Dialoghi aperti, a cura di Luigi Rapisarda. Il bilancio della nuova DC, ad un anno dalla segreteria di Totò Cuffaro.  Conversazione, senza veli, tra il presidente del Collegio Unico dei Probiviri, Avv. Luigi Rapisarda e il segretario politico del partito, Sen.Totò Cuffaro, sui temi del partito,dell’Europa, del Paese e della Pace

 

1) Il bilancio di un anno dal XX Congresso della DC. Quali risultati?

Rapisarda: È appena passato un anno dal XX Congresso della DC che ti ha eletto segretario del partito.

Sembra un paradosso, ma i fatti ci dicono che tu hai avuto più successo quando eri Commissario regionale in Sicilia, con rilevanti risultati alle amministrative e alle regionali, che da segretario del partito.

Come te lo spieghi?

E quale bilancio fai della tua azione politica?

Cuffaro: In sicilia conosco tutto e tutti ed ho lavorato, con una squadra di volenterosi democristiani, per quasi tre anni e i risultati sono sotto glli occhi di tutti. Il bilancio del primo anno dal XX Congresso non è esaltante ma è positivo. Dove abbiamo trovato collaborazione, i risultati sono evidenti. Dove abbiamo dovuto scontrarci con delle vecchie logiche che si ritengono inamovibili stiamo impiegando più tempo per consolidarci nei territori.

2) Una segreteria viziata di leaderismo?

Rapisarda: Una speciosa strumentalizzazione mediatica e alcune ambiziose anticipazioni di linea politica sono sembrate andare in assonanza con un certo personalismo - vizio che oggi affligge la gran parte delle forze politiche - a detrimento della connaturata collegialità che ha sempre caratterizzato l’azione politica della Democrazia Cristiana.

Pensi sia una percezione distorta o ritieni che sia il caso di un graduale ricondursi agli stili e ai metodi di una maggiore collegialità nel governo del partito?

Cuffaro: La DC Nuova rappresenta un progetto ambizioso che interpreta la democrazia come partecipazione attiva di giovani, donne e tanti cittadini entusiasti e animati da ideali di ispirazione centrista e liberale.

È la speranza di rinnovamento che non può essere negata a nessuno, né tantomeno alle nuove generazioni.

È un modo nuovo di fare politica: imparare a fare tesoro degli errori del passato, conoscere la storia e saper analizzare il presente caratterizzato da molteplici cambiamenti culturali sociali ed economici, mettere a servizio competenze qualificate per la realizzazione di una società dove il bene comune e il rispetto dei diritti fondamentali siano l’obiettivo primario.

In Italia, ad oggi, manca un valido progetto di centro, un partito che porti avanti una politica non urlata ma pensata, manca qualcuno che abbia voglia di creare una nuova classe dirigente.

Nel dare avvio a questo progetto, ho pensato alle parole di Alcide De Gasperi che diceva: “un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista alle prossime generazioni”.

3) Il partito e la sua dirigenza ibrida

Rapisarda: L’idea, da te propiziata, di affidare a personalità appena entrate nel partito, e con un background culturale e di azione politica non certo assimilabile ad una coerente identità democristiana, ruoli dirigenziali di supporto alla tua segreteria, non sembra aver giovato molto al partito: soprattutto quando si è andati a bussare alle porte del Ppe.

Quanto ritieni che abbiano pesato, nel mancato accoglimento nella grande famiglia dei popolari europei, certi retroterra culturali e taluni peculiari profili politici, più vicini alle demagogie dell’antipolitica e di un preconcetto antieuropeismo, espresse in palese doppiezza di ruoli, tra Bruxelles e Palermo?

Cuffaro: Non credo abbia influito.

Anzi nel breve spazio in cui avevano acconsentito che ci fossimo ma senza simbolo cosa da noi poco gradita ci avevano fatto capire che avrebbero gradito candidatura donna alla quale penso tu ti riferisci.

4) Una rinascita? Oltre lo stretto, molto al di sotto delle aspettative!

Rapisarda: Sebbene l’intero anno di questa tua segreteria sia stato attraversato da una infaticabile azione politica, i tentativi di rinascita organizzativa e politica del partito, nelle differenti realtà territoriali della nostra penisola, mostrano che il lavoro di rifondazione, al di là dello stretto, non è andato oltre le buone intenzioni; tanto da non far apparire plausibile una soddisfacente raccolta delle firme per la presentazione di una lista propria alle Europee.

Così il partito si è trovato costretto a fare il giro delle sette chiese.

Con il risultato che nessuna delle forze politiche, sedicenti centriste, si è disposta a condividere simboli e candidati, lasciandoci con il cerino in mano.

Ti è sembrato un risultato onorevole, dopo gli ambiziosi propositi espressi ben un anno fa?

Cuffaro: Avendo trovato poca cosa in quasi in tutti i settori, ho fatto tesoro di tutte le posizioni e le funzioni, disponibili a collaborare, per tentare una mappatura del territorio (in parte inesistente) per ricostruire un tessuto connettivo idoneo a far risorgere un grande Partito che, ricordo a me stesso, è tral'altro privo di rappresentanza parlamentare fatto quest'ultimo che ha inibito e inibisce attualmente qualsiasi azione politica. Per il futuro sono fiducioso. Mi auguro e auguro al Partito che, al piùn presto, si possano concretizzare le condizioni per garantire una base logistica ed economica in grado di supportare ogni e qualsiasi azione di qualunque genere , sia essa politica che promozionale che è necessaria per riportare la DC ad un livello competitivo adeguato. I vuoti si riempiono con contenuti programmatici, politici e personali. I vuoti potranno essere colmati con il coinvolgimento sul campo di tutti indistintamente, i più bravi in prima fila con la fronte alta. Sarà interessante sapere il numero dei tesserati regione per regione del 2023 e del 2024 per testare il senso di appartenenza alla Democrazia Cristiana. Sarà indispensabile conoscere da tutti i dirigenti illuminati ( vecchi e nuovi) tutte le iniziative pregresse( pre xx congresso) e attuali nel campo politico amministrativo attuate nel territorio di appartenenza e non.

