Il 20 gennaio 1949 Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari, aveva incontrato a Montecitorio un gruppo di parlamentari e per essi aveva stilato un programma con lo scopo di «far vivere Gesù in Parlamento = farsi santi: l’uno responsabile dell’altro come di sé». Il 4 marzo 1950 Chiara è a Trento – “nella nostra Trento, nella cittadella nostra” – da dove scrive ad Alcide De Gasperi.
Nella sua biografia sulla Lubich Maurizio Gentilini rileva tra i due corrispondenti l’esistenza di “un legame di profonda sintonia spirituale”, mentre Stefano Malfatti allude ad “una sorta di amicizia spirituale” tra essi. “Il carteggio fra i due – osserva inoltre – non è abbondante ma testimonia la vicinanza d’intenti che li contraddistingue”.
Del resto Francesco Agnoli, che gli ha dedicato un saggio, assicura che De Gasperi fin da giovane “si nutriva della lettura del Vangelo e di classici della spiritualità, che lo accompagneranno tutta la vita, come l’Imitazione di Cristo”, mentre Mario Missiroli in Gente di conoscenza (Ricciardi, 1972) aggiunge che egli “traeva la sua massima forza dalla sua fede religiosa, che era profondissima, senza ostentazioni e senza bigotterie”. Analoghe considerazioni, peraltro, l’autore svolge a proposito di Aldo Valori, rilevando che la sua “profonda, profondissima religiosità, aliena, intendiamoci, da qualsiasi bacchettoneria, conferiva una nota a tutta la sua vita”.
Chiara Lubich, dunque, assicura allo statista trentino che “lei per noi vale quanto vale Gesù fra noi perché è nostra convinzione che ogni autorità viene da Dio”. “Più si ama Gesù – osserva ancora – più si amano i suoi rappresentanti. E noi vogliamo questo perché Gesù lo vuole”. De Gasperi nel suo pensiero lavorerebbe “per una rinascita cristiana” dal centro, mentre le focolarine – in una perfetta divisione del lavoro - opererebbero “alla periferia, di comune accordo, con identici intenti”.
Il governo De Gasperi è visto dalla Lubich come “una grande occasione – che tanto raramente succede attraverso i secoli – e siamo certi che se Dio l’ha voluta è per un perché altissimo che non vuol sfociare che in un’Italia cristiana veramente, Luce e Cuore del mondo”. “Noi sentiamo – aggiunge poco oltre a scanso di equivoci – che l’Italia dovrà essere governata da Gesù”.
Dal canto suo lo statista trentino risponde di buon grado alle lettere della Lubich, ringraziandola assieme alle sue associate “per gli affettuosi auguri e per le fraterne preghiere”.
La grafologa Candida Livatino, che ne ha analizzato la scrittura (importante e pomposa nonché caratterizzata da lettere angolose) conferma che egli manifestava “sensibilità e disponibilità, in particolare verso chi condivideva i suoi interessi e i suoi ideali”, non sopportando per contro le persone prive di ideali.
Il 21 aprile 1951 De Gasperi scrive a Chiara osservando che “il sentirsi uniti sotto la Paternità divina offre un senso di serenità e di fiducia, anche nell’ora della tribolazione”. Nella stessa lettera tiene poi a precisare di non voler turbare col suo travaglio “l’ardore della vostra vita spirituale, che si eleva al di sopra di così tristi temporalità”.
Alle prime Focolarine dona inoltre una Fiat Giardinetta per la loro missione romana, mentre nel ‘53 fa loro visita alla Mariapoli di Tonadico, nel Primiero. “Chiara – racconta Bruna Tomasi - lo aveva già incontrato a Fregene attraverso Igino Giordani, che era amico suo, e poi lui ha voluto venire a trovarci quassù”. Proprio in questo frangente – osserva Gabriella Fanello Marcucci – “era mutata la posizione di De Gasperi, che sembrava aver compiuto il suo ruolo storico nel Governo e nel partito”.
Ruggero Morghen