Il campo dei Fratelli d’Italia era occupato e, bisogna dirlo, con un certo perdurante successo. Così il Consiglio della Provincia autonoma di Trento ha deciso di dedicare il suo calendario per l’anno 2024, dedicato alle figure femminili nella storia, nelle arti, nelle scienze e nella società della nostra provincia”, alle... Sorelle del Trentino. Un calendario di sole donne – ecco di che si tratta – ma non riservato ai soliti camionisti, barbieri e gestori di autorimesse, destinatari abituali di analoghi prodotti. Il nome del lunario trentino – “Le nostre antenate” – non è, invero, incoraggiante e fa subito pensare a Nonna Abelarda, quella del fumetto con Soldino, se non proprio alla Nocciola della Disney. Ma la Commissione provinciale per le pari opportunità (tra uomo e donna, ça va sans dire), che l’ha fortemente voluto, ha radunato nelle pagine settimanali del suo calendario una sfilza di donne, anche poco o nulla conosciute, che meritano attenzione e riconoscimento. 

Eccone qualcuna. Maria Arcangela Biondini (1641-1712) ottiene di istituire un nuovo ordine claustrale presso la chiesa di Santa Maria di Reggio nella campagna di Arco, ove si dedica a una vasta produzione di opere letterarie, spirituali, mistiche e autobiografiche (alcune di esse si trovano ancora, inedite, presso il monastero delle Serve di Maria in Arco). Teresa Eustochio Verzeri (1801-1852) fonda con Giuseppe Benaglio una scuola per ragazze povere dando inizio a quello che sarebbe diventato l’istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù, presente anche a Trento e a Riva. È la prima donna ad occupare il ruolo di superiora generale, prima precluso da una costituzione apostolica del 1749, e nel 2001 viene proclamata santa.

A proposito di primati: l’arcense Luisa Zeni (1896-1940), allevata in clima irredentista dal padre e dal nonno garibaldino, è l’unica donna a lavorare come agente segreto durante il primo conflitto mondiale, poi continua il suo lavoro come crocerossina e partecipa all’impresa di Fiume con Gabriele d’Annunzio. Ne scrive in “Briciole” (1926) e in altri testi. Più volte madrina in occasione delle manifestazioni del regime fascista, la valorizza a livello nazionale Aldo Cazzullo ma non ha vie o piazze a lei dedicate (almeno nella natìa Arco). 

Tra Otto e Novecento ecco a Rovereto Maria Lenner, nobildonna dedita alla filantropia, soprattutto nei confronti di donne ed adolescenti. È lei che, nel primo dopoguerra, apre nella vecchia casa colonica di famiglia la “Famiglia Materna”, ossia un luogo dedicato al sostegno e all’accompagnamento delle donne “pericolate”. La dirigerà in anni recenti Anna Conigliaro, sociologa emiliana maritata Michelini. Un’altra filantropa (o benefattrice?) di nobili origini è Gemma de Gresti, sposata al marchese Tullio Guerrieri Gonzaga, che aiuta i soldati trentini prigionieri in Russia. In collaborazione con la Croce rossa italiana istituisce nella sua tenuta di San Lorenzo ad Avio un ospedale da campo e, nel 1923, fonda l’associazione Medici di Russia per continuare la ricerca dei dispersi ed aiutare i reduci e le loro famiglie.

Nel secondo dopoguerra, invece, Antonia Pruner, che  lavora come insegnante di lingue presso il Liceo scientifico di Trento, propone con Giuseppina Videsott di dar vita a una scuola superiore di servizio sociale che, sulla base dell’ispirazione cattolica, garantisca un’adeguata formazione professionale alla figura dell’assistente sociale. Teresina Marzari Chiesa (1869-1950) diventa, dopo la morte del figlio Damiano, punto di riferimento per la devozione – quasi un culto – a lui tributata, ed è omaggiata da scuole civili e militari, come accade normalmente per le madri degli eroi. Il Fascio di Rovereto le consegna un diploma di benemerenza. Agnese Fiorentini (1913-2008), assessore in comune a Trento dal 1964 al 1977, presiede anche la sezione locale del Centro italiano femminile. Forte è il suo impegno in ambito assistenziale, con iniziative per le fasce deboli della popolazione, soccorso agli alluvionati ed attenzione per gli orfani. 

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Non troviamo nel calendario Giosi Guella, una delle primissime focolarine che ebbe un ruolo di rilievo col movimento sotto esame da parte del Sant’Uffizio, ma ci sono la sua sodale Ginetta Calliari e naturalmente la fondatrice Chiara Lubich (1920-2008), considerata – scrive Emiliana Losma, che ha curato il calendario – “una delle figure più rappresentative del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale” e pure in odore di santità, visto che nel 2015 è stata aperta la sua causa di beatificazione.

 

Ruggero Morghen