Si è, da poco, concluso il viaggio del presidente Biden in Europa in un clima del tutto diverso da quello instaurato dal predecessore.
Vediamo di sintetizzarne in poche parole i punti salienti.
Washington è ritornata a considerare l’importanza capitale del territorio europeo per la propria stessa leadership mondiale. Non può esistere egemonia (anche economica e finanziaria, dollaro incluso) degli Usa su scala globale con stati europei divisi e protesi fuori dalla propria area di influenza, magari spostati troppo su Mosca o Pechino.
Gli Stati Uniti, dunque, ricompattano la UE in modalità tradizionale, laddove la precedente amministrazione aveva, invece, aperto crepe all’interno di essa e nella Nato.
Quest’ultima organizzazione viene riorientata verso il quadrante dell’indo pacifico – Mar cinese meridionale nel contenimento dell’ex celeste impero, associandola al Quad (Usa, Giappone, India e australia).
Gli Usa chiedono maggiore sorveglianza sulle acquisizioni in UE da parte di soggetti che sono in competizione geopolitica con loro; in cambio si consente alla realizzazione totale del gasdotto Nord Stream fra Germania e Russia (guardato, comunque, con grande attenzione anche da parte degli stati baltici e della Polonia) ed alla caduta delle sanzioni su imprese europee decretate da Trump.
Berlino ha fatto sentire la propria divergenza di visione commerciale sugli scambi con la Cina, da cui tanta industria dell’auto tedesca dipende.
Germania e Francia hanno rimarcato la esigenza di un dialogo diretto con la Russia volto a tenere aperte le relazioni di affari sulle materie prime, principalmente ed il vertice fra Biden e Putin sembra, un po', avere aperto spiragli a migliori rapporti nella consapevolezza che Mosca non è l’avversario principale adesso.
Tuttavia, una riedizione del binomio necessitato fra Usa e Russia, come quello della seconda guerra mondiale, sembra, però, ancora in mente Dei.
L’Italia appare decisamente aver virato sulle coordinate tradizionali americane nel solco di quanto fatto anche dall’Inghilterra.
Il ritiro da terre lontane come l’Afghanistan, per nulla rilevante per i nostri interessi, apre, invece, all’esigenza di chiedere a Washington sostegno pieno su Libia e Africa sub sahariana, nonché sul Mediterraneo centrale e sui rapporti con i partner europei nelle dinamiche all’interno della UE. Roma, però, dovrà essere disposta ad assumersi responsabilità molto più dirette.
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