5) Porte chiuse nell’area centrista. Perché?

Rapisarda: Il recente bilancio della tua instancabile attività politica, volta a trovare alleanze in partiti affini, disposti ad una coabitazione di simboli e di identità, ti ha riservato l’amarezza di un niet a tutto campo.

C’è una spiegazione politica per la chiusura così netta da parte delle diverse forze centriste compulsate?

Cuffaro: Non c’è stata la chiusura delle diverse forze centriste ma solo quella di Tajani FI. C’è stata invece la federazione con Noi Moderati che sono forze centriste. FI non ci ha voluti per banali interessi elettorali. La preoccupazione, fondata per la verità, che il candidato DC della Sicilia venisse eletto a scapito del loro candidato. È prevalsa una logica di difesa del candidato di appartenenza piuttosto che la possibilità di fare un PPE più forte

6) L'inaspettato no di Tajani ad una lista congiunta nel nome del Ppe

Rapisarda: So che il deciso no ad una lista a doppio simbolo con FI, anche in ragione della storica appartenenza della DC al Ppe, che inizialmente sembrava accreditarsi, ti ha creato molta sofferenza. Persino il governatore della Sicilia, Schifani ne ha stigmatizzato il poco garbo istituzionale. Come si spiega questo capovolgimento di linea da parte di Tajani?

Cuffaro: Tajani ha subito il veto del candidato siciliano Falcone e della Chinnici/Lombardo. La preoccupazione/veto della Chinnici del mio trascorso giudiziario è soltanto uno specchietto per le allodole. Confesso che mi ha causato tanta amarezza.

7) Una conventio ad excludendum?

Rapisarda: Si è avuta l’impressione di una comune conventio ad excludendum che ha caratterizzato l’atteggiamento dei partiti centristi verso la tua persona, più che verso il partito.

Eppure, a buon diritto, dopo la condanna, che hai dignitosamente scontato, e una riabilitazione che ti ha restituito la pienezza dell’esercizio dei diritti, avevi, ed hai, tutte le carte in regola, nello spirito dell’art. 27 della Costituzione, per un pieno reinserimento in ogni ambito della vita sociale e politica.

Come ti spieghi questa chiusura?

Cuffaro: Nessuna spiegazione è ammissibile in una società civile moderna dove la convivenza e la dialettica politica dovrebbero essere governate dal rispetto dei diritti fondamentali sanciti anche dalla nostra Carta Costituzionale.

Una “conventio ad excludendum” che ha il sapore solo della totale incapacità di confrontarsi in un contraddittorio leale fatto di idee e contenuti.

Una conventio ad excludendum” che tradisce l’inadeguatezza, la vacuità e l’ignoranza di coloro che ritengono legittimo porre veti inammissibili all’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti.

Eppure nessuno riuscirà a non farmi sentire parte integrante della società e come tale a servizio del bene comune.

8) Cosa è rimasto del sogno: “I have a dream?

Rapisarda: Al momento del tuo insediamento, pronunciando la profetica frase “I have a dream”, che fu l’idea guida di Martin Luther King, nel suo movimento di liberazione dei neri d'America dalle palesi disuguaglianze, molto intenso è sembrato il proposito di una connotazione più movimentista e radicale del partito, pur non ignorando l’idea di recuperare alla linea del partito i principi base del popolarismo di don Sturzo come leva attrattiva strategica per la ricomposizione dell’area cattolica attorno ad una rinnovata Democrazia Cristiana.

In questa visione è sembrata prevalere una oggettiva emarginazione degli esponenti di quei filoni culturali meno acconci a quello spostamento su obiettivi di ampliamento dei diritti - oggi fin troppo cangianti e talvolta poco identificabili in una coerente dimensione ordinamentale - rispetto ad un forte impegno sulle questioni sociali e sulle politiche solidariste e di convivenza civile e pacifica tra i popoli, anche nel quadrante europeo.

Considerati i magri risultati, come abbiamo avuto modo di constatare, con la mancata disponibilità della lista denominata Stati Uniti d’Europa, ad un possibile abbinamento elettorale, ti è sembrata una felice idea vagheggiare certi orizzonti non propriamente in linea con il patrimonio di valori del partito?

Cuffaro: Comincio rispondendo dalla fine..

La lista Stati uniti d'Europa ha più punti in comune con la Democrazia cristiana 2.0 di quanto voi possiate immaginare e ve ne chiarisco anche le ragioni.

Quando abbiamo iniziato la ricostruzione della Democrazia cristiana nuova, insieme ad un gruppo di giovani uomini e donne impegnati, militanti e attivisti, provenienti da diverse aree politiche, ho promesso, anche sulla scorta della mia storia personale, che la democrazia cristiana nuova sarebbe stata un tantino radicalizzante.

 Ecco la sfida ed ecco il sogno, il mio sogno che poi è diventato il nostro sogno che è stato quello di rilanciare un partito storicamente valoriale, ancorato fortemente al valore della famiglia naturale, al principio di sussidiarietà e dell'accoglienza, ma plurale aperto e plurimo soprattutto nel rispetto delle diversità.

Siamo democristiani e non rinunceremo mai alle nostre ragioni, ma siamo anche nel 2024 e ripensare il risorgimento di un partito nato nel 1943, sarebbe stato miope da parte mia ed anacronistico. 

Ritornando alla lista stati uniti d'Europa ti dico che sulla giustizia siamo assolutamente concordi, talmente vicini, che la capolista candidata alle europee nel collegio sicilia e sardegna è la mia amica Rita Bernardini con la quale condivido un percorso prima umano e poi politico attivo con  Nessuno Tocchi Caino.

Sull'accoglienza siamo concordi talmente tanto che come sapete sono impegnato in prima persona ad aiutare la comunità burundese attraverso l'associazione Aiutiamo il Burundi, alla quale tantissimi amici democristiani-e non solo-donano aiuti umanitari di ogni genere.

