Ogni partito di massa aveva la sua donna-simbolo. Per la Democrazia cristiana è senz’altro Tina Anselmi, per il Partito comunista Nilde Iotti (“una gran donna” dice l’amico Sergio Conzatti); infatti son state entrambe fictionate, cioè fatte oggetto di una rappresentazione in forma di fiction: per la Rai e per altri media.

Come Franco Rodano e come mio padre la Iotti nasce  nel 1920 col “Natale di sangue” di Italo Conci e nel ‘38, quando muore Gabriele d’Annunzio, s’iscrive all’università. Ne scrive Liano Fanti, ricercatore storico e giornalista, nonché autore di un libro sui fratelli Cervi cui ha dato un titolo minimalista (s’intitola infatti “Una storia di campagna”).

A Reggio Emilia la Iotti abita in via Alfeo Giaroli, martire fascista, in Gardenia. Come Tina Anselmi, Chiara Lubich, Caterina Caselli e come l’eretico Valdo Magnani, ha il padre socialista, anzi prampoliniano. “Il socialismo – ricorda Nilde – papà lo vedeva, lo viveva come una sorta di religione”. Da piccola, e poi da ragazza, frequenta le Beniamine, le Crociate e le Figlie di Maria, praticamente tutto il campionario femminile dell’Azione cattolica.

Sfollata a Cavriago, nel paese di Orietta Berti dove c’è ancora il monumento a Lenin, finisce di leggere due libri: sui Sumeri e sugli Ittiti. Poi cucina. Specialmente piatti reggiani, come l’erbazzone e i tortelli di zucca. In Unione Sovietica incontra Stalin che le chiede se la salute è buona, l’accoglienza calda e la vodka abbondante.

Al ricevimento in casa Campioli in onore di Palmiro, Nilde si presenta anche se non è invitata. Ma la padrona di casa non la fa entrare. “Te, va via, bindèla!”, le dice con malagrazia. Ma lei è accanto a Togliatti anche il giorno dell’attentato al segretario del Pci, il 14 luglio del ‘48. Per amor suo Palmiro, che l’ha conosciuta su un ascensore di Montecitorio, abbandona la moglie Rita Montagnana, una vecchia combattente comunista. (Combattente e comunista d’accordo, ma sempre ‘na vecchia).

Mentre la fortuna politica della Iotti cresce, quella di Rita cala. “Palmiro – rincara la dose l’amica Graziella Belotti - fece eleggere Nilde Iotti, sua amante, nello stesso Parlamento dove c’era la moglie, la Montagnana, che in seguito allontanò e nessuno fece mai un commento”. E aggiunge: “Lei dormiva, con Palmiro, praticamente nel sottotetto degli uffici del partito, ai piani alti delle Botteghe Oscure, dove i due avevano a disposizione un appartamentino. Del resto la legge era severa contro i fedifraghi. Altro che andare agli eventi, mano nella mano con l'amante!”.

Nel 1954 Togliatti rileva che “alle volte contrapposto, alle volte intrecciato in modo originale col mondo comunista, vi è il mondo delle masse cattoliche, e vi sono le organizzazioni di queste e le loro autorità”. Lo dice mentre sta lavorando “per un accordo tra cattolici e comunisti per salvare - a suo dire - la civiltà  umana”. Dal canto suo, lei – la Nilde - combatte per l’emancipazione femminile e la costruzione di una famiglia di tipo nuovo.

Quanto ai cattolici – ella dichiara nel 1964 – “sono di fatto in tutta la vita politica e sociale, ma particolarmente su questo argomento della famiglia, i nostri interlocutori fondamentali”. Tuttavia, quando ascolta Guido Gonella parlare contro il divorzio (per lui la legge Fortuna-Baslini era incostituzionale) ne ha quasi pena, come di “una voce proveniente – dice - da un passato che non può tornare”.

 

 Ruggero Morghen