Sì, è stato davvero un bel botto questa tornata di elezioni amministrative, tra esaltazioni, bugie e riconferme. I commenti si sprecano, come d’uso. Cerchiamo di non ripeterli.
Primo: il governo è fuori, non solo perché c’è Draghi, che se infischia delle beghe dei suoi sostenitori, ma anche perché queste sono state elezioni amministrative, importanti, ma non politiche. Non lo si deve dimenticare.
Tuttavia, il fortissimo astensionismo deve preoccupare un po’ tutti, anche Draghi. La politica non tira più, salvo gli interessati alle poltrone. Il lenzuolo dei candidati al Comune di Roma non deve trarre in inganno nessuno. La gente è stanca delle stesse facce e delle stesse chiacchiere. Ha ben altri problemi, cui sembra ci pensi solo Draghi.
Secondo: Il PD ha ottenuto un successo. Tra Siena, Napoli, Bologna e Milano, il muro rosso ha più che retto, Letta ha fatto un miracolo a metà: Siena e Napoli, per ragioni diverse, sono state un disastro amministrativo, al contrario di Milano e Bologna.
Il successo del PD non significa, però, come fa spesso intendere Letta, che il governo è il PD. Tutt’altro, per fortuna. Il vero problema del futuro è la mancanza d’idee. Il Pd ha una classe politica, a differenza degli altri, ma a questi l’accomuna la mancanza di un disegno strategico sul futuro. Forse solo a Napoli potrà maturare qualcosa, se a Manfredi glielo permetteranno.
Terzo: La Destra arretra e là dove non arretra fatica a compensare le perdite. La Destra è divisa e continua ad esserlo.
Forza Italia si vanta dei successi nella Regione Calabria, ma è stata solo una conferma della precedente gestione. Nulla di nuovo, insomma, solo una magra conferma con Occhiuto alla presidenza. Un bel nome se lo sarà anche di fatto e la Calabria ne ha bisogno. Altrove, i suoi consensi si riducono sempre di più. Altro che forza trainante! Ha un bel dire Tajani che sono loro la guida del Centro-Destra! Con il 4% contro il 20/21% di Salvini e della Meloni, non si guida nessuno. Si fa solo il portatore di voti.
Fratelli d’Italia cresce, ma di poco. Ha raggiunto l’apice del suo successo? Dipende. Vedremo come andrà il ballottaggio a Roma. Se si coalizzeranno tutti gli oppositori, come prevedo, la Destra sarà sconfitta. Se la Destra, invece, prenderà la capitale, veleggerà in acque più tranquille. Se alle elezioni politiche Fratelli d’Italia dovesse prevalere, dov’è la classe dirigente? Questo è il limite tragico della Meloni, e non solo. Ha ragione Cacciari, convinto che la Destra è impresentabile in Europa e nel mondo, non tanto per le idee (?) che professa quanto per la modesta qualità degli uomini che le rappresentano.
La Lega è quella che ha preso la botta più forte. Salvini, con la sua solita improntitudine, ammette la sconfitta, ma l’addebita al fatto di aver provveduto troppo tardi alle candidature. E male, aggiungo io. Non sono scuse che tengano. Le elezioni erano annunciate da mesi. Dov’era la Lega, a far proteste per il green pass? La Destra si è baloccata nei suoi consueti tentativi di sbranarsi l’un con l’altro e, in compenso, l’ha sbranata Letta. Un fallimento.
Sono almeno due anni che la Destra sbraita e vuole le elezioni (politiche) subito. Ebbene, ne ha avuto un simulacro e il piatto è stato servito. Una schifezza.
Due anni fa Salvini aveva il 47% dei consensi. Ora, se va bene, crolla al 20%. Un disastro d’immagine. Salvini è stato in campagna elettorale permanente da quando fece la sciocchezza di uscire dal governo giallo-verde. Di sciocchezze ne ha infilate una dietro l’altra, dopo, perseguendo il disegno ambizioso del controllo totale del Paese. Abbiamo visto com’è andata a finire. Qualcuno glielo dovrà ricordare che l’ambiguità e le sterili lotte contro un governo di cui si fa parte non portano fortuna. Purtroppo, dietro Salvini c’è il vuoto, a parte Giorgetti e Zaia.
Quarto: 5Stelle è al minimo dei consensi. Hanno perduto Roma e Torino. Appaiono a Napoli come servi sciocchi del PD ma, altrove, i cali sono stati impressionanti. Il Movimento di Grillo (il Profeta, il Garante, il Padre) finisce nell’inutile aggrapparsi a qualche lembo di consenso. La spinta innovativa e rivoluzionaria è finita nel grigiore della ministerialità. Troppe inversioni di tendenza, troppi abbandoni di posizioni di principio, troppe fughe e marce indietro. Conte ha un bel da fare a tenere unita una coperta rappezzata e sempre più corta. Rispetto a qualche anno fa, quando erano il partito più importante del Paese, oggi, se va bene, reggeranno il moccolo a Letta, ma non contano più niente.
Un risultato positivo è la cancellazione della Raggi come Sindaco. Topi, cinghiali e gabbiani non sono riusciti a sostenerla. La Protezione Animali piange.
Quinto: la lista di Calenda, nonostante le previsioni negative della vigilia, ha avuto un discreto successo, specie a Roma. Calenda piace perché è una persona concreta. A suo tempo eletto dalla Sinistra, se ne è distaccato continuando a fare politica di sinistra. Ma quanti tra i suoi sostenitori, realmente, sono di sinistra?
In previsione del ballottaggio, a Roma, ha detto che non darà indicazioni di voto (anche la Raggi ha detto la stessa cosa), ma sarà così? Se crescerà, com’è possibile, sarà un altro utile idiota o un pericoloso concorrente del PD? Sarebbe un bello scontro quello fra Letta e Calenda.
Ciò detto, passata l’abbuffata elettorale, in attesa dei ballottaggi a Roma e Trieste (altre sconfitte della Destra sarebbero decisive), torniamo ai fatti concreti. Bisogna governare, A questo ci pensa Draghi e ritorna l’eterno quesito: al governo o alla Presidenza della Repubblica?
Draghi è indispensabile, ma dà fastidio a tutti. Troppo serio. Non ci sono abituati e si sentono tutti inferiori a lui e minorizzati, perché sanno di non contare nulla, nemmeno Letta.
All’orizzonte c’è la riforma fiscale che ci è chiesta a gran voce dall’Unione europea. Una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai politici pronti a sbranarsi fra loro, specie a proposito della modernizzazione del catasto edilizio. Già la Lega vorrebbe un rinvio, ma Draghi sembra intenzionato a superare ogni ostacolo. I contribuenti tremano. Queste sì che sono cose serie!
Stelio W. Venceslai