Sulla pace tra i popoli la democrazia cristiana ritene che tra un aggredito e un aggressore, ci si debba  solidalmente avvicinare al popolo aggredito, ma senza dimenticare che anche i popoli che aggrediscono subiscono la guerra, e mi pare che anche questa sia una visione comune alla lista stati uniti d'europa.

Un marinaio può anche avere il vento a favore ma se non ha chiara la destinazione da raggiungere a poco serve il vento favorevole.

La democrazia cristiana sa dove vuole andare. La nostra è la democrazia cristiana di De Gasperi, pioniere dell'idea Europeista e federale, stati che lavorano insieme e che si sostengono a vicenda e anche qui credo che ci siamo..

Come vedi, non siamo poi così lontani!

Dei diritti umani si è spesso fregiata la sinistra, appropriandosi di battaglie che storicamente non gli appartengono e che affrontano in maniera ideologica, noi invece tentiamo di affrontare certi temi con una visione laica delle cose perchè questo ci permette di difendere anche chi non si sente legato alla dottrina sociale della chiesa, che indubbiamente è e rimarrà un pilastro fondante del nostro partito, ma che non per questo limiterà mai il pensiero politico e le sue conseguenti scelte, perché il nostro è un partito di idee e di ideali non di ideologie e i nostri giovani e la nostra classe dirigente di oggi e di domani dovrà sempre tenere presente che un politico deve compiere delle scelte, talvolta coraggiose, spesso incomprensibili a molti, ma esclusivamente volte alla realizzazione del bene comune.

9) Un vuoto programmatico che non ha giovato ad accreditare l’identità della nuova DC

Rapisarda: La frenesia organizzativa che ha caratterizzato questa segreteria, così da soverchiare l’altrettanta doverosa necessità di elaborare un manifesto di contenuti programmatici che dessero chiara l’idea di una seria e lungimirante visione di paese e di Europa, ha finito per sacrificare quella parte identitaria del partito che avrebbe dovuta trovare una precisa esplicitazione programmatica nel quadro delle tante sfide cruciali ed epocali che da un po’ di anni reclamano, prepotentemente, soluzioni credibili e lungimiranti, se non vogliamo correre il rischio di mutazioni climatiche, ambientali e sociali, irreversibili.

Quali spiegazioni dai per questo vuoto programmatico che il partito avverte nell’ambito dell’intenso dibattito che attraversa, da tempo, le forze politiche?

Cuffaro: La DC non ha alcun vuoto programmatico, siamo stati l'unico partito a presentarci a tutte le competizioni elettorali con un programma scritto, stampato e donato agli elettori, proprio perchè un programma esiste, abbiamo le idee e soprattutto sappiamo come affrontare le sfide che ci vengono proposte a tutti i livelli e lo abbiamo dimostrato in tutti i comuni in cui la democrazia cristiana è presente, nelle città metropolitane di Palermo e Catania e per finire all'assemblea regionale dove i nostri sei deputati di concerto col governo regionale lavorano alacremente per portare avanti riforme utili alla collettività.

Ad un anno dal nostro insediamento in regione erano 17 i ddl, 32 gli atti ispettivi.

Oggi non so più quanti saranno diventati, ma mi informerò con i miei deputati e assessori.

Purtroppo non siamo ancora ben presenti in altre regioni.

Dobbiamo lavorarci tutti.

Sulla transizione ecologica, gia dai tempi in cui ero presidente della regione, ho mostrato interesse e sensibilità al tema, portando avanti la battaglia dei termovalorizzatori, per la quale sono stato massacrato: battaglia che purtroppo non si è mai concretizzata, con danni enormi per il nostro ambiente e per la nostra economia.

Ora se mi permetti una domanda vorrei farla io, con l'auspicio che diventi spunto di riflessione:

Dopo la relazione sulla nostra attività politica e parlamentare, secondo voi la democrazia cristiana è stata esclusa dalla competizione elettorale europea per la mia condanna o perché siamo troppo ingombranti nelle idee e nei numeri?

10) Manovre interne che mirano a nuovi assetti della segreteria?

Rapisarda: Si ha l’impressione che nel partito covi un certo clima di faida interna negli organi di vertice.

La recente prospettazione, ad uso interno, di un piano organizzativo e finanziario, disegnato, come fosse un progetto esecutivo di natura aziendale, per dare al partito una strutturazione quasi manageriale, pur se motivato da un certo malessere su come sta andando il partito, non appare compatibile con la specificità di metodo e stile con cui la DC si organizzava nei territori.

Mentre quel progetto si acconcia di più con quei partiti nati a tavolino, con tanto di guru e istituti demoscopici, costruiti attorno ad un leader indiscusso che si nutre dei consigli di una ristretta élite, non propriamente compatibili, nel perpetuarsi di scelte politiche, spesso appannaggio esclusivo del capo o del padre-padrone del partito, a quegli assetti interni, nello spirito dell’art.49 della Costituzione, mai attuato.

Una degenerazione che, deformando i modelli di partito in organismi chiusi, ha impedito il fisiologico ricambio della classe dirigente.

Quale opinione ti sei fatta, in merito?

Cuffaro: Nessuna faida interna e quanto meno fra i vertici fra cui ci sei anche tu. A proposito del piano organizzativo e finanziario, lo ritengo indispensabile e improcrastinabile. Sarà anche l'occasione per passare ai raggi X la realtà del nostro Partito che ha tutte le potenzialità per poter esaltare i propri ruoli che, a volte, vengono "congelate" ad arte da coloro che forse stanno dietro le quinte non per organizzare e sostenere gli attori ma per fargli mancare l'ossigeno e il sostegno necessario per farli esprimere al meglio.

Ben venga una gestione manageriale del Partito, oggi però mi viene difficile pensare come farlo senza una sede di partito (da 8 mesi lottiamo per prenderla in locazione in luoghi idonei) senza una necessaria fonte economica e finanziaria(sul cc bancario solo poche centinaia di euro che si esauriscono in tanti piccoli rivoli di spesa, a volte inutili).

