Il 19 agosto 2024, 70.mo anniversario del ritorno alla Casa del Padre del servo di Dio Alcide De Gasperi ha segnato una tappa importante. Il Vice Gerente del Vicariato di Roma, l’arcivescovo Baldassarre Reina ha celebrato la messa di suffragio nella basilica di San Lorenzo al Verano in Roma e ha annunciato:  «Siamo consapevoli che la celebrazione di quest’anno assume un significato particolare poiché si sta per chiudere la fase diocesana del processo di beatificazione; la raccolta e lo studio delle testimonianze e degli scritti del presidente De Gasperi danno forma a una esemplarità di vita a tutto tondo in cui spiritualità, impegno politico, visione del futuro e servizio alla chiesa si intrecciano in una sintesi davvero evangelica che non è soltanto pratica di fede ma dimensione autentica di essa».

La notizia ci riempie di gioia anche perché ne eravamo all’oscuro.

Ma che cos’era successo?

Fin dal 2022 il processo per la causa di beatificazione del Servo di Dio Alcide De Gasperi è passato per competenza dall’Arcidiocesi di Trento al Vicariato di Roma. Un passaggio che ha sortito un rinnovato slancio. Un iter che – se concluso positivamente - prevede il successivo passaggio al Dicastero Vaticano delle Cause dei Santi per le ulteriori fasi del processo.

E’ legittimo chiedersi come mai questo passaggio? Pur ammettendo di non conoscerne i fatti, vale la pena soffermarsi sull’iter compiuto nella Diocesi Tridentina e lo stop da essa effettuato sul prosieguo del processo diocesano.

Il processo di canonizzazione è avviato da tempo. Convinto ammiratore della singolare ed esemplare testimonianza cristiana di Alcide De Gasperi e raccogliendo le crescenti sollecitazioni per avviare l'iter per la canonizzazione, l'arcivescovo di Trento Alessandro Maria Gottardi il 28 gennaio 1987 volle sentire il parere dei Vescovi della Conferenza Episcopale delle Tre Venezie sull'ipotesi di iniziare un procedimento canonico per il riconoscimento da parte della Chiesa delle singolari, e certamente eminenti virtù cristiane dello Statista trentino, uomo libero e forte che nelle circostanze più dolorose e nelle occasioni più difficile rispose alla chiamata divina con il suo singolare servizio, dimostrandosi modello di sapienza, maestro di speranza e, divenendo nel suo delicato e arduo ministero, lungimirante profeta e coraggioso testimone. Pur ottenendo l'assenso unanime dei vescovi Triveneti, l'iniziativa rimase allo stato di proposta.

L’8 dicembre 1992 il Successore dell'arcivescovo Gottardi, monsignor Giovanni Sartori, si rivolse alla Santa Sede, «avendo ricevuto istanza dal postulatore padre Tito M. Sartori osm e il consenso della Conferenza episcopale triveneta», per chiedere il nulla osta all’introduzione della causa. Il cardinale Felici, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, il 29 aprile 1993 concesse il nulla osta e si aprì così la “fase diocesana” del processo di canonizzazione.

Perché allora si è ... fermato il processo diocesano nonostante l’accordo dei vescovi del Triveneto? Il 18 settembre 1993, il compianto monsignor Wilhem Egger, vescovo di Bolzano e Bressanone, pur riconoscendo «le forti motivazioni cristiane e ideali» che avevano permesso l’avvio del processo di canonizzazione di Alcide De Gasperi, fece capire senza troppi giri di parole che dichiarò che la popolazione altoatesina «non aveva accolto favorevolmente” l’introduzione del processo di beatificazione. Ed erano espresse “severe riserve circa l’azione politica di De Gasperi, in rapporto alla soluzione del problema dell’Alto Adige… al punto tale che il processo canonico potrebbe costituire, almeno per una certa parte di fedeli di lingua tedesca, un problema anche sul piano religioso».

Il riferimento è al noto “accordo De Gasperi/Gruber” raggiunto a Parigi il 5 settembre 1946 per regolare la qyestione altoatesina. In base a esso veniva garantita alla popolazione di lingua tedesca e di tradizioni tirolesi una larga autonomia e un esteso potere esecutivo in ambito regionale, che sarebbero stati formalizzati nella costituzione della Provincia autonoma di Bolzano e in seguito nello statuto speciale concesso dal governo italiano al Trentino-Alto Adige.

La decisione di Alcide De Gasperi di estendere i privilegi concessi a Bolzano anche a Trento non poté non scontentare una parte dell’opinione pubblica: quella di ceppo tedesco della propria regione d’origine che accusò di menzogna il Presidente del Consiglio.

Ho avuto modo di farne parola della questione direttamente con il senatore a Giulio Andreotti il quale, dimenticando la sua proverbiale calma e pazienza mi disse animatamente: “Posso assicurare e testimoniare che Alcide De Gasperi non mentì. Anzi: posso dire che la provincia di Bolzano non avrebbe mai ottenuto la sua autonomia se non fosse stata concessa anche alla provincia di Trento”. E mi pregò di dire all’allora arcivescovo di Trento S.E. mons. Luigi Bressan di mettersi in contatto personale con lui - “fin che è in vita” -per essere ascoltato come teste e dissipare questo dubbio assolutamente inesistente.

Una conferma autorevole di questa ipotesi è offerta da monsignor Igino Rogger, sacerdote della Diocesi di Trento, il quale scrive: «L'11 novembre 1991 mi trovai a fungere da interprete per la deposizione resa da Gruber a Vienna nei preliminari del processo canonico per la beatificazione di Alcide De Gasperi. Profittando alquanto della mia posizione cercai di approfondire l'interrogativo su quelle che potevano essere state le intenzioni di De Gasperi nel dilatare al Trentino l'autonomia prevista come necessaria per la salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico degli abitanti di lingua tedesca dell'Alto Adige. Chiesi infatti a Gruber se fosse possibile che De Gasperi, nell'idea di agganciare l'autonomia dei trentini a quella dei sudtirolesi, secondo un'idea che egli certo favoriva e per la quale aveva acquisito simpatizzanti anche nel Sudtirolo, avesse fiducia che tale inclusione tornasse a vantaggio dei sudtirolesi stessi nel processo di realizzazione di essa. Gruber rispose testualmente: "De Gasperi ne era convinto: se l'autonomia si realizza per i trentini, diventa un fatto irreversibile. Se si realizza per i trentini, si realizza anche per i sudtirolesi; ogni pericolo di vanificarla verrà respinto anche dai trentini".

Recentemente è venuta alla luce una lettera indirizzata a Karl Gruber il 4 febbraio 1948, in cui De Gasperi scrive testualmente: "Rispondo in ritardo alla sua cortese lettera del 10 gennaio scorso ... Sono lieto di farlo oggi, essendo in grado di poterle comunicare che le consultazioni coi rappresentanti delle popolazioni locali hanno avuto per esito la definitiva elaborazione di uno Statuto per l'autonimia della Regione "Trentino Alto Adige" (approvato dall'Assemblea costituente), nei quali sono stati pressoché interamente accolti i desiderata espressi da Vostra Eccellenza nella lettera cui rispondo...." (Alcide Degasperi, Una vita a tappe, Lettere e commenti, Ed. l'Adige2021).

Accolta la notizia del passaggio del processo da Trento a Roma, non posso che esultare e ringraziarne il buon Dio. Sperando che Roma sia sollecita nel chiudere  e passare gli atti al Dicastero per le Cause dei Santi

Tommaso Stenico