Leggo di una affermazione in merito a Buttiglione e CDU. Vorrei darle una risposta, essendo stato uno degli attori del processo considerato. Procedo per punti per semplicità e brevità.
1. il pensiero sociale cristiano nella sua integralità comprende il principio della laicità della politica. Il superamento dell'integralismo fa parte del pensiero sociale cristiano ( a differenza di quello mussulmano). Il Concilio Vaticano II lo ha espresso in modo chiaro. Non mi risulta che Buttiglione e CDU lo abbiano dimenticato.
2. Non so dove abbia colto che Buttiglione e CDU volessero rilegittimare il PPI aggragandosi a Berlusconi. Ricordo benissimo come il problema da affrontare fosse quello di allearsi con forze politiche per superare i vincoli posti dalla legge elettorale per poter avere una rappresentanza istituzionale. Su questo ci fu la divisione dentro il PPI del quale Buttiglione era divenuto segretario. In una seduta drammatica dl Consiglio Nazionale PPI si sancì la divisione, aspra, tra chi da tempo aveva sposato l'alleanza con la sinistra con Prodi e chi, invece, ritenenva contrastare con valori importanti tale alleanza e aveva già preso contatti con FI e destra. Con una votazione non chiara nella partecipazione al voto la proposta Buttiglione di alleanza a centro-destra non ottenne per poco la maggioranza. Ricordo che Buttiglione riunì i suoi amici più stretti per valutare la scelta delle sue dimissioni. A far decidere Buttiglione a non farlo fu il legame di "opere" che CL vedeva sostenute da Berlusconi. A rappresentare tale legame fu Roberto Formigoni, che avrebbe lasciato il PPI con tutto il mondo sociale rappresentato da CL (e derivati) se Buttiglione si fosse dimesso e si fosse seguita la linea rappresentta da Gerardo Bianco ma di fatto egemeonizzataa da Andreatta (capogruppo Camera) (ma c'era anche l'attuale Presidente della Republica e decisivo Marini, che passò dal sostegno a Buttiglione a quello all' Ulivo di Prodi-Andreatta). L'idea che il PPI dovesse legittimarsi con rapporti con FI non passava per la testa di nessuno del PPI.
3. Vero che Buttiglione, con i suoi legami anche col mondo tedesco democratico cristiano appoggiò l'accettazione di FI nel PPE, ma FI berlusconiana era orientata ad essere un partito liberale radicale di massa. Solo alcuni (Baget Bozzo, Fontana...) peroravano il legame con il PPE. L'adesione al PPE di FI rafforzò il PPE e segnò una strada migliore di quella che il partito-azienda desiderava. E' stato un merito di Buttiglione. Che poi per questioni di bottega nelle recenti europee FI abbia posto veti nei confronti della DC suscite delusione e disapprovazione.
4. La capacità di incidere dei partiti CCD-CDU-UDC (ma si potrebbe aggiungere la formazione UDR fondata da Cossiga, con l'appoggio a D'Alema e Governo di centro-sinistra) è stata probabilmente modesta, ma il rimprovero di essere stata modesta mi sembra ingeneroso. La forza in politica non dipende dal desiderio o dalla capacità, ma innanzitutto dal peso elettorale, che per le formazioni post-DC è sempre stato modesto. Non mi pare però che chi ha scelto la strada di sinistra abbia ottenuto risultati di peso in direzione di una presenza democratico-cristiana. Anzi, per avere candidature e posti di potere hanno dissolto il PPI, lo hanno poi trasformato in una civica, la Margherita, per poi dissolversi nell'unione con il post-PCI aderendo al PD. Persone come Bianco o il già Presidente nazionale di Azione Cattolica senatore Alberto Monticone si sentirono tradite.
5.Qualificare una delle componenti della DC come adusa a manganello e chiusura in stanze mi sembra infamante. La DC in tutte le sue componenti rappresentava ampi strati di popolazione e le articolazioni in correnti corrispondevano all'articolazione culturale del popolo cattolico. Hanno saputo convivere e garantire bene comune, compresa nel dopoguerra la difesa della democrazia, in presenza di un PCI legato a Mosca e un sindacato, la CGIL, braccio del PCI. Il giudizio sulla DC dal 1943 in poi non può essere improntato a manicheismo. Giusto criticare qualche scelta di ordine pubblico fatta da qualche ministro o capo del governo democristiani, ma la fruttuosa stagione centrista e del primo centro-sinistra va considerata.
sen. Renzo Gubert