Il 22 maggio 2023, 150° dalla morte di Alessandro Manzoni, ha risvegliato ovunque l’attenzione sul grande autore de I Promessi sposi e degli altri suoi scritti. Personalità importanti hanno visitato i luoghi manzoniani rendendo omaggio alla sua memoria. Nella casa di Alessandro Manzoni il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di alta ispirazione, ha raccolto in queste due parole gli ideali e gli affetti dei due grandi padri del Risorgimento, tanto illuminati quanto disarmati. Riguardo all’amicizia merita un’attenzione lo studio di Rita Zama, dell’Università Cattolica.

Il suo contributo “L’amicizia fra Manzoni e Rosmini” appare nel n. 237 della Rivista Communio: “Parlare dell’amicizia fra Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini è molto più che raccontare una vicenda storica: è entrare nel cuore pulsante dell’Ottocento, un cuore che, per tanti suoi aspetti, non ha smesso di battere e, anzi, può ancora irrorare il nostro presente con la sua vitalità, il suo colore e le sue intuizioni”. (Ivi, pag. 62).

La loro amicizia parla ancora nei luoghi che conservano le tracce degli incontri tra il poeta e il filosofo. Vincenzo Vela ha scolpito la statua nella posizione di Rosmini teologo in ginocchio, seguendo il parere del Manzoni e di Francesco Paoli.  La sponda piemontese del Lago Maggiore, tra Stresa e Lesa, ne rimane tuttora riconoscente. Quando i parenti stavano per recarsi in villeggiatura al mare, egli, impossibilitato, optava per il lago, perché “con Rosmini il lago mi diventa mare!”.

Il dono speciale all’amico.  Rosmini reputava Manzoni il poeta del suo cuore, Manzoni riteneva Rosmini il filosofo della sua mente. Il Trentino custodisce un tesoro manzoniano. Entriamo nella Biblioteca storica della Casa Natale di Antonio Rosmini a Rovereto. Si tratta dei tre volumi de I Promessi sposi, cioè una delle mille copie distribuite il 25 giugno 1827.  È conservata qui, con la nota, a firma di Rosmini: “per dono dell’autore”. Ambedue impegnati per l’Italia. Alcune puntualizzazioni del rosminiano Umberto Muratore, scritte nel 150° dell’unità d’Italia, appaiono illuminanti. Data per acquisita la necessità di un’Italia unita, libera e indipendente – già nel 1823 Rosmini a Rovereto pregava per l’Italia - «bisognava poi tenere conto di un altro fatto.

L’Italia reale era formata da tanti popoli, cresciuti per secoli con costumi, culture, dialetti e tradizioni differenti. (…). Rosmini ogni tanto illustrava a Manzoni questo suo sogno federalista, ma non riusciva a convincerlo. Il poeta lombardo, noto per la sua tenacia pari alla proverbiale mitezza, concludeva: “La federazione è un’utopia brutta, l’unità un’utopia bella”. L’unificazione immediata sembrò dare ragione a Manzoni. Da qualche decennio si comincia a pensare che forse sarebbe stato bene ponderare meglio anche le ragioni del filosofo trentino». (Rosmini per il Risorgimento. Tra unità e federalismo, U. Muratore, Edizioni rosminiane, pag. 58).

Alessandro Manzoni «amico e figlio spirituale» di Antonio Rosmini. Era ascritto all’Istituto della Carità. Per completare l’argomento dell’amicizia tra i nostri due è opportuno accennare alla forma di amicizia cristiana che Antonio Rosmini ha codificato nelle Costituzioni, tuttora praticata anche qui da noi. Ne sono parte integrante, pur rimanendo nel proprio stato di vita, coloro che ne fanno richiesta e sono ritenuti idonei: i fedeli laici di ambo i sessi, ma anche sacerdoti diocesani e vescovi.

Per chi legge può giovare qualche nome di ascritti trentini. Tra quelli più noti troviamo Mons. Carlo Emanuele Sardagna, don Paolo Orsi, don Andrea Strosio, don Antonio Rossaro, mons. Antonio Longo. Tra i laici, l’onorevole Giuseppe Veronesi, il senatore Giovanni Spagnolli. Tra le donne, la madre di Rosmini, Giovanna Formenti, Adelaide, la moglie del fratello Giuseppe, la pronipote Mariella Rosmini ved. Giacomelli, letterata e fondatrice degli Scouts a Rovereto cento anni fa. Per visualizzare i due amici spirituali, uniti in Cristo, padre Clemente Rebora ha suggerito: “Duplice fiamma in un unico vertice”.

 

Padre Vito Nardin, rosminiano

 

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Padre Vito Nardin è sacerdote rosminiano.

E' stato Padre Generale dell'Istituto di Carità dei Rosminiani.

Sperando di averlo gradito collaboratore, magari con il dono di farci scoprire sempre più

il Beato Antonio Rosmini, anche da queste pagine un vivo ringraziamento