Mi auguro che in base alla Costituzione, art. 49, tutti, nessuno escluso, possano concorrere al Bene comune del Partito, senza proclami, dissertazioni, e cattiverie che a volte possono celare frustrazioni o ciniche posizioni strumentali. Concluse le elezioni europee, tireremo le somme e i risultati delle stesse e faremo il punto, nelle opportune sedi, sulla realtà del partito della Democrazia Cristiana.

11) L'assalto del governo all’equilibrio dei poteri e alla centralità del parlamento

Rapisarda: C’è in questo momento, a ridosso dell’appuntamento elettorale per il rinnovo delle Istituzioni europee, un vero e proprio assalto alle strutture portanti della nostra architettura costituzionale.

Così non si fa più velo di una visione culturale e ideologica prigioniera di qualche retaggio di tempi passati( ma c’è già chi, in Ungheria, ha inaugurato questa nuova versione di governo: la Democratura) che mira, come prioritario obiettivo, all’indebolimento della centralità del parlamento, a tutto vantaggio di un accentramento di poteri in capo all’esecutivo, che vuol farsi scudo di una diretta investitura popolare del premier per rendersi tetragono di fronte a qualsiasi conflitto di poteri.

Forse per troppo tempo certa destra si è attardata sulle letture del politologo tedesco, Carl Schmitt?

Ora, nell’ambito di una prospettiva federativa con l’area dei cattolici liberali(Lupi, Cesa, Tajani, ecc.) che sostengono convintamente questa coalizione, che ha come  malcelato obiettivo lo spostamento dell’alleanza tra Ppe e socialisti europei, a tutto vantaggio dei conservatori, che non disdegnano di andare a braccetto con M. Le Pen e con Zemmour, ritieni davvero che si possa operare nel nostro paese ed in Europa, in stretta alleanza con queste destre populiste e sovraniste?

Cuffaro: Purtroppo il tentativo di minare l’equilibrio dei poteri e’ continuo e viene da più parti.

C’è una visione culturale/ideologica, nuova/ antica, camuffata dal desiderio di  più stabile governabilità che certamente porta allindebolimento delle prerogative e della centralità del Parlamento.

Non possiamo dire che sia una esclusiva caratteristica della destra, basti pensare al tentativo referendario  di Renzi che per fortuna non è andato a buon fine.

Penso che i Popolari possano e debbano essere un argine a queste derive populiste.

Noi siamo Democratici Cristiani e siamo Popolari e non populisti.

Noi siamo Democratici Cristiani e siamo democratici e non sovranisti.

Noi siamo per difendere e custodire e valorizzare il destino infinito di ogni uomo, cardine essenziale della famiglia della società e delle istituzioni democratiche.

12) La deriva populista è sempre più temibile, mentre l’attacco strumentale della Lega di Salvini al Presidente della Repubblica è un preludio pericoloso

Rapisarda: La deriva populista e autocratica che stanno cavalcando le destre di governo, con comizi sempre più espliciti nel perseguire modelli di Europa, più a misura delle nazioni che dei popoli, pone le premesse per un organismo difficilmente governabile, apparendo impresa ardua amalgamare e rendere compatibili specificità politiche differenti che privilegiano, fortemente, visioni ed accentuazioni sovraniste, ove fa da battistrada il modello ungherese di V. Orban, incompatibili con l’obiettivo di quegli Stati Uniti d’Europa che esigerebbe un trasferimento di quote di sovranità su cui le destre sovraniste non sono disposte a cedere.

Ne fa eco il virulento ed ingiustificato attacco, al Capo dello Stato, nel giorno della festa della Repubblica, ad opera della Lega di Salvini, secondo il quale l’aver fatto, nel suo discorso un richiamo al processo di integrazione europea, sarebbe da leggersi come un tradimento dei precipui interessi dell’Italia e dei valori della nostra Costituzione.

Una ragione in più per non farci demordere un solo minuto dal prioritario impegno etico e sociale nel contrasto alla proposta di premierato, che qualcuno non ha esitato a definire “eversiva”.

Qual è la tua opinione in merito?

Cuffaro: C’è  una preoccupazione diffusa  per la deriva populista e autocratica delle destre di governo in Europa, e l’attacco della Lega al Presidente della Repubblica italiana è la conferma che l’Italia non è esente dalla necessità di contrastare proposte come il premierato, considerate "eversive".

Certamente il modello sovranista promosso da questi partiti è incompatibile con il progetto di un'Europa federale unita e integrata, perché ritiene una cessione di sovranità che le destre non sono disposte a concedere.

Ritengo l'ascesa del populismo e del sovranismo in Europa rappresenti una sfida significativa per il progetto europeo che portano avanti i popolari .

La visione di un'Europa frammentata, dove ogni nazione privilegia i propri interessi a scapito della cooperazione e dell'integrazione, può minare la stabilità politica ed economica dell’intero continente.

Ritornando alla critica al Presidente della Repubblica, fatta esclusivamente perché ha sostenuto l'integrazione europea, potrebbe anche essere interpretata come un tentativo di delegittimare le istituzioni democratiche e di promuovere un'agenda politica che privilegia il nazionalismo.

La questione del premierato e delle riforme costituzionali merita un dibattito approfondito, dove le implicazioni per la democrazia e la governance del paese siano valutate con attenzione. È importante che il dibattito pubblico rimanga focalizzato sui principi democratici e sulla necessità di preservare l'equilibrio dei poteri, evitando derive autoritarie.

13) La riscrittura della Costituzione, in tema di giurisdizione, con l’introduzione della Separazione delle carriere

Rapisarda: Si registra, contestualmente, una convergente opera di destrutturazione delle regole basilari sulla giurisdizione.

In altre parole, con l’attuale proposta di separazione delle carriere, si sta riesumando il vecchio refrain che da tempo ha impegnato il mondo dell’avvocatura, in particolare le Camere penali, e molta parte del centrodestra ai tempi di Berlusconi, con propositi di riforma, mai realizzati.

