Il primo capitolo assume i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile in materia ambientale per ascoltare le grida della creazione e per "trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare " (19). Il Papa in questo primo cpaitolo compie "un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica" (15).

Il primo argomento è quello del cambiamento climatico: "I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità" (25). Se "il clima è un bene comune, di tutti e per tutti" (23), l’impatto più grave della sua alterazione rivade sui più poveri; tuttavia “molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici” (26). "La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile " (25).

Il tema dell'acqua: il Papa dice senza mezzi termini che " l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Privare i poveri dell’accesso all’acqua potabile “significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità”. (30).

Perdita della biodiversità. "Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre" (33). Essi non sono solo eventuali "risorse" sfruttabili, ma hanno un valore in sé. In questa prospettiva "sono lodevoli e a volte ammirevoli gli sforzi di scienziati e tecnici che cercano di risolvere i problemi creati dall’essere umano"; ma che l'intervento umano, quando è messo "al servizio della finanza e del consumismo, in realtà fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia"(34).

Il debito ecologico. Nel quadro di un'etica delle relazioni internazionali, l'enciclica afferma che c'è "un vero e proprio debito ecologico" (51), soprattutto tra il Nord e il Sud. Di fronte al cambiamento climatico ci sono "diverse responsabilità”(52), e sono maggiori quelle dei paesi sviluppati.

Conoscendo le profonde divergenze su questi temi Papa Francisco si mostra profondamente colpito dalla "reazione debole" contro le tragedie di tante persone e popolazioni. Anche se ci sono esempi positivi (58) segnala "un’ecologia superficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità" (59). In mancanza di cultura adeguata (53) e la volontà di cambiare stile di vita, produzione e consumo (59), mentre è urgente "creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi" (53) .

 

Teofilo