Occorre uscire da sé per non vacillare nell’oscurità del presente e restare con lo sguardo fisso alla Verità, di cui Benedetto è stato fedele cooperante, non solo per essersi dichiarato tale. A distanza di un anno dalla sua morte Maria Michela Petti non dimentica l’appello rivolto a “tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio”, come Ratzinger ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!”. A lei, oltre l'eredità comune a tutti i fedeli - che disperde solo chi vi rinuncia - resta il ricordo confortante del profondo rispetto del papa bavarese per le persone, “per tutte – precisa - e per ciascuna”. “Rispetto sperimentato – aggiunge la Petti - a livello personale e familiare, in due circostanze particolari”.
“Il coraggio di restare fermamente con la verità” sono sue parole che volentieri cita. Come recita un’espressione usata spesso da san Tommaso d’Aquino, “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”. Nei ricordi di padre Georg, che gli fu accanto per molti anni, ecco invece qualche frase di Benedetto che gli è rimasta particolarmente impressa. “Il mondo va sempre a cadere nelle mani dei lupi”.
Ai movimenti ecclesiali, nel 1998: “Ecco, all’improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. In giovani uomini e donne risbocciava la fede, senza se né ma, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere”. Il suo vero programma di governo, “quello di non fare la mia volontà, di non perseguire le mie idee”. E “non può considerarsi del tutto errata – sosteneva Ratzinger – quella che prima era ritenuta la cosa più sacra”.
La fede non è più – riconosceva inoltre Benedetto XVI – un ovvio presupposto del vivere comune . Nel motu proprio “La porta della fede” (Porta fidei), uno degli ultimi atti del suo pontificato, egli sottolineava l’esigenza di riscoprire il cammino della fede, leggendo i testi del Concilio in maniera appropriata all’interno della Tradizione della Chiesa e cimentandosi nella nuova evangelizzazione, grazie anche ad un rinnovato impegno missionario.
Il motu proprio ratzingeriano usciva a vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, promulgato da Giovanni Paolo II quale “sussidio prezioso e indispensabile” e norma sicura per illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fede. La fede di sempre beninteso, che implica necessariamente una testimonianza ed un impegno pubblici. Ecco quindi l’importanza di “cercare la fede” (Paolo a Timoteo) e ripercorrerne la storia, sapendo che la ricerca del senso della vita è già un preambolo alla fede e che la Chiesa si offre, all’uomo d’oggi, quale comunità visibile della divina misericordia.
Ruggero Morghen