“Studiosa di problemi religiosi e sociali, documentati in opere che, pur tra le lacrime, precorsero tempi prospettive ed idee più tardi trionfanti”, Antonietta Giacomelli (1857-1949) fu una “paladina del bene”, secondo la definizione che ne dà A.A. Michieli in un volume del 1954 edito dall’Accademia roveretana degli Agiati. Livio Fiorio, che di quel sodalizio fu presidente, la presenta invece come una singolare figura di donna e un’instancabile indagatrice di fatti e fenomeni di vasta portata sociale.

Antonietta scrisse molto. Antonio Stoppani fu il suo primo estimatore, mentre Benedetto Croce ne apprezzò “l’evidenza delle descrizioni, il commosso sentimento, i vivi ricordi patrî, il profondo cristianesimo e il cuore aperto alle voci della vita”. Padre Semeria giudicò il suo Lungo la via, con otto edizioni, “l’opera più rappresentativa della psicologia cristiana moderna di una donna italiana”. Come del resto Sulla breccia, essa è un diario romanzato di carattere sociale-educativo. A raccolta, apparso nel 1899, è dedicato invece “agli indimenticabili lontani che le erano stati e le erano amici, fratelli e maestri”: la nota più saliente del libro è l’amore ugualmente sentito per la religione e la patria. Pagine sparse, invece, nel giudizio di Michieli “non è gran cosa”.

L’Antologia cristiana nacque sfortunata; l’Adveniat Regnum tuum, comparso in forma anonima, fu colpito dai fulmini del Sant’Uffizio e nel 1912 messo all’Indice. Stessa sorte ebbe l’anno seguente Per la riscossa cristiana, antologia di scritti di vari autori (cattolici e non) intorno alla necessità di una perenne riforma della Chiesa. Ultime pagine, secondo le parole dell’autrice, era “una raccolta di pensieri, ricordi, biografie, in forma di diario, benchè non diario”.

Con Giulio Salvadori, un giovane che somigliava secondo alcuni a Mazzini secondo altri a S. Francesco, la Giacomelli diede inoltre vita all’Unione per il bene, un’unione delle anime – così si presentava e voleva – innamorate del bene, al di fuori e al di sopra delle confessioni e dei partiti. L’Unione per il bene germinò poi l’Unione di San Lorenzo. A Treviso, nel 1905, diede vita a una Scuola libera popolare, “spenta – rileva il solito Michieli – da una delle solite congiure di Loggia”. “Antonietta Giacomelli – scrisse Ernesta Bittanti Battisti, la vedova del martire – era uno spirito largo che plaudiva al bene ovunque lo scorgesse, nel ministro ebreo Luzzatti – esemplifica la Bittanti -, nel socialista Turati, nella libera pensatrice Ersilia Maino, dalle cui opere di bene traeva incitamento spirituale al suo lavoro”.

Intanto il padre di Antonietta, Angelo Giacomelli, incontrava nel suo lavoro “intolleranze clericali e soprattutto anticlericali, fra le quali – così giudicava la figlia – egli stette tetragono, con la sua fede cattolica apertamente professata e la sua coscienza di liberale, senza macchia e senza paura, tenendo fermi ad ogni costo, ogni libertà ed ogni diritto”.

Ruggero Morghen