sono notizie dell’ultima ora. L’Europa non ha una politica estera (e Dio sa quanta ce ne vorrebbe!), non ha un esercito comune, ma solo balocchi nazionali, sogna le case green e l’intelligenza artificiale, ma non ha una politica industriale comune, tranne per la filettatura delle viti o lo spessore dei battistrada.
Il liberalismo blando di questi anni ha accecato gli interessi europei e sviluppato le multinazionali altrui. In prospettiva, c’è la guerra a TikTok. La grassa Europa è un continente grigio alla mercè di qualunque cialtrone che faccia la voce grossa. Va bene così?
Andare alle elezioni europee senza dire nulla su questi temi della pace e della guerra sarebbe colpevole. Ricatto per ricatto: ma davvero la Russia vuole uno scontro nucleare? Davvero Israele non si può fermare se l’Europa lo minaccia?
L’illusione dei populisti o dei nazionalisti (dell’Europa non me ne importa nulla, faccio tutto da solo), si scontra con la realtà delle cose. Per fortuna sembra acqua passata. Siamo tutti sullo stesso bigoncio, pieno di spazzatura.
Cerchiamo di uscirne.
Stelio W. Venceslai