La storica enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII venne pubblicata il 15 maggio 1891, esattamente 131 anni fa. Trattasi di una enciclica “intorno alla condizione operaia” e che ancora oggi costituisce un documento fondamentale della dottrina sociale del cattolicesimo.
La grande statura intellettuale e politica di Leone XIII emerse inattesa in un momento in cui la "questione romana" sembrava aver confinato il papato nella cittadella vaticana. Leone XIII ha colto i problemi chiave della propria epoca: la nuova forma degli Stati e delle loro relazioni, la questione operaia nel mondo industriale.
Il Capitale di Marx, nel 1848, poneva la base delle proprie intavolazioni positive sulla scorta del divieto di sfruttamento del lavoro per ragioni sociali. Le politiche liberiste invece affermavano la difesa della proprietà privata e dell'uso eccessivo della forza lavoro soprattutto in relazione ai pochi diritti dei lavoratori. Nessuno dei due schieramenti però guardava alle esigenze etiche di tale attività.
La struttura dell'enciclica è semplice: dopo poche frasi di penetrante descrizione del "male sociale", un capitolo critica il "falso rimedio" che è il socialismo, nocivo nelle sue conseguenze, ingiusto nella sostanza perché disconosce la proprietà privata, essenziale alla natura umana, e perché imposta in maniera errata i rapporti fra lo Stato, la famiglia e i beni. Infatti Il socialismo individuava nella proprietà privata l’origine di tutti i mali della società. Il marxismo considerava la storia umana come storie delle lotte per la conquista del potere da parte delle diverse classi sociali.
Segue la lunga parte fondamentale che si sviluppa attorno a tre soggetti indispensabili per guarire questo male sociale: la Chiesa che insegna e agisce (nn. 13-24), lo Stato che interviene ai fini del bene comune (nn. 25-35), le associazioni professionali (di proprietari e di operai) che devono organizzare il campo sociale (nn. 36-44). La conclusione è un richiamo ai diversi attori sociali.
Scopo dell’Enciclica fu quello di cercare una giusta mediazione tra le parti, garantendo i diritti e i doveri di ognuna: la classe operaia non doveva mettere in atto forme improprie di difesa attraverso le idee di rivoluzione, di invidia ed odio verso i più ricchi ma, doveva prestare fedelmente l’opera pattuita senza recare danno alla proprietà e alla persona dei padroni; i padroni dovevano evitare di ridurre in condizione di schiavitù gli operai impedendo loro la pratica religiosa mediante orari di lavoro eccessivi, ma dovevano pagare il giusto salario al lavoratore.
Veniva auspicato un accordo tra le classi con l’istituzione di organizzazioni miste di padroni e operai escludendo del tutto lo sciopero come strumento di lotta. Il testo, dunque, tende a tutelare i lavoratori pur riconoscendo le fasce privilegiate e denunciando il pericolo di ateismo e di rivoluzione sociale insito nelle ideologie socialiste e comuniste per la lotta di classe. L’enciclica fornì un’alternativa politica al socialismo e al capitalismo europeo: in tutta Europa si moltiplicarono le società cattoliche e nacquero le prime banche cooperative.
La “Rerum Novarum” delineò una concezione così moderna della società e dello Stato che solamente oggi, dopo il tramonto delle utopie marxiste e il crollo dei regimi del socialismo reale da esse prodotti e la devastante crisi che attraversa il capitalismo speculativo e finanziario, possiamo valutare in tutta la sua attualità ed adeguatezza ai problemi del nostro tempo. Prova ne sia l’intuizione dell’importanza del principio di “sussidiarietà”, secondo il quale lo Stato può e deve intervenire solamente quando i privati, i singoli e le varie comunità naturali, quali le famiglie gli ordini professionali, gli Enti locali: non sono in grado da soli di raggiungere i propri scopi
Alla Rerum Novarum si richiamò il movimento cattolico per le riforme sociali, che politicamente si organizzò nei vari partiti: dal Partito popolare italiano di Don Luigi Sturzo alla Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi.
L'Enciclica è importantissima per avere una visione totale delle reazioni provocate dalla Rivoluzione Industriale e dalla successiva nascita della Questione Sociale. Essa è stata detta la Magna Charta della dottrina sociale cristiana e il suo valore è altissimo ancora oggi. Tant’è che
- La Quadragesimo Anno di papa Pio XI, ha ricordato, appunto i 40 anni.
- Paolo VI con Octogesima adveniens ne ricordò gli ottanta.
- E Giovanni Paolo II con Centesimus Annus ha celebrato il centenario.
Alla Rerum novarum risalgono oggi ancora i cattolici ogni qualvolta vogliono designare l'atto originario con cui la Chiesa intera è stata chiamata ad affrontare la questione sociale nel cuore del mondo moderno.
Teofilo