Di per sé non sarebbe altro che la naturale logica conseguenza dello spirito del processo accusatorio - come elaborato dalla commissione ministeriale presieduta dal prof. G.D. Pisapia, ed introdotto nel 1988, nel sistema ordinamentale, su proposta del guardasigilli Vassalli - con l’attuazione di una reale parità tra accusa e difesa, pretesa anche dall’art.111 della Costituzione.

È una scelta che sacrifica, a giudizio dell’Associazione nazionale magistrati, quella cosiddetta cultura della giurisdizione che, in una visione garantista, connoterebbe attualmente la funzione del pubblico ministero, la cui espressione più evidente è data dal fatto che il magistrato inquirente non cerca solamente le prove dell’accusa, ma ha il dovere di investigare, se esistono, anche su prove a discarico dell’indagato.

Nella pratica non ne abbiamo visti molti di questi casi.

Sicuramente, se meglio applicata, avrebbe potuto evitare in anticipo tanti processi conclusisi con pronunce assolutorie.

Con l’attuale proposta di riforma, questo non potrà più avvenire.

Si andrebbe, al contrario, verso una maggiore assimilazione del pubblico ministero ad una funzione prettamente poliziesca.

Peculiarità che porrebbe l’inquirente fuori dalle guarentigie di indipendenza della magistratura, con tutte le conseguenze possibili.

Soprattutto se il disegno dovesse proseguire con l’abolizione del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale,

nel qual caso si porrà inevitabile la subordinazione all’esecutivo dei pubblici ministeri.

Cuffaro: La separazione delle carriere non ha la funzione di velocizzare il processo, come molti detrattori sostengono. Non è questa la finalità della riforma, bensì quella di separare due figure (magistrato giudicante e inquirente) che nella pratica processuale appare troppo promiscua. Vassalli introdusse in Italia il sistema accusatorio definito “misto”, diversamente da quello americano definito “puro”. Questa riforma si inserisce ed esplica in maniera efficace la riforma Vassalli. In un sistema accusatorio, Accusa e Difesa devono stare sullo stesso piano e devono avere gli stessi poteri ed a sua volta devono essere equidistanti da chi giudica. Vi deve essere un giudice terzo che allo stato degli atti non vi è. Quante volte ad esempio una richiesta di applicazione di misura cautelare del Pm viene convalidata dal Gip senza che quest’ultimo avesse realmente letto la richiesta fino in fondo. Separare le carriere significa porre le due parti processuali in modo equidistante da un giudice terzo che non potrà più avere commistioni col proprio collega inquirente. Peraltro allo stato attuale avviene che magistrati inquirenti poi diventano magistrati giudicanti e ciò rende ancora più promiscua quella equidistanza che volle Vassali con la sua riforma. Peraltro la separazione delle carriere era qualcosa che lo stesso Giovanni Falcone voleva. Falcone inoltre era anche favorevole alla abolizione della obbligatorietà dell’azione penale, così come avviene in America. Peraltro le carriere sono separate in tanti paesi europei e il pericolo di sottoposizione della magistratura inquirente alla politica non vi è. Inoltre la considerazione che il Pubblico Ministero ha il dovere di ricercare anche le prove a favore dell'indagato, in quanto rappresenterebbe una parte processuale neutra, indipendente ed imparziale non è fedele a ciò che realmente avviene nelle aule di giustizia. Infatti il Pm si atteggia ormai da decenni ad essere l'Avvocato dell'Accusa, senza mai portare in giudizio gli elementi a favore dell'indagato. Mai. Peraltro la norma che imporebbe al Pm di portare anche gli elementi a favore della difesa (art. 358 cpp) non prevede alcuna sanzione, per cui è rimasta lettera morta. Anzi, nella pratica avviene che il Pm in modo spesso irragionevole si contrappone agli strumenti processuali deflattivi, in quanto per loro ogni rinvio a giudizio che si trasforma in condanna fa statistica anche ai fini della loro progressione professionale. Per cui ragionare su un Pubblico Ministero che si fa promotore anche delle istanze difensive è pura retorica accademica, sganciata dalla prassi giudiziaria.

14) Anche la Magistratura, dopo lo scandalo “Palamara” non sembra aver fatto piena autocritica, ma lo scontro tra poteri non aiuta a recuperare fiducia nelle istituzioni.

Rapisarda: Di certo non si può ignorare il clamoroso scandalo ”Palamara”, che ha travolto, in questi anni recenti, la magistratura.

La quale ha subito anche un rilevante calo di fiducia.

E non si può dire che le pronunce sulle inchieste in corso, sul caso, abbiamo sciolti tutti i nodi di questo strano intreccio tra politici e toghe, finalizzato a pilotare le scelte dei vertici dei Distretti giudiziari più importanti.

Tuttavia appare sbagliato il metodo usato.

Un più oculato coinvolgimento dei rappresentanti sindacali della magistratura, assieme ai rappresentanti dell’avvocatura, avrebbe evitato l’idea, come sembra serpeggiare nelle affermazioni del presidente dell’Anm, Santalucia, di un provvedimento punitivo verso la magistratura.

Non è un buon segnale.

Uno scontro di poteri, anche latente, non aiuta a trovare le migliori soluzioni.

E a rimanere in croce finisce per essere, ancora una volta, la Giustizia, con tutte le sue lentezze, con i problemi di un difficile passaggio, a regime, del processo telematico e con la poca efficienza di taluni istituti di deflazione processuale, che non trovano la più efficiente applicazione.

Qual è la tua idea in merito?

Cuffaro: Separare le carriere  eviterebbe quel carrierismo venuto fuori dallo scandalo Palamara e si eviterebbe di dare troppo potere alle correnti della magistratura. L'associazione nazionale magistrati ha dimostrato nel tempo di non avere gli anticorpi per eliminare il problema delle correnti. All’interno dell’Anm si fa politica e vi sono associazioni magistratuali che rappresentano l’estrinsecazione dei partiti politici all’interno dell’organo di autogoverno del CSM.

Lo scandalo Palamara ci ha insegnato che ci sono processi di rilevanza mediatica e dai risvolti politici dove l'estrazione politica di chi giudica o di chi indaga può fare la differenza. Occorre pertanto eliminare il correntismo.

