IL SEGRETARIO NAZIONALE

 

A parte l'obbligo statutario, la convocazione del consiglio nazionale è una opportunità per valutare la fase pre elettorale, ma soprattutto per una riflessione sulla situazione politica attuale e sulle iniziative da intraprendere da parte nostra.

Rispetto allo scenario politico in atto va rilevato che, con la fiducia votata dal Parlamento, il Governo guidato da Giorgia Meloni nasce formalmente con la novità di una donna premier e con la composizione più a destra che l'Italia abbia avuto dalla costituzione della Repubblica.

E' indubbiamente una svolta nel panorama politico italiano, che al di la di frettolosi giudizi, potrà essere valutata solo dalla capacità della nuova compagine governativa di fronteggiare le drammatiche emergenze del Paese e di sfruttare le opportunità delle ingenti risorse disponibili con il Pnnr.

E' auspicabile che il pragmatismo dimostrato in questa prima fase dalla Meloni, confermato dal suo discorso programmatico in parlamento, garantisca la necessaria continuità del percorso positivamente avviato con la Presidenza Draghi.

Il nuovo Governo dovrà innanzitutto essere credibile in Europa attraverso le modalità attuative dei programmi proposti con il Pnnr e al tempo stesso ha il dovere di risolvere i nodi delle riforme più urgenti.

  • la riforma fiscale:Nonostante le ripercussioni negative verificatesi in Inghilterra sui mercati finanziari per un analogo provvedimento Salvini ripropone la flat tax a fronte invece della ipotesi di una riduzione del cuneo fiscale e di una rimodulazione delle aliquote Irpef per riaffermare la progressività dell'imposta.
    Viviamo in un periodo di incertezza finanziaria con i mercati altalenanti e ritenere di abbassare le tasse con la flat tax, quando si ha un deficit elevato,un debito esplosivo e un livello di spesa da mantenere è impensabile. 
  • la riforma della giustizia civile e penale: non e' certamente solo la necessità di abbreviare i tempi dei procedimenti giudiziari, ma di scegliere
    Il giusto equilibrio tra tesi giustizialiste e garantiste, separando magistrati inquirenti e giudicanti e avviando una complessiva riforma dell'ordinamento giudiziario e in particolare del C.S.M. 
  • riforma della pubblica Amministrazione, sburocratizzando e alleggerendo normative e procedure attuative e informatizzando l'intera struttura per un rapporto snello e trasparente con i cittadini.

Sono temi che costituiscono ovviamente solo i presupposti di un più ampio impegno che richiede di affrontare incisivamente i problemi dello scenario socio politico in atto.

Sul tema della libertà e dei diritti ci può essere una tentazione illiberale, ma credo che esistano contrappesi nella società italiana che consentono di evitare che l'Italia si allontani dai valori europei.

Il governo si attesta su una linea atlantistica ma dovrà dimostrare una sintonia reale con le politiche europee
I rapporti con le destre estreme d'Europa rischiano di indebolire l'immagine governativa italiana mentre occorrerebbe come ha detto Draghi nel suo discorsi di commiato recuperare le antiche alleanze e tradurre in concreto l'europeismo depurandolo dalle contraddizioni sovraniste e populiste dei suoi attuali interlocutori politici.

L'incontro con il presidente Macron è un segnale positivo in questa direzione.
I prossimi mesi saranno drammatici e il nuovo governo dovrà affrontare a breve il rincaro delle Bollette, la crisi energetica, l'aumento dei prezzi, la riforma delle pensioni, tutti temi che stanno incidendo pesantemente sui cittadini e sul sistema produttivo italiano.

I dati dell'Istat e della Caritas individuano 5 milioni di persone in povertà assoluta e tendenzialmente ll triplo di soggetti, se pur differenziati per aree geografiche e per età anch'essi a rischio di povertà .

Di fronte all'emergere delle disuguaglianze economiche e sociali, c'è il rischio che il disagio sfoci in malcontento diffuso determinando una condizione di instabilità che si somma ai problemi internazionali.

Occorre una forte risposta europea e l'intervento di Draghi al consiglio europeo, ha determinato la consapevolezza nei partner comunitari che solo interventi comuni,  come il Price CAP,  rafforzati da misure nazionali possono consentire di fronteggiare la crisi.
Il nuovo governo e l'assetto politico che lo ha generato dovranno misurarsi in sostanza con i problemi reali del Paese e a mio giudizio questo genererà un processo di ristrutturazioni nei partiti e di nuovi equilibri nello scenario politico e parlamentare.

A breve e dovremo essere pronti e partecipi, si terranno le consultazioni elettorali regionali nel Lazio, in Lombardia nel Friuli e propabilmente in Sardegna.

All'orizzonte si profilano tra un anno e mezzo le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo.
Noi dobbiamo responsabilmente affrontare i problemi dello scenario politico in atto esistente, ma abbiamo il dovere di guardare lontano,elaborando, in una visione di lungo periodo, una progettualità che dia corpo ad idee ed iniziative che possono prefigurare un ruolo di partecipazione democratica e di protagonismo politico per il nostro partito.

Con questo consiglio nazionale diamo l'avvio al percorso congressuale che deve servire a far emergere nuove leadership, che mi auguro non siano solo i tradizionali ex democristiani, ma gente nuova che esprima però una continuità valoriale che possa tradursi in un progetto attualizzato alle profonde trasformazioni della società e ai nuovi scenari politici emergenti.
Dobbiamo coraggiosamente e responsabilmente scommettere sulla prospettiva politica futura del partito.

