All’amico pittore Hans Thoma il professor Henry Thode scrive: “Sembrano ritornati i tempi del paradiso terrestre”. Tra i grandi ospiti della riviera bresciana c’è anche lo scrittore Paul Heyse, che “nel dolce ozio di Salò sul Lago di Garda” legge Una vita di Italo Svevo. “Ricevo spesso - gli scrive - omaggi letterari dall’Italia”.
Utile a comprendere le due grandi stagioni della nota località gardesana è un contributo di Attilio Mazza su “Gardone Riviera stazione climatica invernale mitteleuropea” (1883-1915) che opportunamente riprende, attualizzandolo, il titolo di una pubblicazione di Karl Königer edita a Berlino nel 1907: appunto “ Gardone Riviera am Gardasee als Winterkurort”.
La guida tedesca informa circa l’esistenza, a Gardone Sopra, di “un gruppetto di case chiamato Cargnacco”. “Qui – prosegue - si è stabilito ormai da alcuni anni un famoso studioso del Rinascimento, il professore tedesco dott. Henry Thode, la cui villa Ex Somnii Explanatio, colpisce per l’aspetto signorile e di buon gusto”. È la “Cargnacco prima di d’Annunzio” (copyr. Mazza), quando ancora il poeta pescarese non aveva preso possesso (lo farà “come smemorato e trasognato”) della casa di Thode né aveva provveduto a cancellarne l’iscrizione Ex Somnii Explanatio (lo farà, misteriosamente, nel 1922 dopo il cosiddetto “volo dell’Arcangelo”).
Con d’Annunzio, Gardone – scrive Mazza – “sarà una nuova Gardone, tutta italiana, o quasi, nella proprietà e nella gestione degli alberghi”. Tra questi mi è caro segnalare la locanda Goldener Fisch per un episodio legato al soggiorno benacense di Alessandro Pozzi, sansepolcrista e legionario fiumano, che il 17 marzo 1928 scrive a d’Annunzio: “Come da suo ordine sarò stasera a Gardone ove attendo alla locanda del Pesce d’oro istruzioni per domani”. Il riferimento è all’imminente partenza per la Val di Ledro, in Trentino, per presenziare all’inaugurazione della Centrale idroelettrica del Ponale. L’insegna della locanda, sita nell’attuale corso Zanardelli, riportava anche la forma tedesca del nome: “Gasthaus G. Fisch”.
La struttura era ben nota al poeta, che in altra occasione incaricava Suor Pecchia, una delle donne di particolare fiducia al suo servizio, di telegrafare al Pesce d’oro chiedendo al proprietario di affittargli l’intero albergo. In tal modo – le disse – tutti avrebbero potuto dire di essere stati suoi ospiti. Proprio nel 1928 l’Albergo Pesce d’Oro si propone, nella lista delle strutture ricettive gardonesi, per la sua “posizione centrale vicino alla fermata del tram e dell’imbarcadero”, segnalando quindi: “Scelta cucina. Pensione da L. 25 in poi. Telef. 149. Propr. Scolari”.
La locanda oggi è chiusa né si è salvata la bella insegna del Pesce d’oro. Negli anni Venti - informa Massimiliano Colonetti - un sedicente “Conte” Giuseppe Durando non pagó l'alloggio all’Albergo “Pesce d'oro”, e inoltre lasciò non pagate alcune stoffe per vestiti presso un negozio di scampoli per un totale di 500 lire.
di Ruggero Morghen