Il Consiglio atlantico e l’Unione Europea, com’era immaginabile, hanno deciso: ulteriori sanzioni alla Russia, aiuti finanziari e militari all’Ucraina, ritorsione immediata se la Russia utilizzerà armi chimiche o biologiche. Però, non s’impegneranno direttamente nel conflitto. Solo indirettamente. Il lavoro sporco che lo facciano gli altri.
La visita di Biden in Europa non poteva certo sprigionare un volo di colombe bianche.
Adesso la mano passa a Putin. Come reagirà? Tutte le ipotesi sono possibili tranne una: che Putin si ritiri, chieda scusa e paghi i danni. Impensabile.
È molto più probabile che, messo alle strette, cerchi di scatenare tutto il suo armamentario bellico per una vittoria sul campo che finora è mancata.
Una grossa nave da sbarco russa è stata colata a picco e altre tre navi da guerra sono state colpite dai missili ucraini. L’Ucraina resiste. Anzi, contrattacca e l’assedio attorno alle città più importanti si sta allentando. Solo su Mariupol, la Stalingrado ucraina, c’è un diluvio di fuoco. Se Mariupol dovesse resistere ancora, sarebbe uno smacco terribile. L’operazione di peace keeping voluta da Putinsarebbe fallita. E poi?
Manca una soluzione politica. Nonostante il rombo dei cannoni, questo è il vero problema per la Russia e per l’Occidente.
Allo stato dei fatti è difficile immaginare che in Russia possano esserci reazioni anti-Putin. Il regime è saldo, condiviso e controllato. Un colpo di mano militare sarebbe possibile ma non è nella tradizione di quel Paese. Tra l’altro, forse sarebbe ancora peggio. Un’opposizione democratica non esiste, se non nella mente della propaganda occidentale.
Altrettanto impensabile è che Putin, messo alle strette, si ritiri, ceda la Crimea e il Donbass, si scusi e paghi i danni. Se mai, reagirà con tutti i mezzi e le forze che sono a sua disposizione almeno per ottenere una vittoria sul campo da cui negoziare, dicendo ai suoi di aver vinto, di aver denazificato l’Ucraina e di aver riportato la democrazia in quel Paese. Mariupol potrebbe essere l’occasione giusta.
Altra ipotesi è quella di un sostegno indiretto della Cina, ma sarebbe come mettere il topo in bocca al gatto.
Facciamo due conti: la Russia si estende per diciassette milioni di kmq, la Cina per nove milioni e mezzo di kmq. La Russia ha solo 144 milioni di abitanti, la Cina un miliardo e mezzo. Lo spazio vuoto siberiano, ai confini cinesi, ricco di risorse e privo di popolazione, sarebbe un’attrattiva decisiva per Pechino. Putin non può mettersi nelle mani dei Cinesi.
L’ipotesi di un conflitto parallelo cino-americano per Taiwan è stata già scartata dai Cinesi, che hanno dichiarato che la questione taiwanese è solo un problema interno della Cina.
Altra considerazione importante: la Cina vive di commerci. Il mercato russo è ristretto e povero, quello occidentale molto più grande e ricco. Vale la pena di perderlo?
Forse Pechino potrà inviare finanziamenti e armamenti, come ha deciso l’Occidente per l’Ucraina, ma non potrà impegnarsi direttamente. Almeno, è sperabile.
Qual è la soluzione politica per l’Occidente? Umiliare la Russia sarebbe la cosa peggiore. L’Occidente ha molte colpe, in questa faccenda. Uno scambio Crimea alla Russia e Donbass all’Ucraina potrebbe essere ragionevole. In fondo, la Crimea non è mai stata, storicamente, ucraina. Altro compromesso: Ucraina nell’Unione europea ma non nella NATO. Potrebbe bastare?
Putin ha avuto un grande merito: risvegliare la NATO e unire i Paesi dell’Unione europea.
Ursula von der Leyen annuncia la nascita del topolino: la Bussola, per orientarsi nel vasto mondo. Finora sono andati a tentoni, facendosi guidare per mano dagli imprevedibili Presidenti USA.
Ora no, faranno (faremo) da soli. Una forza militare di ben 7.000 uomini (settemila, non 70.000, non 700.000), che diventerà operativa nel 2027 (non domani o dopodomani), sarà la risposta militare dell’Unione. Neanche il Lussemburgo ha un’armata così scarsa, forse il Liechtenstein. Una cosa da ridere.
Draghi annuncia che finalmente destineremo il 2% del nostro PIL alle forze armate, ma il Papa e 5Stelle sono contrari. Il governo trema, la battaglia politica interna si accende. I nostri legislatori, con l’acqua alla gola per le prossime elezioni, hanno finalmente qualcosa di serio su cui discutere.
Comunque, la pace è lontana, i negoziati, se ci saranno, saranno difficili, la gente continuerà a morire.
È questo davvero il mondo che vogliamo?
© Stelio W. Venceslai