Il nostro spazio di azione, il nostro orizzonte deve andare oltre la diaspora democristiana purtroppo eccessivamente frammentata e irrilevante politicamente.
Non rifiutiamo confluenze di singoli o di gruppi, ma l'esperienza ormai tramontata della Federazione promossa dall'on. Gargani dopo le scelte dell'UDC e di Rotondi, dimostra che le semplici sommatorie non reggono alle verifiche politiche ed elettorali.

Abbiamo sempre sostenuto che abbiamo ricostituito la D.C., non per far un Partito bonsai, ma per proiettarla in una dimensione più ampia superando il recinto della diaspora democristiana.

Il nostro obiettivo era ed è di riconnettere un mondo disperso attorno ad un progetto identitario mirato a ricostituire, per quanto possibile l'unità dei cattolici democratici e popolari.

Il nostro terreno di interlocuzione e di possibile coinvolgimento deve ricercarsi quindi con pazienza e determinazione nel variegato mondo dell'associazionismo di ispirazione cristiana, che opera nel campo del sociale, della cultura e dell'imprenditoria.

Sono mondi che esprimono una domanda politica che troppe volte non trova un riferimento identitario.
Per altro verso in termini di alleanze va recuperato un confronto costruttivo con le componenti liberal democratiche alternative alla destra populista e sovranista e diversificate dalla sinistra rappresentata dal PD che pur con tradizioni socialdemocratiche e popolari resta condizionata da spinte radicaleggianti e ancorata a schemi di estrema sinistra.
Mentre Carlo Calenda lavora ad un'area riformista e Conte al "polo progressista" il PD è in mezzo al guado incapace di definire una propria identità.

Abbiamo visto nella legislatura appena conclusa alleanze variegate e certamente il nuovo scenario politico scaturito dalla consultazione elettorale accelererà il processo inevitabile di scomposizione e ristrutturazione delle forze politiche.

Avevamo auspicato una aggregazione al centro con le componenti moderate generatesi sopratutto sul piano parlamentare,ma il sistema elettorale e la volontà di sopravvivenza dei loro rappresentanti politici le ha ricondotte, penalizzandole peraltro elettoralmente, nell'alveo dello schieramento guidato dalla destra.

Abbiamo coerentemente esperito un tentativo di aggregazione elettorale insieme ad altri gruppi di area centrista, con Italia Viva di Renzi, ma dopo una iniziale positiva intesa che prevedeva una nostra presenza visibilmente identitaria e' subentrata la confluenza di Calenda che ha imposto una immagine e una composizione politica che escludeva le altre componenti partitiche.

Abbiamo dovuto prendere atto di questa situazione e la direzione naz.le resonsabilmente ha invitato a scegliere elettoralmente secondo coscienza delegando i coordinatori regionali a valutare nelle competizioni elettorali locali le più opportune decisioni rispetto alle specificità degli scenari politici esistenti a livello territoriale.

Pur nella complessità di una vicenda che a livello nazionale, non offriva spazi ad iniziative autonome ed alternative, dobbiamo registrare positivamente che con il 6,5% dei voti e 5 deputati, la D..C. torna da protagonista nella più alta Istituzione rappresentativa in Sicilia.

Ci complimentiamo doverosamente con il Commissario regionale Totò Cuffaro e i deputati neo eletti e ringraziamo i tantissimi militanti che con il loro generoso impegno, hanno consentito di ricostruire una presenza diffusa e qualificata su tutto il territorio regionale.
La D.C. Siciliana, nella specificità dello scenario politico regionale,ha coerentemente seguito una linea di conferma delle tradizionali alleanze elettorali,rivendicando al tempo stesso la sua caratterizzazione di partito centrista e popolare.

A livello naz.le confermiamo la nostra rigorosa adesione alla scelta euro atlantica,nella quale la D.C in coerenza con la sua migliore storia si riconosce pienamente e il sostegno ad ogni iniziativa utile alla cessazione del conflitto in Ucraina.
Ribadiamo inoltre, nel rispetto della originaria indicazione congressuale confermata dai vari consigli nazionali, che la nostra collocazione politica resta comunque al centro, diversificata da sovranisti, populisti e sinistra.

Dopo le recenti sentenze del tribunale civile di Roma e la decisione del Ministero degli Interni di riconosce esclusivamente al nostro partito la denominazione "Democrazia Cristiana", chiederemo con le ragioni e i valori del nostro impegno storico e politico, supportati inoltre dalla presenza nelle massima istituzione rappresentativa siciliana e in molti Enti Locali, di essere ammessi ufficialmente al P.P.E.

E' una scelta che dovrebbe tornaci utile per la nostra immagine politica e per l'agibilità elettorale ma che è mirata a favorire la costruzione di una ampia intesa tra le forze politiche che si richiamano al popolarismo europeo e le componenti liberal democratiche che potranno emergere da una ricomposizione dello scenario politico e parlamentare.

Noi dobbiamo guardare avanti e capire che il dialogo tra laici e cattolici è tessuto indispensabile per la stabilità delle istituzioni democratiche e per ogni azione tesa, in un mondo in rapida trasformazione a riformare il Paese.

Auspichiamo un partito laboratorio di idee e di iniziative, aperto alla pluralità dei contributi costruttivi,attento alle specificità politiche territoriali e democraticamente strutturato.
Per questo il. Congresso e il dibattito preparatorio,dovranno incentrarsi sulla sfida che abbiamo davanti a noi per come riorganizzare la presenza del partito.

L'obiettivo è formare una classe dirigente rinnovata e largamente partecipata da giovani e donne e sopratutto costruire un progetto politico profondamente innovatore, sensibile, secondo l'insegnamento sturziano, ai problemi della gente,adeguato alle profonde trasformazioni socio economiche in atto e di concretizzarlo attraverso il nostro impegno nella vita comunitaria e nelle Istituzioni.