In alcuni interventi ospitati dal Popolo ci siamo già occupati di Igino Giordani.
Figura insigne in campo biblioteconomico, egli fu bibliotecario e direttore di una scuola di biblioteconomia. Dal 1954 lavorò come consulente alla biblioteca della Camera dei deputati, dove tra l’altro introdusse un nuovo sistema di catalogazione. Aveva prima seguito, per conto della Biblioteca Vaticana, corsi di biblioteconomia e bibliografia nelle università di Ann Arbor, Michigan e New York, partecipando nel 1938 ad un congresso delle Biblioteche cattoliche del Missouri. Alla Biblioteca Vaticana, dove rimase fino al 1944, diresse la riforma della catalogazione. Nel 1934, inoltre, fondò e diresse la scuola di biblioteconomia presso la stessa Biblioteca Vaticana.
Eccolo invece, appena 27enne, insegnare al liceo “Cicerone” di Roma e collaborare poi con i suoi articoli a Il Popolo, assumendone anzi la direzione. Giordani diverrà anche cofondatore del movimento dei Focolari, assumendo il nome di “Foco”. Così egli “spesso viene affettuosamente riconosciuto nel Movimento dei Focolari”, precisa don Silvestre Marques, postulatore della sua causa di canonizzazione. Lo abbiamo visto poi, negli anni in cui il movimento dei Focolari fu sotto esame da parte del Sant’Uffizio, proposto da Chiara Lubich quale capo dell’intero movimento. (Il Sant’Uffizio invece scelse Giosi Guella per assolvere questo ruolo).
Nella prefazione a “Igino Giordani. Un eroe disarmato”, edito da Città Nuova nel 2021, il presidente della Repubblica Mattarella ne ricorda la biografia “ricca e complessa” e la sua “straordinaria intesa” con Chiara Lubich (peraltro fu lui, a Fregene, a farle conoscere Alcide Degasperi). Un legame speciale unirà Giordani anche al fratello di Chiara, Gino Lubich, che condivideva colla sorella i medesimi ideali, ma – come tiene a precisare Tiziana Lubich – “lei diceva di agire in nome di Dio, e lui in nome dell’uomo”.
Abbiamo in altra occasione ricordato come, nei primi anni Sessanta Sergio Mattarella, responsabile romano degli studenti della gioventù di Azione cattolica, contattò per alcune conferenze proprio Igino Giordani, già direttore del giornale associativo “Il Quotidiano” e inoltre biografato da suo padre Bernardo nel lontano 1937. Lo incontrò anzi più volte, rimanendo – così Mattarella ha confessato a Trento – affascinato dalla sua “travolgente semplicità e autenticità”.
A precisare ulteriormente il personaggio viene ora un contributo di Mario Casella, ripreso da Giovanni Silvio Sartori, che delinea la singolare figura di un cattolico integro, altrove definito anche “cristiano integrale” (non integralista però). Spiccano alcuni titoli della sua cospicua produzione editoriale: “Rivolta cattolica” (1925), titolo suggeritogli da Piero Gobetti “a suggello di una profonda amicizia”; poi “Parte guelfa” e “La Via”: non monografie, queste ultime, ma periodici. Decisivi, nel pensiero di Igino Giordani, furono i suoi studi patristici. Egli infatti ricercò negli scritti di alcuni importanti autori, soprattutto di Tertulliano, le forme di un cristianesimo che fosse genuino e schietto.
Ruggero Morghen