Detto ciò l’ implementazione del processo telematico non è di certo intralciata da una riforma che vuole separare le carriere dei magistrati. Semmai occorrono maggiori fondi da destinare al comparto giustizia per comprare i Pc da destinare alle aule dei tribunali e alle cancellerie per poter realmente avviare il processo telematico. Allo stato mancano tali strumenti e quella parte della Riforma Cartabia che ha previsto l'introduzione ed implementazione anche del processo penale telematico è rimasta inattuata. Ma non solo.

Andrebbero spesi maggiori fondi per il comparto delle Forze dell'Ordine che non hanno strumenti adeguati per condurre le indagini. Hanno ad esempio strumenti telematici obsoleti. Occorre spendere di più. La riforma costituzionale che si vuole approvare tuttavia non deve essere interpretata in funzione punitiva o  inquadrata nel senso di acuire lo scontro tra la magistratura e la politica e di peggiorarne i rapporti.

Peraltro va detto che tale riforma costituzionale è nell'aria del centrodestra da decenni.

Per ultimo credo che se Giovanni Falcone era favorevole alla separazione della carriere  qualcosa vorrà pur dire. Non sarebbe il miglior modo di onorarlo mettendo in pratica le sue idee in tema di politica giudiziaria, anziché fare spesso ipocrite passerelle?

15) L’Autonomia differenziata. Un vantaggio o uno svantaggio per il Sud?

Rapisarda: La recente approvazione al Senato del testo normativo sull’Autonomia differenziata, non fa dormire sonni tranquilli ai tanti amministratori, soprattutto dell’area del meridione, rispetto alle regioni più ricche di risorse e di gettito.

E la preoccupazione di molti amministratori non è strumentale.

Con l’approvazione definitiva e l’introduzione a regime di questa normativa si teme un ulteriore fattore di diseguaglianza e di impoverimento dei territori meno fortunati.

La Regione Sicilia, che già gode di uno Statuto speciale, emanato ancor prima dell'entrata in vigore della nostra Costituzione, ha una giunta di centrodestra cui partecipa la nuova DC con due assessori.

Come si sta organizzando per fronteggiare questa nuova realtà ordinamentale?

Ritieni comunque che questa riforma possa giovare alla Sicilia, quanto il Pnrr, per risolvere meglio alcuni atavici problemi strutturali?

Cuffaro:L’idea alla base dell'autonomia differenziata (proposta e al vaglio delle Camere) è potenzialmente buona ma si scontrerà con tre aspetti :

1. Leadership. Oggi la centralità delle scelte è fatta raccogliendo i migliori uomini disponibili tra tutte le Regioni Italiane.

2. Determinare i LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) è difficile sia per classificazione che per valutazione del “peso” che avrebbero in relazione alle persone di riferimento ed alle condizioni socio economiche delle singole regioni.

3. Solidarietà Nazionale. Già nel 1950 Luigi Sturzo si esprimeva a riguardo: “La nostra aspirazione è quella che le energie locali possano bene e ordinatamente sviluppare e consolidarsi, non contro uno stato unitario, ma entro lo stato e garantite dallo stato” (Luigi Sturzo, Politica di questi anni,1950-51;p.72). Sturzo,convinto assertore del regionalismo, sostiene con chiarezza che “gli ordinamenti locali vanno inquadrati in quelli nazionali”.

Tale pensiero è ad oggi attualissimo perché, se è vero che l’Italia ha una territorialità così varia che l’indirizzo unitario dello stato deve poter essere adattato alle esigenze regionali, è altrettanto vero che alcune Regioni, per conformazione geografica e/o per assenza di risorse economiche, non sarebbero in condizione di garantire una gestione dei servizi comuni con le proprie risorse.

Per quanto sopra si ritiene che, benché la legge sia motivata da una spinta positiva e finalizzata a mettere in competizione le singole Regioni, al fine di mettere in moto l’ottimizzazione delle singole risorse e spronare al miglioramento di tutte le macchine amministrative Regionali, è necessario calare siffatta legislazione nella realtà, dove le eccellenze non sono comuni e dove le idee di ottimizzazioni non sono sempre a portata delle singole amministrazioni.

Essendo le persone eccellenti, merce rara, ritengo che l’applicazione delle autonomie differenziate, nel concreto, aumenterà i divari tra chi è virtuoso nel gestire una Regione economicamente più forte rispetto alle restanti Regioni, meno floride, che saranno “governate” da persone normali.

16) Il Premierato: una sfida inedita che non trova comparazione con nessun altro modello al mondo

Rapisarda: Grande risonanza sta avendo la recente approvazione dei primi articoli, da parte del parlamento, sulla proposta di premierato.

È sicuramente da inquadrare intanto come mossa strumentale a beneficio di un maggior ritorno elettorale, dato che ancora non c’è un comune intendimento tra le forze di maggioranza su alcuni punti di questa proposta.

Chiaro però appare il fatto che questo progetto di riforma costituzionale, che ha come obiettivo quello di scardinare i delicati equilibri tra poteri ed istituzioni,  costruiti dai padri costituenti attorno al principio base della centralità del parlamento, collocherebbe le due Camere in una posizione di subalternità rispetto alla supremazia di un esecutivo, reso intoccabile da un voto popolare, tanto da degradare persino le prerogative e il ruolo di rappresentanza dell’unità nazionale del Capo dello Stato, che peraltro verrebbe a perdere il potere di scioglimento delle Camere, a tutto vantaggio delle nuove funzioni monocratiche del premier.

Qualche costituzionalista non fa velo di connotarne tutta la valenza eversiva di questa proposta, stante il fatto che il procedimento di revisione avviato si dispone ad una destrutturazione massiva, con consistente  sbilanciamento dell’equilibrio dei poteri e della saggia incidenza dei contrappesi che, a mente dei costituenti dovevano essere il basamento immutabile della nostra Carta Costituzionale.

Qual è il tuo pensiero in merito?

