Il senatore Renzo Gubert ci segnala il riconoscimento dato in questi giorni a una trentina, Emiliana Zecchini (sorella di sua moglie), che ha sempre mantenuto i legami con Trento, dove un suo nipote si è laureato. Nata a Roncegno prima di sette figli, il padre Mario tra i primi radiologi a Trento (collega e amico del senatore Mott quando questi era medico a Riva del Garda), Emiliana - frequentato il liceo classico “Prati” a Trento - divenne assistente sociale diplomandosi nel capoluogo trentino, presso la Scuola superiore regionale di servizio sociale, nell’anno accademico 1950-1951. La sua dissertazione, presentata da Antonia Pruner, verteva sulla crisi degli alloggi nel dopoguerra e sulle sue ripercussioni sociali. 

Per motivi famigliari Emiliana aveva rinunciato con rammarico agli studi universitari, che completò più tardi laureandosi in giurisprudenza. Lavorò come assistente sociale in un convitto svizzero e poi in Abruzzo, ove seppe coniugare – fanno notare i parenti – le tradizioni e l’identità trentina con i costumi e la diversa cultura di questa nuova terra. Da ultimo lavorò come dirigente regionale dei servizi sociali, sposata con l’avvocato Giuseppe Tenaglia di Orsogna (Chieti), con studio e abitazione a Pescara.

Insignita dell’onorificenza di “cavaliere del lavoro” e provetta pianista, Emiliana Zecchini è deceduta il 22 febbraio 2017 a Cagliari, dove soggiornava spesso, assistita dal figlio Giandomenico (che è è all’Avvocatura dello Stato), dalla nuora e dai nipoti. Ora riposa ad Orsogna, nella tomba della famiglia Tenaglia accanto al suo Peppino.

Il 18 maggio proprio il Comune di Orsogna le ha dedicato una targa nella sala di lettura ristrutturata della Biblioteca comunale, istituzione di cui era stata promotrice avendola fondata e anche gestita quand’era nella sala del municipio che guarda su via Roma. La Zecchini fu in corrispondenza con Arturo Arcomano, che portò avanti l’esperienza innovativa di “scuola viva” confrontandosi con le nuove metodologie didattiche che si stavano diffondendo in quegli anni (introdusse anche la metodologia del testo libero fino ad approdare all’esperienza della tipografia a scuola).

Troviamo il nome di Emiliana in “Strana gente” di Goffredo Fofi, un diario tra Sud e Nord nell'Italia del 1960, a proposito del “lavoro di comunità”. Un suo contributo è inoltre ospitato nel volume “Quale comunità per quale minore: esperienze a confronto”, pubblicato da Angeli nel 2003 a cura di Angela Maccallini, Giuseppe Di Berardo e Cesare Vigliani.

Con Franca Bronzini (moglie di Enzo Zecchini) è stata tra le prime guide scout in Trentino, negli anni Cinquanta. Emiliana è stata inoltre partecipe attiva della “cuginata Zecchini” che da molti anni a fine agosto raccoglie nella casa avita di Molina di Ledro i numerosi discendenti di Mario Zecchini e Imelda Bertolotti, in un’efficace pratica negazione del discorso del Duce per il ventennale, quando alla vecchia guardia disse in polemica colla Francia: “Noi desideriamo che non si parli più di fratellanza, di sorellanza, di cuginanza e di altrettali parentele bastarde”.  “A noi – assicurano i familiari – Emiliana ha trasmesso valori ed entusiasmo”.

Il collega Pierangelo Giovanetti, già direttore dell’Adige, apprezza molto lo sforzo dei Zecchini di mantenere viva memoria della famiglia e della loro storia. “Le radici – osserva - vanno tenute salde perché ci dicono chi siamo e da dove veniamo, presupposti indispensabili per capire dove andiamo”. E conclude: “Evviva i Zecchini, evviva le cuginate di Pur, evviva la Valle di Ledro”. 

 

Ruggero Morghen