L’assemblea del 25 febbraio al Parco dei Principi è stata una tappa importante nel processo di ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale. Dopo quasi trent’anni della diaspora democristiana (1993-2023) si sono riuniti amici che, in quella dolorosa stagione politica, hanno vissuto esperienze di divisione e contrapposizione.
E’ evidente che il progetto potrà svilupparsi, solo se dalla base si costruiranno le condizioni politico organizzative per il ricongiungimento delle diverse componenti presenti in sede territoriale della nostra area. Non esistono scorciatoie o strade privilegiate, al di fuori di quelle che possono e devono nascere dalle nostre realtà locali.
E’ evidente che l’obiettivo più vicino sia quello di costituire una lista unitaria di area popolare alle prossime elezioni europee. Un obiettivo che non deve, tuttavia, farci correre il rischio di passaggi frettolosi verso un Terzo polo ancora carico di contraddizioni e di pregiudizi, già dolorosamente sperimentati nelle recenti elezioni comunali romane e regionali.
Credo sia opportuno attendere come si evolverà il progetto del partito unitario del Terzo Polo tra Calenda e Renzi, avendo presente l’idiosincrasia verso i DC e i Popolari che, Calenda in particolare, ha sin qui dimostrato verso la nostra tradizione politico culturale.
I cattolici e il loro ruolo politico non è riducibile al surrogato di riduttiva ed errata interpretazione calendiana di un strano incidente della storia nazionale, avendo rappresentato il PPI, prima e la DC, per oltre quarant’anni, alcune delle esperienze politico parlamentari più importanti della fine dell’Italia liberale, con Sturzo prima e di tutta la storia repubblicana, con la DC di De Gasperi, Moro e dei loro eredi.
Noi a quelle tradizioni politiche vogliamo rifarci, derivandone i loro elementi migliori Ecco perché, prima di scelte affrettate di alleanze elettorali, intendiamo concorrere alla ricomposizione politica della nostra area. Una ricomposizione che dovrà costruirsi dalla base, attraverso l’avvio di comitati civico popolari di partecipazione democratica, strumenti in grado di facilitare il dialogo e il confronto tra le diverse realtà di base.
Lì si raccoglieranno le attese della nostra gente alle quali corrispondere con efficaci proposte di programma. Lì si selezionerà la nuova classe dirigente, che non potrà essere scelta dall’alto per cooptazione, ma dalle procedure democratiche locali, sia per i ruoli del partito, che per le candidature. Certo il nuovo sistema della rete che è partito dal Parco dei Principi potrà favorire il progetto, ma guai se, come altre volte è già avvenuto in passato, fosse dal centro che si pensasse di definire, orientare e gestire questo originale e innovativo processo.
Prima, dunque, partendo dalla base, ricomponiamo tutto ciò che sia possibile e il documento del Parco dei Principi può costituire un punto di riferimento e di riconoscimento unitario quanto mai opportuno, e, poi, salendo con metodo democratico dalle realtà locali, provinciali e regionali, si potrà giungere a quell’assemblea costituente nazionale del nuovo soggetto politico di centro, ampio e plurale: democratico, popolare, ispirato dai valori della dottrina sociale della Chiesa, alternativo alla destra nazionalista e sovranista, distinto e distante dalla sinistra alla ricerca della propria identità.
Credo che per facilitare questo processo di ricomposizione sarebbe quanto mai utile e opportuna una riunione a Roma dei principali attori dei diversi movimenti e partiti che, sin qui, hanno tentato, seppur divisi, di organizzare le risorse sparse e divise presenti sul territorio. Un invito da rivolgere anche a coloro che, per scelta improvvida o disattenzione, non fossero stati invitati il 25 febbraio scorso. Sarebbe un segnale efficiente ed efficace per tutti gli amici in periferia. Una cosa è certa: il dado è tratto e stavolta o mai più. Avanti, allora tutti, da Liberi e Forti per il bene dell’Italia.
Ettore Bonalberti
Presidente ALEF - Associazione Liberi e Forti
Il Presidente di ALEF non perde occasione per continuare a riproporre qualunque cosa purché non sia la Democrazia Cristiana, pur continuando a dichiararsi DC non pentito. Era giunto pure a me l'invito a recarmi all'Hotel Parco dei Principi. Ma, meno male, che un impegno inderogabile me lo ha impedito. Sfogliando l'album di quell'evento, mi sono un po pentito di non aver presenziato. Sarebbe stata una splendida occasione - stante l'elevato numero dei partecipanti - per dire ai presenti (ma lo facio da qui, ora!): "E non vi rimorde neppure un po' la coscienza per il fatto di ricercare qualunque cosa nel prato verde del vicino pur di non volere la Democrazia Cristiana?". "Ragionare su un nuovo un centro", hanno detto!
Un giorno, spero presto, qualcuno mi dovrà pur spiegare - ma con motivazioni razionali e obiettive - il perché!