Cuffaro:In merito al premierato non ho un'idea ben delineata, anche se devo dire che non  mi  convince.

Sicuramente l'individuazione del presidente del governo da parte degli elettori mi sembra inquadrarsi in una visione del principe illuminato.

Che generalmente è illuminato per un tempo non lunghissimo.

Oggi, poi, vi è il marketing politico che fa presa sugli elettori come se vi fosse la vendita di un prodotto e questa è una visione della politica che ha molte facce,  buone ma anche pericolose.

Per me il governo e il capo del governo deve essere scelto da una parte degli eletti, che conoscono la persona a prescindere da come appare al pubblico.

La guida non necessariamente deve essere simpatica, ma sicuramente capace.

L’Italia è una democrazia ancora giovane e gli italiani non credo siano preparati ad una scelta così importante.

17) L’imminente proposta dell’area cattolico-popolare di una petizione popolare per l’introduzione del Cancellierato

Rapisarda: Il possente assalto alla Costituzione repubblicana, soprattutto sul versante delle funzioni e delle prerogative delle Istituzioni e su quello, altrettanto cruciale, della giurisdizione e dell’autogoverno della magistratura, non può farci restare inerti.

Come cattolici democratici e popolari abbiamo messo in piedi un tavolo di lavoro con cui abbiamo quasi finito di elaborare un testo per una petizione popolare di riforma costituzionale che articola un progetto di Cancellierato, sulla falsariga del modello adottato dalla Repubblica federale tedesca, con sfiducia costruttiva e legge elettorale proporzionale, per assicurare la più capillare rappresentanza del territorio.

Qual è la tua opinione in merito?

Cuffaro: L’idea del Cancellierato alla Tedesca con sfiducia costruttiva mi convince molto solo se legata ad una legge elettorale proporzionale.

La legge proporzionale garantisce la piena democrazia e la possibilità di una seria a capillare rappresentanza del territorio, oltre che ad una vera possibilità di selezione della classe dirigente, parlamentare e di governo.

18)La Pace: come arrivare a sedersi ad un tavolo credibile?

Rapisarda: L’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, oggi candidato del Pd alle Europee, propone lo scioglimento della Nato.

Le sue parole sono inequivocabili:”Se le alleanze non servono la pace e da difensive diventano offensive vanno sciolte. Sciogliamo la Nato. Non si può fare in un giorno, ma va fatto.”.

Allo stesso tempo destano molta perplessità.

Anche io penso che sia una proposta infelice, e molto pericolosa, perché lascerebbe scoperto di un’efficace difesa tutto il versante europeo nell’eventualità di una malaugurata escalation dell’offensiva russa.

Al di là dei tanti problemi di natura difensiva che una così temeraria scelta imporrebbe ai diversi paesi dell’Europa, non risolvibile in tempi brevi, sarebbe un'imprudenza incalcolabile con i tanti venti di guerra globale che soffiano sul Continente europeo e sulle sponde mediorientali del mediterraneo.

Oltre al fatto che si darebbe la stura a versioni nazionaliste che finirebbero per ostacolare fortemente il difficile cammino verso gli Stati Uniti d’Europa.

Che idea ti sei fatto su queste proposte intorno al tema della pace?

Cuffaro:Bisogna lavorare tutti per la pace, soprattutto quelli che saranno eletti. Non si può pensare di raggiungere la pace senza rendere centrale ed efficiente la diplomazia. Pensare di annientare l’avversario è pura utopia.

Un’Europa più unita, capace di sviluppare una propria originale politica internazionale è fondamentale per creare un nuovo equilibrio di pace nelle relazioni fra i blocchi di alleanze.

La diplomazia europea ha anche una lunga e consolidata esperienza e gli Stati devono far prevalere le ragioni della mediazione a quelle delle armi.

19) Una campagna elettorale tutta al di fuori dei temi reali dell’Europa

Rapisarda: Il tema della pace è senz’altro l’argomento che sta più a cuore ad un opinione pubblica, altrimenti distratta dalle tante diatribe ideologiche, di cui quotidianamente si rendono protagonisti i leader di partito, mentre i problemi strutturali del paese si moltiplicano o si incancreniscono.

Ancora più preoccupante è il collasso della Sanità che non è più in grado di assicurare cure necessarie a tutti, scivolando, inarrestabilmente, verso l’assistenza privata, attorno a cui è cresciuto il business delle polizze assicurative, quando non si sborsi di tasca propria per far fronte alle urgenze.

C’è poi il grande capitolo del potere d’acquisto, con i salari il cui adeguamento, quando c’è, non riesce più a far fronte all’aumento dei prezzi: soprattutto nel comparto alimentare, generando nuovi stili di vita sociale; mentre la deriva verso nuove forme di povertà, che sta, sempre più, investendo le classi medie, è divenuta, oramai, inarrestabile.

Qual è la tua opinione in merito?

Cuffaro: Si fa appello allo spirito che mosse i tre padri fondatori: Robert Schuman, Konrad Adenauer, e Alcide De Gasperi. Ma di quella Europa cosa rimane oggi?

Non è affatto vero che rimanga ben poco. Le ragioni che stavano alla base delle scelte dei padri fondatori dell’Unione europea mantengono ancora la loro decisiva importanza. Anzi, questi anni, pur con le inevitabili difficoltà frutto di storie e identità diverse delle singole nazioni dimostrano che nessuno Stato europeo da solo, può oggi affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali che interessano tutti i Paesi del mondo. Né può da solo trovare una soluzione alle tensioni nei rapporti tra blocchi di influenza internazionale. Chi vuole meno Europa, non solo sbaglia, ma non sa guardare lontano.

Torniamo alle origini. Cosa si deve recuperare di quella esperienza?

Cito innanzitutto il concetto di centralità della persona, oggi in parte smarrito.

La cultura europea, basata sulla centralità della persona, della sua dignità e relazionalità, e sul riconoscimento dei diritti umani, è un unicum nel panorama internazionale. Non a caso in Europa si trova il welfare più sviluppato e i servizi alla persona fanno parte della vita sociale e collettiva.

