L’amico Francesco Zuin, bibliotecario in Abano, ci aiuta a ripercorrere la ricca bibliografia del compianto Nico Naldini, che fu lungo esempio di sobrietà e passione di ricerca a noi tutti (come il canonico Bellicini lo fu di bontà e semplicità per d’Annunzio). Lo studioso friulano, scomparso nel settembre del 2020, è autore di una “Vita di Giovanni Comisso” (Einaudi 1985) e di una biografia del cugino Pier Paolo Pasolini (ancora Einaudi, 1989), che il 9 novembre del 1989 egli stesso – con firma autografa - dedicò “ai giovani lettori della biblioteca” di Abano. Dei lettori più anziani, evidentemente, gli interess
Di Pasolini Nico Naldini ha curato anche alcuni scritti: Un paese di temporali e di primule, Poesie e pagine ritrovate, Poesie scelte, Romàns, L’Academiuta friulana e le sue riviste. Di Comisso ha curato la pubblicazione del “Veneto felice”, comprendente itinerari e racconti; Idillio trevigiano, Al Sud, l’Album Comisso (per Neri Pozza), le Opere stesse (per Mondadori) e la Vita del tempo, una raccolta di lettere che vanno addirittura dal 1905 al 1968. Il tema del tempo, peraltro, ricorre anche nel diario di Orio Vergani, curato sempre da Naldini.
La cospicua produzione dello scrittore friulano comprende, inoltre, un ritratto di Goffredo Parise solo fratello, una raccolta di poesie di Sandro Penna, “La vita e le lettere di Giacomo Leopardi” (Garzanti), “De Pisis”, “Le case della memoria” con Fulvio Roiter ed altri lavori, tra cui il video “Fascista” (tema caro al cugino).
Rubando una locuzione già qui usata per Luigi Urettini, potremmo dire che Nico Naldini fu, a buon diritto e a pieno titolo, l’amico friulano di Comisso, in quanto “presenza amica e necessaria al profilo di Comisso uomo e scrittore” (Mario Isnenghi). Lo segue infatti, per così dire, nella sua casa di campagna a Zero Branco, dove “per una coincidenza sfortunata l’amicizia di Comisso e di Guido Bottegal incomincia alla presenza dell’uomo che più l’avrebbe tormentata”, ossia Sandro Pozzi.
Lo segue inoltre nel 1944 quando Comisso accetta – assieme a pochissimi altri scrittori – di collaborare al Corriere della Sera passato alla direzione di Ermanno Amicucci e Pozzi gli scrive: “Caro Giovanni, bando agli scherzi, questa volta ti devo dire sinceramente e lealmente che il tuo ultimo atteggiamento, raro fra quello degli artisti italiani, mi è assai piaciuto e che il tuo magnifico trafiletto (mi è parso però mutilato) sul Corriere di ieri mi riconcilia con te e mi accerta che la tua anima rimane quella di Fiume e degli amici di Guido [Keller]. Che questo tuo parlare chiaro, con una più chiara presa di posizione, è ardito e ha cadenze kelleriane”.
Ad avviso di Ruggero Puletti l’opera di Naldini è sì “ricca di documenti, di citazioni, di richiami, ma slegati tra loro e con un eccesso di attenzione e di indugi sull’omoerotia di Comisso”. “Lo stesso limite – rileva il ricercatore – che si ritrova nell’altra biografia del Naldini, quella su P.P. Pasolini”.
Ruggero Morghen