È ormai costume del quotidiano Avvenire svalutare l’impegno di laici credenti nel riattivare la Democrazia Cristiana, ma forse non si tratta solo di Avvenire se la cronaca che pubblica di un incontro di aggregazioni laicali a Trieste in preparazione della 50.ma Settimana Sociale che si terrà proprio a Trieste a luglio ripete la svalutazione, almeno stando a quanto scrive l’inviato di Avvenire Marco Iasevoli.

A conclusione della sua cronaca è riportata la seguente frase: “Tornare indietro a schemi passati non si può, la Dc certo viene rievocata, ma l’esempio che più viene richiamato è piuttosto quello di don Sturzo e della via popolare”.

Se questa conclusione riflette il pensiero delle varie aggregazioni laicali, viene da chiedersi quale conoscenza esse abbiano della storia politica dei cattolici. Il popolarismo e i partiti del Zentrum nati in risposta all’enciclica Rerum Novarum, prima nell’impero asburgico che in Italia, hanno la stessa natura e la stessa motivazione che hanno avute le democrazie cristiane.

Non estranei al cambio di nome, anche in Italia, errori politici dei partiti del Zentrum e popolari. Furono i vecchi “popolari”, con Sturzo e Degasperi, a comporre, con altri più giovani, specie intellettuali formati alla Cattolica, in modo unitario la Democrazia Cristiana.

Quando nel 1994 Martinazzoli propose di chiudere l’esperienza DC e inaugurare quella del PPI, il Consiglio Nazionale della DC lo approvò quasi unanime, complice anche in questo caso errori compiuti dalla DC nel praticare forme di finanziamento illecite.

E il PPI giunse poi a spaccarsi, con una parte che aveva mantenuto il simbolo DC e la denominazione democratico-cristiana e l’altra che si trasformò poi in lista civica “Margherita”, che si fuse poi con il PDS (principale successore del PCI). Difficile dire che vi siano differenze fra tradizione popolare e tradizione democratico-cristiana tali da giustificare un giudizio positivo per il futuro impegno politico di cattolici per la prima e negativo per la seconda. 

Popolarismo e democrazia cristiana designano esperienze guidate da un unico obiettivo: offrire ai cittadini italiani impegni politici ispirati alla dottrina sociale della Chiesa, o, se si vuole, al pensiero sociale cristiano, nella sua integralità.

Chi sente più simpatia per un richiamo al popolarismo può quindi essere motivato solo da un certo richiamo di novità, mentre chi la sente per la denominazione democratico-cristiana è motivato dalla continuità con un partito, la DC, che non è stato solo colpevole di pratiche di finanziamento illecito, ma protagonista della costruzione di uno stato e di una società italiani assai positivi, con persone di grande statura politica e morale, e non in chiave nazionalista, ma di valorizzazione delle solidarietà europea e globale.

Grazie a procedure giuridiche ineccepibili la DC ha ricostituito i suoi organi in piena e totale continuità con la DC di Sturzo, Degasperi, Moro e molti altri e la continuità per molti può essere un valore da non perdere. Non si tratta di “tornare indietro a schemi passati”, ma di andare avanti, dopo trent’anni di frammentazione.

Forse se Avvenire non avallasse giudizi unilaterali, anche gli esponenti delle aggregazioni laicali che si preparano alla 50.ma Settimana sociale potrebbero rivedere le loro posizioni.

 

sen. Renzo Gubert