Plaudo, unitamente alla Democrazia Cristiana tutta, alla rielezione del Presidente Sergio Mattarella con cui, finalmente, dopo estenuanti votazioni al buio, si è data soluzione al groviglio di improvvisazioni e di prove di forza che ha fatto scivolare l’assemblea parlamentare in un penoso impasse, di cui ne porta massima responsabilità il procedere ambiguo ed avventato di Salvini che spesso ha trovato sponda in Conte, finti nemici di giorno ed amici di notte.
Nell’esprimere tutto il nostro compiacimento per questa riconferma, peraltro da noi auspicata da tempo, resta aperta, in tutta la sua gravità, l’evidenza di un sistema politico ormai del tutto incapace, nelle sue funzioni di corpo elettorale - parlamento e rappresentanze regionali cui è demandato il compito di eleggere il Capo dello Stato - di scelte autorevoli e ampiamente rappresentative del sentimento del paese, sancendo ancora una volta l’inadeguatezza nel saper indicare, allo stato delle cose, una figura politica in grado di esprimere ed impersonare con pienezza di consenso e provata credibilità e coerenza, non solo nel quadrante politico interno, la figura più rappresentativa del paese.
Lo spettacolo cui abbiamo assistito con la stressante messa alla prova delle nostre Istituzioni, in una cieca girandola senza fine, non ha risparmiato neanche la seconda carica dello Stato.
Così plateale inadeguatezza dovrà trovare urgente risposta in una profonda azione di rinnovamento del sistema politico e parlamentare, cui peraltro l’incomprensibile decisione di una non insignificante riduzione dei rappresentanti del popolo, dettata prevalentemente da un irrefrenabile sentimento di antipolitica e di antiparlamentarismo, che il populismo ha poi cavalcato nel conseguente referendum, ha finito per infliggere grave mutilazione alla sapiente ed equilibrata composizione che i nostri padri costituenti avevano saputo disegnare per assicurare la più ampia e aderente rappresentanza dei territori del paese.
Non sarà perciò mai abbastanza la gratitudine che dobbiamo al Presidente Sergio Mattarella, che, venendo incontro alla formale richiesta da parte delle rappresentanze parlamentari e delle istituzioni locali, e all’esigenza di stabilità e di reale rinnovamento avvertiti dal paese, non ha mancato di dare l’ennesima prova del suo grande spirito di servizio e del suo incommensurabile senso dello Stato.
V’è però tutta l’amarezza e lo sconforto per la preoccupante incapacità politica mostrata dalle leadership delle attuali forze politiche, oramai caratterizzati da una classe dirigente, che per quanto si voglia essere benevoli, ha rasentato talvolta il grottesco: a cominciare dal disinvolto tentativo di Berlusconi, lanciatosi in una inedita (perché mai successo nella storia degli appuntamenti per il rinnovo del settennato) ed impudica plateale campagna elettorale, porta a porta, ovviamente tra i grandi elettori.
Non hanno nemmeno brillato le altre leadership, con un Letta che, pur con uno stile più sobrio, ha saputo solamente posizionarsi sulla difensiva (forse nutrendo, in una buona dose di lungimiranza, l’idea che non fosse del tutto fuori l’ipotesi di una rielezione di Mattarella): resta il fatto che non ha saputo proporre alcun nominativo di rilievo; un Renzi che si è mosso con qualche ambiguità, soprattutto non disdegnando di dare l’impressione di sostenere proposte calate dall’alto in cui si è sperticato il centrodestra, anche se non sono mancati sprazzi di lucide e coraggiose analisi, pur se mai disgiunte da un certo sotterraneo machiavellismo.
Duole anche constatare lo sgretolamento della galassia centrista, prima pronti a fare da stampella alla surreale candidatura di Berlusconi, poi con la balcanizzazione dei suoi grandi elettori, divisi, persino nell’ambito dello stesso gruppo, sui nominativi proposti.
Va da se’ però che, pur nel rispetto delle alte competenze e dell’autorevolezza dei nomi, di volta in volta proposti e ritirati o “bruciati”, spesso nel giro di 24 ore, ha pesato soprattutto il vuoto di personalità di alta esperienza politica e di solida credibilità ad ampio raggio capace di poter interpretare il delicato e complesso percorso di rinnovamento degli assi portanti del sistema ordinamentale, infrastrutturale e socio economico che sta interessando non solo il nostro paese.
Luigi Rapisarda