Sono in atto diversi tentativi di ricomposizione politica dell’area cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale, tra i quali, uno dei più attivi è quello avviato dagli amici di Iniziativa Popolare con il tavolo di confronto che, da tempo, sta tentando di trovare la strada più efficace ed efficiente per raggiungere l’obiettivo. Riunioni a frequenze ravvicinate che, tuttavia, non hanno ancora sortito l’effetto sperato. Restano ferme le posizioni tra chi continua a volgere lo sguardo a sinistra e altri, a partire dalla DC di Cuffaro, ben orientati a sostegno della destra. 

Il tema delle alleanze fa aggio sui contenuti, favorito dal permanere di una legge elettorale, il rosatellum, di tipo maggioritario che privilegia il bipartitismo sostenuto, sin qui, dal voto del solo 51% degli elettori. L’altra metà dei cittadini aventi diritto al voto o è renitente o si rifugia nel voto bianco o nullo. In definitiva, una metà dell’elettorato non si ritrova nel sistema bipartitico.

E‘ palese come la mancanza di un centro politico alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra alla ricerca della propria identità, costituisca una delle condizioni strutturali della crisi politica in atto in Italia. Gli interessi e i valori di una metà del corpo elettorale restano in tal modo al di fuori della rappresentanza politica; in larga parte quelli dei ceti medi produttivi e delle classi popolari con grave danno per la democrazia.

Una grossa responsabilità compete a quanti: partiti, associazioni, movimenti, gruppi e persone dell’area cattolica restano fermi in un passivo surplace, che perpetua quella suicida diaspora che ci perseguita dal 1993-94. Dovremmo tentare di stabilire alcuni punti fermi per favorire il progetto. Siamo d’accordo che da un punto di vista strategico nostro compito sia quello di favorire la nascita di un centro politico nuovo, fondato sull’alleanza delle componenti storiche del centro italiano: popolare, liberale e riformista?

Un centro che, per sua natura, si salda con la storia migliore dell’Italia repubblicana, democratica, popolare, antifascista, disponibile ad allearsi con quei partiti interessati alla difesa e all’attuazione integrale della Costituzione da inverare nella complessa nuova realtà economica, sociale e politica interna e internazionalee

Concordiamo sulla necessità che per favorire tale progetto è prioritario battersi per il ritorno a una legge elettorale di tipo proporzionale, per il mantenimento della centralità istituzionale della repubblica parlamentare contro ogni velleitaria ipotesi di presidenzialismo, come quella ipotizzata dalla legge varata dalla destra di governo contro la quale è necessario supportare la proposta di referendum e/o, in parallelo, quella del cancellierato sul modello tedesco, portata avanti da Iniziativa Popolare, che prevede legge elettorale proporzionale e istituto della sfiducia costruttiva. Un modello alternativo a quello francese o a quello USA, entrambi lontani mille miglia dalla nostra tradizione storico politica?

Se queste sono le priorità, legge elettorale proporzionale e difesa della repubblica parlamentare, è su di esse che si dovrebbe trovare un ubi consistam. Sono molti anni che mi batto per la ricomposizione politica dei democratici cristiani e popolari, premessa indispensabile per concorrere alla costruzione del centro nuovo della politica italiana, ma, sin ora, capi e capetti delle diverse casematte d’area, hanno mostrato la volontà di coordinare, ma non di concorrere insieme al coordinamento. Ecco perché credo che solo ripartendo dalla base sia possibile perseguire il progetto.

Dobbiamo avere la volontà di costruire dal basso dei comitati di partecipazione democratica nei quali favorire il dialogo e il confronto tra le diverse sensibilità presenti ai livelli comunali, provinciali e regionali. Comitati nei quali discutere dei problemi locali e globali e, con metodo democratico, procedere alla selezione di una nuova classe dirigente disponibile a impegnarsi ai diversi livelli istituzionali  secondo la migliore tradizione politica dei cattolici democratici, liberali e cristiano sociali.

Torniamo ai fondamentali sturziani dell’agire politico, riaffermando la nostra fedeltà ai principi ispiratori della dottrina sociale cristiana, ai valori centrali della persona, della famiglia e delle comunità intermedie, del primato della sussidiarietà e solidarietà sociale, nei quali possono trovare rappresentanza quelli delle elettrici e degli elettori che non vanno più a votare. La scelta delle alleanze si farà dopo e sarà, in ogni caso, coerente con tale orientamento etico, culturale e sociale, come nella storia migliore dei popolari e dei  democratici cristiani.

Fughe precipitose a destra o a sinistra, spesso per mere sopravvivenze personali o di gruppiristretti, sarebbero un grande errore strategico e tattico.

Ettore Bonalberti