Gli Stati Uniti sono in declino, sotto diversi aspetti e pensano di affrontare la competizione con l’Asia, indebolendo la Russia di Putin, semplicemente perché non sono in grado di controllarla, quindi, di dominarla. Ma la Russia è per un quarto Occidente, è cristiana e va ricondotta fra noi. Il popolo degli Stati Uniti, che si batte per mantenere la leadership, ha anche questa missione da compiere.
L’Unione europea è un monumento al passato, senza una sua voce autorevole in politica estera, senza una costituzione - e non a caso - incapace di affrontare l’immigrazione in modo progettuale e anche la pandemia.
É, quindi, anche un monumento all’incapacità, speriamo alla fine dei suoi giorni, per poterla rifondare guardando al futuro e al Mediterraneo.
La Russia è un vecchio obiettivo anglo americano, che ricorda il rifiuto di re Giorgio V d’Inghilterra di accogliere il primo cugino zar Nicola II e la sua famiglia in mano ai bolscevichi, che li massacrarono nel 1918 e ci ricorda anche chi ha finanziato il riarmo del III Reich.
Mentre gli eserciti europei erano solo autotrasportabili, la Wermacht era quasi completamente motorizzata grazie ai motori di Henry Ford e agli autocarri Opel Blitz. É stato detto che questo supporto finanziario mirasse a fare della Wermacht un ariete contro le masse russe e il conto, anzi, i conti tornerebbero.
Gli Stati Uniti non sanno più da dove cominci la democrazia. Sono una oligarchia in cui una élite di meno di 700 persone ha il controllo totale di economia, politica ed informazione e in cui due sole persone possiedono più ricchezza del 40% più povero della popolazione (da un rapporto di Deutsche Bank). L’inizio dell'oligarchia USA, in cui il "Denaro Controlla la Politica” risale al Federal Reserve Act, la legge costitutiva della Federal Reserve Bank, approvata il 23 dicembre 1913 (http://vocidallestero.it/2015/08/06).
La democrazia, come la intendiamo, segue il messaggio evangelico, ma la religione cristiana, che siano cattolici, mormoni, ortodossi, è, al momento, in regresso negli Stati Uniti. Rispetto all'85% di cristiani nel 1990, si assiste a un calo progressivo e continuo: 81,6% nel 2001, 78% nel 2012 e 75% nel 2015. Anche negli Stati Uniti è presente la deriva antireligiosa che vediamo in Europa da molti anni, ma questa trova ragione anche e fino a ché non ci sarà da battersi per la fede (presto!) e incide meno sui cristiani praticanti e abbastanza sui cosiddetti cristiani tiepidi, vale a dire, la massa.
Naturale che sia accompagnata da un calo d’importanza del ruolo morale e politico della religione e lo possiamo registrare nei riguardi del rispetto della dignità della persona umana, della famiglia e della vita.
Oggi, la competizione in atto fra le potenze si affianca a quella fra i vantaggi della liberalizzazione, da un lato e i vantaggi paralleli della protezione sociale, della spesa pubblica a favore delle classi subalterne, dall’altro. Qui, il cattolicesimo democratico incontra e si oppone al populismo, alla cui confusione si è aggiunto in Italia il leaderismo.
Qui e, appunto, anche in Italia, torna l’esigenza insopprimibile di un partito democratico, cattolico nel nome e nei contenuti, che rappresenti un’idea prima di un leader e che si ponga all’interno di una coalizione conservatrice, anche europea. E, quando diciamo conservatrice, intendiamo i valori cristiani della Costituzione, portati dalla parte democratica moderata, non da quella autocratica della Resistenza, finalizzata al potere, che svuotò di significato l’art.49.
Un’aggregazione o un’associazione, prima che un partito, che abbia per scopo la formazione e la consapevolezza dei lavoratori nella dottrina sociale cristiana, attraverso dialogo e solidarietà, come lascia intendere l’art. 38 Costituzione. Ma, attenzione, non stiamo parlando di niente di nuovo, ma della Dc, mai sciolta, del suo progetto politico e delle ACLI.
La sinistra ha tentato e tenterebbe ancora di sostituirvisi in modo asistemico, sovrapponendosi e, come dimostra, senza riuscirvi, perché ricerca un’identità dell’uomo al di fuori del messaggio di Cristo, che è Amore. Se, ieri, fallimmo o se attendiamo ancora di riuscire, chiediamoci se eravamo e siamo rimasti nel solco di quel messaggio.
Benché sia stato proprio Mario Draghi a definire obsoleto il Welfare State, non vediamo segni di un suo progetto. Possiamo, però, sperare che sarà il riformismo cattolico e democratico a ripensarlo, assumendo la rappresentanza morale e politica del Terzo Stato Produttivo: quello cui spetta sicuramente il diritto di voto. Forse, così, la politica tornerebbe a scorrere alla luce del sole, fra la gente. La radice cristiana dei popoli saprà ancora indicare la via.
Mario Donnini