Cultura concetto nobile, oggi superato
Occorre ricorrere ora più che mai alla cultura, riscoprirla nella sua attualità. «Oggi la cultura come concetto nobile è un concetto superato - ha sottolineato Ravasi -. Ora parlare di cultura vuol dire partire dal fatto che non viviamo più con un’unica cultura, come quella europea o del Nord del mondo. Abbiamo la speranza che ci sia più interculturalità, però- ha aggiunto il cardinale - abbiamo delle derive».
La mancanza di stupore
Ravasi ha parlato di cio che lega filosofia, etica e spiritualità. «L’antropologia, così come la leggiamo, è la prospettiva che abbiamo è quella di definire non soltanto la pelle delle persone, ma di definire anche ciò che batte su questa pelle, che può essere anche il divino, per il credente, e dall’altra si può definire quel mistero che ci circonda». Citando Gilbert Keith Chesterton, Ravasi ha detto che «il mondo perirà per mancanza di meraviglia».
Un’epoca di bulimia dei mezzi e anoressia dei fini
La seconda testimonianza a cui ha fatto riferimento il Presidente del Pontificio Consiglio della cultura è quella di Paul Ricoeur: “Viviamo in un’epoca in cui alla bulimia dei mezzi corrisponde l’atrofia dei fini”. «Pensiamo alla tecnologia, all’informatica, alla scienza. Dall’altra però quanto poco ci si interroga sul senso della vita».
La cultura è cercare di colmare il vuoto
«L’apolide delle nostre città è la morte. Quando ci troviamo a festeggiare il Natale, insieme, ci troviamo intorno al tavolo, e noi celebriamo insieme il Natale lasciando le due sedie che erano dei nostri genitori: non sono vuote ma registrano un’assenza. Chi nel cuore ricorda la presenza la fa vivere. Noi, invece, viviamo in una società che è precipitata nell’abisso del vuoto, che non ha più desiderio, non ha più in mente la questione di dio, del bene, del male, che non sono assenze, ma vuoti. La cultura, è cercare di colmare il vuoto. L’apateismo è il vuoto peggiore» ha spiegato Ravasi.