Non vorrei aver ingenerato degli equivoci, nella mia ultima nota, lamentando la bassissima qualità del dibattito politico italiano in occasione di queste elezioni europee.

Certo, se mandiamo al Parlamento ignoranti o sprovveduti oppure gente dal cervello fino ma che poi tornerà a casa a fare politica, francamente, non dobbiamo aspettarci grandi risultati.

Però, dobbiamo votare per un’infinità di ragioni. Ne ricorderò solo tre, che mi sembrano sufficienti.

La prima è che si tratta della sola occasione in cui l’elettore può dire quello che pensa, in un sistema elettorale proporzionale, non drogato da premi di maggioranza.

La seconda ragione è che, per quanto i nostri candidati possano essere criticabili, non sono peggiori degli altri. Forse, hanno solo un punto di forza in meno, essendo di un Paese che si perde in piccole beghe interne sempre alla ricerca dello scandalo per sputtanare qualcuno.

La terza ragione è che l’Unione europea, nonostante tutte le critiche che possiamo muoverle, siamo noi Europei, con tutte le nostre incongruenze. È lo specchio, forse un po’ appannato, del nostro sistema, ma è l’unico che abbiamo. Se lo specchio si rompesse sarebbe un disastro. I singoli Paesi europei varrebbero molto poco nel contesto internazionale che si sta delineando.

Il pianeta è affollato da potenze grandi e medie, tutte armate, minacciose e rampanti. Vogliono cambiare gli equilibri che si sono affermati dopo la 2^ Guerra mondiale. È naturale che ciò avvenga, non dobbiamo spaventarci, almeno finché non ci minacciano.

Gli Stati Uniti trionfanti e l’Unione sovietica, stremata ma vittoriosa, del 1945, non ci sono più. La situazione è profondamente cambiata. La decolonizzazione, che è stata la vera, grande conseguenza del secondo conflitto mondiale, ha dato spazio a nuove realtà.

Sono cambiati gli USA e la Russia, ma sono anche emersi la Cina e l’India, Israele e l’Iran, l’Indonesia, il Pakistan, il Brasile, le due Coree e Taiwan. Tutti armatissimi, molti con il nucleare, tutti vogliosi di interpetrare un ruolo decisivo sui destini del mondo. Il duopolio America-Russia è finito.

L’intesa franco-tedesca della prima generazione comunitaria è stata la risposta europea ai nuovi assetti mondiali che si stavano allora delineando. Una risposta economica importante, perché non politica, ma insufficiente. L’Unione europea è rimasta sulla scia di Schuman, di De Gasperi e di Adenauer, senza darsi una dimensione politica, cullata dalla dipendenza americana oliata dal Piano Marshall.

Il sogno è finito e all’orizzonte ci sono tempi di guerra, economica e militare. Se l’Unione europea non sarà in grado di reagire a queste sfide, non ci salveranno certo le case green o il MES o le politiche sull’immigrazione. Singolarmente, i Paesi dell’Unione valgono molto poco. Saranno pure ricchi rispetto agli altri, ma è una condizione che li rende preda, non partners.

Queste elezioni devono farci riflettere: l’Europa è necessaria, una conditio sine qua non della sussistenza della nostra cultura, della nostra civiltà, del nostro futuro. Possiamo lamentarci delle insufficienze e dei ritardi, possiamo litigare fra noi, non importa, ma l’unione dei popoli europei, pur nelle loro diversità, è un’esigenza essenziale.

Per questo votare è soprattutto un obbligo morale. Non ci sono alternative ad un’Europa debole e divisa se non un’Europa sorretta dal consenso dei popoli europei.

Quindi, diciamolo forte: siamo costretti a votare. Dobbiamo votare per il nostro interesse e per il nostro futuro. Ci saranno altri errori, altre difficoltà, molteplici ignoranze (non solo italiane), ma sono troppo grandi le sfide che ci attendono per far finta di nulla e andare al mare o ai laghi o ai monti oppure, con una scrollata di spalle, ripetere il solito luogo comune: “tanto, sono tutti uguali.”

Sin dall’inizio della guerra in Ucraina Putin ha messo in guardia l’Occidente, minacciandolo con il suo armamento nucleare. L’Unione europea e gli Stati Uniti con la NATO hanno fatto finta di niente, ritenendo che si tratti solo di propaganda e che il rischio di un conflitto nucleare sia troppo grande per tutti.

Le continue minacce russe sono il ricatto di chi si sente forte e impunibile. Un gioco molto rischioso con un’Europa debole e gli Stati Uniti con due vegliardi come candidati alle prossime elezioni presidenziali.

Almeno una dimostrazione di unità dei popoli europei potrebbe essere una risposta iniziale nei confronti di chi contesta, globalmente, il nostro modo di vivere. Dobbiamo pensare ai giorni che verranno.

Come mi scrive un vecchio e caro amico: “il futuro è il posto dove vivremo tutto il tempo che ci rimane".

 

Stelio W. Venceslai