Le riflessioni degli amici Fioroni e D’Ubaldo su Il Domani d’Italia di oggi (Il PD fa passi indietro: tempi nuovi per i Popolari?) e quella di Giorgio Merlo (Cambio di scena: destra sinistra e centro….non più tabù) confermano le difficoltà/impossibilità di continuare l’esperienza politica in un PD sempre più orientato a ricomporsi nella sua unità originaria della sinistra italiana. Anche a destra, come scrive Giorgio Merlo, la presidente Meloni tenta “di interpretare con eleganza e diligenza, la destra politica, culturale e sociale italiana”.
Contrariamente a quanto alcuni amici democratico cristiani hanno deciso, nel recente ufficio politico di quel partito, ossia di scendere in campo anche nelle prossime elezioni regionali del Lazio e della Lombardia a sostegno delle candidature di destra, appartengo a quel gruppo di “DC non pentiti” convinti che la fedeltà alla nostra migliore tradizione storico politica, ci imponga di concorrere alla ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale.
Una ricomposizione dell’area popolare, premessa indispensabile per favorire la nascita del centro nuovo della politica italiana, ampio e plurale: democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, atlantista, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, alternativo alla destra nazionalista e populista, distinto e distante dalla sinistra alla ricerca della propria identità.
Un centro aperto alla collaborazione con quanti intendono difendere e attuare integralmente la Costituzione repubblicana. E’ quanto con gli amici della Federazione Popolare DC ci siamo proposti alcuni anni fa e che, adesso, potrebbe essere concretamente sperimentato con gli amici Popolari già partecipi dell’esperienza nel PD.
Uniti sui valori fondanti della dottrina sociale cristiana e sulla fedeltà alla Costituzione repubblicana, dovremmo impegnarci tutti insieme per un progetto indispensabile al rafforzamento del sistema democratico del nostro Paese.
A Venezia siamo interessati a favorire l’avvio di un centro civico popolare di partecipazione democratica, nel quale aprire finalmente, dopo anni di silenzi e di divisioni nella diaspora post democristiana (1993-2023), il dialogo tra i diversi movimenti, associazioni, gruppi e persone appartenenti alla vasta area politico culturale popolare.
Se anche dal centro nazionale tale progetto fosse favorito, con l’obiettivo di preparare un’assemblea costituente nella quale definire la proposta politico programmatica di area popolare e scegliere la nuova classe dirigente, credo che sarebbe oltremodo utile e opportuno.
Lasciamo alle foglie caduche d’autunno di quanti sono interessati, pur di sopravvivere, al ruolo di ascari reggicoda della destra o della sinistra, di sottrarsi a questo impegno. Crediamo, invece, che spetti ancora ai “liberi e forti italiani del XXI secolo”, raccogliere il testimone della migliore tradizione sturziana e degasperiana, per offrire una nuova speranza a un Paese in grave crisi culturale, economica e sociale, e una sponda sicura per il sistema democratico italiano.
Ettore Bonalberti