Dopo 5 anni di guerra mondiale, si ripartì con il  dare impulso a tutte quelle forme di partecipazione della società, nel creare risposte ai bisogni delle popolazioni.

Su questo tessuto di aggregazioni, comunità e corpi intermedi, stava la scommessa di dare vita a un incontro fra popoli per creare un soggetto europeo capace di valorizzare il contributo di tutti. Di tutto ciò c’è urgente bisogno non solo in Europa, ma nel mondo intero.

20) La dirigenza Ucraina chiede armi per una controffensiva che vada a disinnescare le postazioni militari in territorio russo

Rapisarda: L’escalation delle azioni belliche, sempre più cruente, nella guerra che imperversa tra la Russia di Putin e l’Ucraina, sta ponendo, sempre più impellente, il problema di un potenziamento militare, con l'esplicita richiesta di armi in grado di colpire obiettivi strategici in territorio russo.

È uno snodo pericoloso soprattutto per i paesi della Nato.

Mentre l’America di Biden mantiene una certa prudenza, per nel quadro di nuove mirate aperture, c’è già un fronte più oltranzista, a cominciare dalla Polonia, Finlandia, i paesi baltici, il Regno Unito e, ad intermittenza la Francia, che spingono per un sostegno più corposo dell’offensiva militare di Kiev.

L’Italia, assieme alla Germania, anche se già Scholz affaccia delle aperture, guardano, con sfumature diverse, ad un sistema di aiuti deputati a sostenere la cortina difensiva per liberare i territori occupati dalle milizie russe.

Quale posizione ritieni più coerente con i tradizionali obiettivi di politica estera dell’Italia?

Cuffaro: Non esiste una coerenza in politica estera se non nelle priorità per difendere gli interessi italiani. Un esempio significativo è l'astensione all'ONU sulla questione palestinese. Il nostro paese ha una rilevanza nella geopolitica militare diversa rispetto ad altre potenze e deve ormai identificare la sua posizione con quella europea. Se guardiamo agli Stati Uniti, le loro scelte su Ucraina e Palestina sono influenzate principalmente dalle dinamiche interne, poiché le proteste devono essere interpretate in vista delle elezioni presidenziali di novembre.

21) La virulenta reazione di Netanyahu al brutale attacco di Hamas del 7 ottobre scorso

Rapisarda: La durissima risposta militare che ha mobilitato il governo Netanyahu, per quanto comprensibile, ha preso una deriva irrefrenabile facendo pagare, soprattutto alle famiglie palestinesi, e tra essi, tante donne e bambini, il prezzo di un micidiale programma di bonifica di quei territori dalle milizie di Hamas, che difficilmente, facendosi scudo tra la popolazione, divengono facili obiettivi.

Lo stesso Biden, unitamente a tanti altri capi di Stato, hanno reclamato una maggiore prudenza.

Occorre che si giunga prima possibile ad un cessate il fuoco per trovare, davanti ad un tavolo negoziale, i presupposti per una pace duratura, partendo dal riconoscimento dello Stato della Palestina, e assicurando le massime garanzie di sicurezza dei confini per entrambi i popoli, secondo il generale principio, sancito dall'Onu: due popoli, due Stati.

Qual è la tua posizione in merito?

Cuffaro: Pur condannando Hamas non si può accettare il massacro di civili che è in atto con l’invasione di Gaza .

La risposta ai fatti del 7 ottobre colpisce soprattutto la popolazione Palestinese inerme come donne e Bambini che sono diventati le altre vere vittime del tragico massacro del 7 ottobre, oltre tutti gli ostaggi ancora in vita .

Va auspicata una soluzione immediata come d’altronde chiedono anche gli Stati Uniti a Netanyahu.

22) Un doveroso ricordo di A.Alessi

Rapisarda: Il compianto on. A.Alessi ci ha lasciati da un anno e mezzo, con la serenità di sempre e la testimonianza, in una grande fede, di un lineare e generoso impegno politico.

Si è avuta l’impressione che, negli ultimi mesi prima del suo ritorno nella casa del Signore, quel filo di fiducia politica, che si era avviato con la tua nomina a Commissario regionale della Sicilia, si fosse rotto.

Quali ricordi conservi della sua pregevole cultura politica, improntata, tra l’altro, al proseguimento di un progetto di meridione di cui fu illustre espressione il padre, on. Giuseppe Alessi, cofondatore della DC e primo presidente della Regione Siciliana?

Cuffaro: Ricordo l’on. A. Alessi come un uomo di grande integrità morale che ha coltivato col solerzia per tutta la sua vita la passione per la  politica, alimentando con un forte senso di responsabilità la volontà di rendere la nostra Sicilia una terra sempre più feconda.

Non c’è da stupirsi, la sua cultura politica geneticamente ereditata dal padre l’on Giuseppe Alessi cofondatore della DC e primo presidente della Regione Siciliana, fu profondamente radicata nei valori Democratici e Cristiani,  che il compianto On. A Alessi ha portato avanti con passione e determinazione credendo sempre in un percorso di sviluppo e giustizia sociale per la nostra Sicilia.

Forse la percezione che si è avuta all’esterno circa il distacco di Alessi dalla scena politica attiva è stata dovuta a dinamiche interne mal raccontate e indubbiamente ai cambiamenti che il contesto politico regionale ha subito negli ultimi 4 anni, Ma all’interno della Democrazia Cristiana posso assolutamente affermare che l’impegno di Alberto Alessi non è mai venuto meno e, il suo prezioso contributo è stato sempre caratterizzato da una visione lungimirante e da una profonda fede, che lo hanno sostenuto anche nei momenti di difficoltà.

La testimonianza del suo impegno lineare e generoso rimane un esempio di come la politica possa essere un servizio disinteressato e volto esclusivamente alla realizzazione del bene comune. La sua eredità culturale e politica continueranno ad essere per noi democristiani un punto di riferimento basato sui valori fondanti della nostra cultura politica, custodendo gelosamente la volontà di volere migliorare la nostra società.

 

Luigi Rapisarda