Sono molti anni che ci dividiamo sul tema delle alleanze, sulla scelta, cioè, del “con chi collegarci”, piuttosto che con il “che cosa e come realizzare” un nostro autonomo progetto politico. A destra, qualche amico, sulla scia della predicazione del “miglior fico del bigoncio”, l’on. Rotondi, si sta convincendo che quello di Sora Giorgia sia la nuova DC 2.0. Un ossimoro insensato, o, nel caso di Rotondi, un “ whisful thinking”, una velleitaria illusione, che contrasta con ciò che tutti insieme abbiamo vissuto: dalla DC di De Gasperi e Fanfani, a quella di Moro e De Mita, sino all’ultima fase delle segreterie di Forlani e Martinazzoli.
A sinistra, coloro che concorsero a dar vita alla Margherita e alla formazione del PD a vocazione maggioritaria, o se ne sono già andati da quel partito, o stanno realisticamente prendendo atto dell’antico aforisma donat-cattiniano, secondo cui: a sinistra è sempre il cane che muove che coda. Un aforisma che, come già accadde in Forza Italia, a maggior ragione, si confermerebbe anche nella destra a egemonia meloniana.
E’ tragicomico che tra gli eredi di coloro che attivarono contro la DC la battaglia della “questione morale”, stiano emergendo alcune figure del PD, responsabili della più sconvolgente monnezza della storia politica dell’Unione europea; un’autentica cloaca maxima dell’indecenza corruttiva senza analoghi precedenti. E, intanto, al centro, sopravvivono vecchie e gloriose sigle e minuscole casematte, espressione di nobili testimonianze politiche, ma impotenti, da separati in casa, a svolgere un ruolo politico istituzionale efficace ed efficiente nella politica italiana.
Proprio per superare la vecchia dicotomia destra e sinistra, avevamo valutato con simpatia la formazione del Terzo Polo, dove, però, permane l’idiosincrasia DC di Calenda, neo “azionista de noantri, incapace, almeno sin qui, di superare il limite di una concezione laicista radicale collegata a quella deriva anti cattolica che ha sottratto allo stesso PD il consenso di molti ex DC. Auguriamoci che Matteo Renzi lo faccia riflettere, anche se, molto dipende anche da noi.
E’ evidente, infatti, che rimanendo ciascuno rinserrato nella propria casamatta, faremmo tutti la fine della “kupamandica” (la ranocchia che aveva una “visione del mondo”, il suo mondo, ma era ovviamente circoscritta a quel piccolo pozzo in cui viveva isolata. Se fosse prevalsa la visione della kupamandika, senza i necessari scambi interculturali, avremmo avuto una diversa e assai più limitata storia scientifica, economica e culturale dell’umanità), non costituendo un momento di interesse e di attrazione politica né per i nostri potenziali sostenitori né per i possibili nostri alleati.
Ecco perché dovremmo tutti impegnarci a superare le nostre antiche appartenenze e sforzarci di ricomporre l’unità politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale. Abbiamo alcune scadenze elettorali importanti davanti a noi: le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia, alle quali seguiranno altre elezioni in sedi locali e, più in là, le elezioni europee. Tutte scadenze regolate da leggi elettorali di tipo proporzionale, che, come tali, non ci sottopongono all’obbligo dell’apparentamento a destra o a sinistra.
Nei prossimi giorni si riunirà l’assemblea generale del NCDU guidato da Mario Tassone e nel merito, credo che dovrebbe essere indicata una coerente prospettiva di unità. Preso atto che il grande sforzo compiuto dall’amico Gargani con la Federazione Popolare dei DC, non ha potuto sin qui decollare, sia per il disimpegno di Cesa (UDC) e di Rotondi (Verdi Popolari) che per lo scarso interesse dimostrato dallo stesso Grassi (DC), sono convinto che si debba superare lo schema top down (dall’alto in basso) rivelatosi sin qui strumentale solo alle egoistiche aspirazioni di alcuni, attivando, invece, processi di tipo bottom up (dal basso verso l’alto); ossia organizzando l’unità delle varie componenti cattolico democratiche e cristiano sociali presenti nei diversi territori.
Costruire in ogni provincia e regione dei comitati promotori provinciali e regionali della Federazione nazionale dei Popolari uniti, sarebbe anche il mezzo per far emergere una nuova classe dirigente sugli interessi e motivazioni reali della base. Compito della nostra quarta e ultima generazione della DC storica dovrebbe essere, infine, solo quello della consegna del nostro miglior testimone politico alle nuove generazioni.
Credo che ci si dovrebbe impegnare per la ricomposizione dell’area popolare, uniti nella fedeltà ai valori della dottrina sociale cristiana e a quelli della Costituzione repubblicana. Non dovremo proporre troppe e confuse idee di programma, ma limitarci a chiedere, sul piano istituzionale: il ritorno alla legge elettorale proporzionale e l’applicazione in tutti i partiti dell’art.49 della Costituzione.
Sul piano economico finanziario, l’elementare necessaria pre condizione per qualsivoglia reale politica riformatrice: il controllo pubblico effettivo di Banca d’Italia e il ritorno alla legge bancaria del 1936, col ripristino della separazione tra banche di prestito e banche di speculazione finanziaria. Le alleanze verranno dopo, aperti a collaborare con chi insieme a noi intende difendere e attuare integralmente la Costituzione.
Ci vogliamo provare?
Ettore Bonalberti
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Ettore Bonalberti, le cui riflessioni ospitiamo più che volentieri, rappresenta sempre molto parzialmente "quel brutto pasticciaccio" della Federazione. Già fin dal battesimo e sostituzione del nome vi è una distorsione e una ridefinizione ad personam che nessuno ha mai approvato. Infatti oltre 50 sigle presenti (Ettore ha ragione quando dice che si dovrebbe validare la consistenza anche numerica!) avevano approvato all'unanimità nome e simbolo (è quello di apertura di questo servizio), che nel giro di poche ore ha ceduto il passo, appunto alla Federazione e alla sostituzione del logo. Posso rivelare, dopo tanto tempo, che nello studio di Gargani in occasione della prima riunione alla quale ha fatto seguito quella plenaria, si stava lavorando alacremente al logo che successivamente è spuntatato come fungo, disattendendo la delibera approvata e per il nome e per il simbolo e per gli intenti.
Ad aggravare tale situazione ha fatto seguito il totale disimpegno in occasione delle elezioni per cui era stato assunto l'onere e l'onore di parteciparvi uniti. Qui Ettore ha ragione quando fa riferimento a Cesa e Rotondi! Inesistente per tutti l'esito.
Ettore Bonalberti si chiede ora: Ci vogliamo provare?. Direi proprio di sì; alle condizioni di partenza! Senza infingimenti e senza assi nella manica! Una concreta speranza è ravvisabile nella Assemblea di sabato prossimo del NCDU guidato da Mario Tassone, nel corso della quale, come lo stesso Bonalberti scrive "dovrebbe essere indicata una coerente prospettiva di unità".