Questa è l’ennesima guerra di un mondo impazzito.
Non si può più tenerne il conto: Ucraina, Nagorno-Karabach, Sudan, Taiwan, Mali, Palestina. Un lungo e parziale elenco dell’impotenza della ragione e del regno della cieca violenza.
Fra guerre, operazioni speciali, rivolte, eccidi etnici o religiosi, massacri, una scia di sangue quasi sempre innocente avvolge il nostro mondo come un nodo mortale alla gola.
Ciò che è avvenuto tra Israele e la striscia di Gaza lascia stupefatti. Eppure, è dal 1948 che i Palestinesi sono in guerra contro gli Israeliani. Non dovrebbe stupirci più di tanto. Stupiscono, invece, l’audacia e l’organizzazione dell’impresa di Hamas, da un canto, e la totale sorpresa da parte israeliana.
I Palestinesi sono sempre stati manipolati da qualcuno. Adesso il regista è l’Iran, che ammassa gli Hetzbollah nel sud del Libano per prendere Israele tra due fuochi. Israele reagisce come una bestia ferita nel sonno dell’incoscienza. Reagirà con la consueta violenza. Lo sappiamo tutti. Ma il male è altrove: in Iran e negli Stati Uniti.
Perché è così difficile dare uno Stato alla Palestina?
Perché l’odio contro Israele è così forte da proporsene lo sterminio? Non è bastata la Scioah? A chi fa comodo uno stato quasi secolare di tensione nel Medio Oriente?
Che fine faranno gli ostaggi presi dai Palestinesi? Ho visto un video in cui i terroristi hanno tagliato la testa di una bambina davanti ai loro genitori. La pietà se ne è andata scacciata dall’orrore.
Gli eventi sovrastano la ragione e fanno dimenticare i veri responsabili di queste tragedie. Ma i responsabili ci sono, lo sappiamo tutti.
C’è una lotta in corso per il potere mondiale. Che se faranno, poi, è tutto da vedere, tanto, prima o poi, moriranno tutti come l’ultimo dei mugiki o dei clochard.
Putin, il Mussolini dell’Est, ha lanciato una crociata contro l’Occidente colpevole di degrado dei costumi, di presenza americana in tutte le parti del mondo, di accerchiamento della Russia, la terza Roma che (secondo lui) si batte per una civiltà più giusta.
Gli Stati Uniti intendono mantenere la loro posizione di supremazia nel mondo. Anche loro hanno la loro crociata, per diffondere la democrazia, un po’ spuntata, in verità. Di democrazia parlano tutti, soprattutto i dittatori. Poi, magari, gli Americani in Africa sono in ritirata, in Europa hanno alleati deboli e instabili, in Asia sono tollerati solo perché necessari.
La Cina si muove come terzo incomodo perché è più grande, più popolosa, forse anche più ricca. Anche lei vuole il mondo, soprattutto per commerciare. Hanno l’occhio lungo, sul sud-est asiatico, sull’Africa e sulla Siberia.
Al mondo arabo non gliene frega nulla di queste crociate. Ne hanno già avuta una ed è bastata. Vogliono solo vendere il petrolio e arricchirsi. I loro governanti, mica il popolo. Il popolo, come per tutti, non conta.
L’importante è restare al potere, magari guadagnarne una fettina in più, un pezzo di terra o di mare o di deserto. Anche Netanyahu la pensa così invece di dimettersi per il fallimento della sua politica del pugno duro. Un kibbutz in più in un territorio contestato vale davvero tutti questi morti? Cose d’importanza fondamentale, ovviamente, per gli storici del futuro. Nel frattempo la gente muore.
Gli Israeliani colpiranno, e colpiranno duro. Non c’è da farsi illusioni. Credo che non se le facciano neppure gli abitanti di Gaza. Che succederà? Un altro massacro per lasciare le cose come stanno oppure per impadronirsi anche della striscia di Gaza? Non sarà cosa semplice un attacco da terra da parte d’Israele.
Leningrado, che era una città, ha resistito per più di tre anni all’assedio delle armate naziste. Montecassino, un cumulo di macerie per la stupidità di un rozzo generale neozelandese, ha resistito ferocemente a tutti gli attacchi alleati, ed era solo un monastero. Gaza è un territorio, non solo una città, con la più alta densità umana del pianeta, circa 4.000 persone per kmq, piena di caverne, cunicoli, gallerie. Quanto costerà conquistarla? Bloccati acqua, elettricità, benzina, alimenti, comunicazioni. Già lì si moriva di fame, senza aiuti internazionali. E ora?
La cauta reazione russa e cinese fa sperare che non entrino in scena. D’altronde, Putin ha già i suoi guai in Ucraina per procacciarsene di nuovi. Lo si è visto nel caso del conflitto azero-armeno, dove si è tenuto in disparte.
La Cina ha ben altri problemi con Taiwan e con le sue minoranze islamiche. È troppo lontana dallo scenario mediorientale.
Cosa pensano gli uomini di Hamas, di mettere in ginocchio Israele? Forse lo sperano, ma è un’impresa inutile. Al massimo la loro azione servirà a ritardare il temuto avvicinamento dell’Arabia Saudita ad Israele, complice gli Stati Uniti.
Ma come si mette l’Arabia Saudita con l’Iran, dopo la riappacificazione tra i due Stati? L’Iran teleguida gli uomini di Hamas. Teheran smentisce, ovviamente, ma le folle esaltanti del regime dei preti hanno festeggiato l’attacco di Hamas con fuochi pirotecnici. Le contraddizioni mediorientali sono tali che tutti si trovano invischiati in una spirale di ricatti, sempre che l’Iran non si spinga ad attaccare direttamente Israele.
A quel punto la reazione israeliana potrebbe essere davvero mortale. L’attacco di Hamas riapre tutti i giochi in Medioriente, anche all’assassino di ostaggi e di turisti innocenti. Non è il modo migliore per suscitare simpatie nell’opinione pubblica mondiale. In questo (nuovo?) conflitto nessuno ha ragione. Ma l’odio riesce a superare tutto, senza pietà.
Stelio W. Venceslai